Gabriele Accattoli

Anche questo di oggi è un caso non facile, sia per la gravità dell’evento, sia per le tante sfaccettature che in esso sono inserite. Parliamo della morte della giovane Melania Rea, scomparsa il 18 aprile 2011 e rinvenuta cadavere, due giorni dopo. Per  la morte di Melania è stato riconosciuto colpevole il marito, Salvatore Parolisi, che è stato poi condannato all’ergastolo, riconosciuto unico colpevole, per la morte della moglie. Non meno degli altri casi che ho trattato, anche questo ha spaccato l’Italia in colpevolisti e innocentisti. Anche in questa occasione non voglio espormi in quei termini, ma l’intento è quello di guardare l’accaduto, seguendo una linea basata su riscontri oggettivi, concreti, prove certe, non sulla valutazione soggettiva data e dettata da ricostruzioni basate sulla semplice interpretazione personale; chi mi segue ricorderà il racconto “è tutta colpa della banana”……

Melania Rea e Salvatore Parolisi

Per prima cosa, velocemente, vediamo cosa era successo. Secondo i racconti di Parolisi, il pomeriggio del 18 aprile la coppia, con a loro seguito la piccola figlia, sarebbero andati in località Colle san Marco di Ascoli Piceno. Intorno alle ore 15.45, mentre il Parolisi giocava sull’altalena con la figlioletta, si accorge che Melania, in precedenza allontanatasi per bisogni fisiologici in cerca di servizi igienici, non era più tornata. Scatta subito la ricerca sul luogo, chiedendo informazione/aiuto ai presenti e di seguito, non riuscendo a trovare la moglie, chiama il 112 per denunciarne la scomparsa. Nel pomeriggio del 20 aprile successivo, a seguito di una telefonata anonima fatta da persona di sesso maschile, mai identificato, viene rinvenuto il corpo senza vita di Melania, in località Bosco delle Casermette, a Ripe di Civitella (Teramo). Melania viene trovata riversa sul terreno, con pantaloni e mutandine abbassati, e sul corpo si rileveranno molteplici colpi inflitti con uno strumento da punta e taglio, colpi che hanno prodotto una forte emorragia che ha portato alla morte. Sulla povera donna vengono evidenziate, altresì, ulteriori lesioni, ferite e segni, tipo una “svastica”, che poi in sede autoptica si riscontrerà che siano stati prodotti, quando la stessa era già deceduta, probabilmente nella mattinata dello stesso giorno del rinvenimento.

Da subito, o quasi, le indagini ed i sospetti ricadono sul marito, vuoi per la personalità ed abitudini dello stesso, vuoi perché per l’opinione pubblica e mediatica, quando una donna scompare è per opera del marito…….

Parolisi nell’arco di tempo delle indagini preliminari, ha sicuramente trasmesso una personalità ambigua, nascondendo degli aspetti personali di non poco conto, dicendo più o meno mezze verità o bugie, nascondendo elementi particolari, e questo ha portato ha delineare, a priori, un mostro, un assassino. L’artefice del malfatto, nei cui confronti si dovevano concentrare, tutte le indagini per dimostrare la sua colpevolezza. I media, influencer dell’opinione pubblica, senza alcun dubbio hanno dato una mano, per imolare un assassino, un mostro; il classico caso chiuso ancor prima di svolgere un giusto processo, quest’ultimo forse, influenzato anche dalla condanna mediatica e popolare già decretata.

Come ho detto sopra non è mio intento condannare o assolvere Parolisi, per questo c’è la giustizia. Quello che voglio evidenziare, è una particolarità che dovrebbe essere alla base di una giusta, trasparente e completa indagine di Polizia Giudiziaria e, di conseguenza, il materiale da porre sul piatto della bilancia della giustizia. Le indagini devono, dovrebbero, essere esperite a 360 gradi, raccogliere tutti gli elementi, prove, che dimostrano la colpevolezza, ma anche quelli che dimostrerebbero l’estraneità ai fatti o, forse come in questo caso, il concorso di terze persone.

