Non resterà quasi sicuramente inascoltata la protesta del pensionato recanatese, Roberto Virgini, 77 anni, ed è lo stesso direttore dell’Area vasta 3, Alessandro Maccioni, a rassicurarlo che da parte sua ci sarà “tutto l’impegno perché il caso si risolva positivamente. Stiamo valutando, infatti, come intervenire nel rispetto delle norme.”

L’uomo è stato ricoverato al reparto di cure intermedie dell’ospedale “Santa Lucia” di Recanati il 22 gennaio scorso ed erano state programmate le sue dimissioni per il 22 marzo ma di mezzo ci si è messo il Covid-19: Virgini, infatti, è stato trovato positivo e costretto, quindi, a rinviare il suo ritorno a casa che è avvenuto il 6 maggio successivo, quando è risultato finalmente guarito dal virus. Oggi, però, in base alla normativa, per quei 46 giorni in più di ricovero, certamente non dipesi dalla patologia iniziale del paziente, l’uomo è chiamato a pagare all’Asur circa 2.000 euro, cioè 42 euro al giorno della cosiddetta “retta alberghiera”.

La norma prevede che nei reparti di cure intermedie degli ospedali di comunità la degenza sino a 60 giorni è esente dal pagamento, dal 61esimo giorno in poi si applica la tariffa di compartecipazione alla retta. Ma c’è un’eccezione: “se il paziente viene ricoverato in cure intermedie per una patologia diversa rispetto al primo ricovero la contabilizzazione si azzera e si riparte con il conteggio dell’anno solare”.

Virgini, in effetti, è entrato in ospedale con una patologia che non aveva nulla a che vedere con il Covid, poi è emersa la sua positività al coronavirus e da qui il prolungamento del ricovero e per questo per lui potrebbe scattare l’esenzione al pagamento.

“Io penso quindi, afferma infine Maccioni, che il paziente può dormire sonni tranquilli”.

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