Dall’analisi degli elementi che ho riscontrato in centinaia di righe di articoli, si potrebbero avere diverse strade interpretative sull’accaduto, Parolisi potrebbe essere colpevole o innocente, potrebbe aver agito insieme a terze persone, o potrebbe essere il mandante dell’omicidio poi di fatto prodotto da altri. I riscontri oggettivi, le prove certe, potrebbero, secondo me, indirizzare verso il concorso con altri o l’opera di terzi con il marito come mandante, o verso l’estraneità dello stesso; tre elementi discutibili sui quali discutere, ma certamente l’opzione finale, che ha portato alla condanna, unico autore del reato, mi sembra molto labile e poco concreta.

Detto ciò, andiamo a vedere gli elementi oggettivi, dati certi scientificamente provati, e per far questo dobbiamo, per forza, partire dalla scena del crimine e dal cadavere, unici elementi concreti che intendo analizzare, non mi interessa scendere nelle valutazioni soggettive.

luogo del delitto

Partiamo da un elemento base, al di là del rinvenimento del DNA nella bocca di Melania, non esiste nessun riscontro oggettivo che collochi Parolisi sulla scena del crimine. Riguardo il DNA sulla bocca della vittima, potrebbe essere inteso in diverse forme, un bacio, il bacio della morte, come qualcuno ha scritto e sostenuto, o, perché no, un vero bacio d’amore tra coniugi, come potrebbe essere stato lasciato dal Parolisi, nel tentativo di impedire che Melania urlasse, chiudendo e stringendo la bocca con la mano. Quindi, per il DNA esiste la possibilità di almeno tre circostanze, e se le circostanze non sono sostenute da altri elementi certi, non può ritenersi prova schiacciante.

Sulla scena del crimine vengono evidenziati quattro elementi molto particolari.

Primo elemento: su una passarella in legno, nei pressi del rinvenimento del cadavere, viene rinvenuta un’impronta di scarponcino impregnata con il sangue di Melania. Detto scarponcino non appartiene a Parolisi, né a Melania e neppure a tutte le persone intervenute sul posto.

Secondo Elemento: sotto l’unghia di un dito di Melania viene isolato del DNA appartenente ad un profilo femminile, mai identificato. Secondo la ricostruzione, detto elemento, potrebbe essere collegato al fatto che dal dito anulare della mano sinistra della donna, sia stato rimosso l’anello di fidanzamento, poi rinvenuto a poca distanza dal cadavere.

Terzo elemento: nei pressi del cadavere e sotto ad una scarpa di Melania, sono stati rinvenuti dei brillantini, tipici pallini di abbigliamento femminile, non appartenenti alla donna.

Quarto elemento: sulla scena del crimine sono state rinvenute diverse formazioni pilifere, le stesse non sono mai state attribuite a nessuno, mai identificate.

Secondo l’esame autoptico, le lesioni post mortem potrebbero essere state inflitte nella mattinata prima del rinvenimento; Parolisi era a casa ed è riscontrato con certezza, l’unico buco temporale senza testimoni, era collegato ad una chat. Nei tempi antecedenti ,  comunque, Parolisi è sempre stato in compagnia di persone, quindi lui non ha prodotto, con certezza, quelle lesioni dopo la morte.

Sulla scena del crimine, viene rinvenuto il cellulare di Melania. Lo stesso era stato spento dopo la scomparsa ed improvvisamente la mattina del giorno del rinvenimento, viene acceso. Forse è stato fatto in concomitanza con gli sfregi post mortem, forse è stato fatto da qualcuno per depistare le indagini, forse dalla persona sconosciuta che ha rinvenuto il cadavere ed ha chiamato le FF.OO.. Forse tutti, ma non di certo Parolisi, lui era a casa. Con certezza dal cellulare sono stati cancellati tutti gli SMS…….

Chi ha ucciso, con molteplici colpi utilizzando un’arma bianca, non può non essersi sporcato di sangue. Non sono mai stati rinvenuti indumenti macchiati di sostanza ematica, non sono state rinvenute all’interno dell’autovettura del Parolisi, chiazze o macchie di sostanza ematica, non è mai stata ritrovata l’arma del delitto. Qui è doverosa una ricostruzione; ammesso che Parolisi sia l’autore del delitto, lo stesso, una volta consumato l’atto, si sarebbe dovuto cambiare gli abiti, lavarsi, nascondere abiti ed arma,  per poi raggiungere la località di Colle San Marco ove inscenare la scomparsa della donna. Questa ipotesi, che è quella ritenuta valida per la condanna, potrebbe essere anche plausibile, ma un fatto è certo, l’uomo avrebbe dovuto disfarsi del materiale sporco di sangue e dell’arma del delitto, lungo la strada per raggiungere Colle San Marco. I tempi erano stretti per pensare che il materiale, sia stato alienato o distrutto da un’altra parte. Lungo il tragitto e zone limitrofe, sono state fatte ricerche approfondite, anche con l’ausilio dei cani, ma non è mai stato ritrovato niente. Come non è mai stato trovato nessun riscontro scientifico sulla fontanella d’acqua, sembra l’unica, dove il Parolisi si sarebbe dovuto lavare per eliminare le eventuali chiazze di sangue.

Carabinieri durante l’indagine

Abbiamo poi l’analisi dei tempi; anche qui gli elementi a favore dell’accusa o a discolpa del reo sono tanti e contraddittori. Per raggiungere in auto, la località del rinvenimento del cadavere, il punto da dove è partita la denuncia della scomparsa, sembra servano circa 10 minuti. Il buco temporale, ricostruito dagli inquirenti, entro il quale Parolisi avrebbe dovuto commettere il delitto è di circa un’ora e 10 minuti. Questo lasso di tempo è stato ricostruito dagli accertamenti degli inquirenti, infatti, secondo testimonianze la famiglia alle ore 14.10/15 era a Colle san Marco, ed alle successive ore 15.20/25 iniziano le ricerche di Melania con una telefonata dal cellulare del marito verso la vittima, dato riscontrato dai tabulati telefonici. In questa ora, poco più, Parolisi avrebbe dovuto raggiungere l’auto parcheggiata, salire in essa dopo aver sistemato la bambina nel seggiolino, percorrere circa 10 chilometri in auto per raggiungere il Bosco delle Casermette di Ripe, parcheggiare l’auto, addentrarsi fino al chioschetto, uccidere la moglie con 35 coltellate, inscenare pantaloni e mutandine calate per simulare una violenza o, come pensano gli inquirenti, svolgere bisogni fisiologici, la pipì, lavarsi dalle chiazze di sangue che dopo 35 coltellate non potevano mancare, togliersi i vestiti sporchi di sangue, tornare all’auto, ripartire in direzione Colle San Marco per altri 10 chilometri circa, nel frattempo disfarsi degli abiti sporchi di sangue e dell’arma del delitto, probabilmente interrando il tutto in una fossa, magari già preparata in precedenza, giunto a Colla san Marco, parcheggiare, raggiungere l’area giochi ed alle ore 15.20/25 far fare l’altalena alla piccola figliola. Si può fare tutto questo in un’ora poco più? Secondo gli inquirenti sì, secondo una ricostruzione cronografata, invece, il Parolisi non sarebbe tornato a Colle San Marco prima delle 16.

D’altro canto, proprio in quel frangente temporale, le analisi e perizia entomologica, fissano la morte di Melania. Dai riscontri biologici, in funzione della deposizione delle uova dei “ditteri cadaverici”, ovvero mosche che colonizzano il cadavere, risulterebbe con certezza che Melania alle ore 17.30/18 era già morta. L’orario è ulteriormente confermato in funzione del contenuto gastrico nello stomaco di Melania. Quell’esame ha stabilito che la donna è morta non oltre due ore e mezzo dopo la consumazione di un pasto. Secondo le testimonianze risulterebbe che Melania, alle ore 13/13.30, avrebbe mangiato una piadina e bevuto un bicchiere di latte.  Secondo quanto stabilito, quindi, Melania dovrebbe essere morta non dopo le ore 16.00 circa. Di fatto, quindi, la perizia medicolegale, che risulta essere stata presa come dato oggettivo, scientificamente provato, fissa un range temporale di due ore e mezzo, entro il quale sarebbe avvenuta la morte, ma non fissa con certezza l’orario dell’evento.

Salvatore Parolisi

Il riscontro dell’aggancio alle celle telefoniche, purtroppo, non può dire più di tanto, sia da Piano san Marco che dal Boschetto delle Casermette, sembra che i cellulari aggancino sempre la stessa cella.

La zona del rinvenimento del cadavere è collocata all’interno di un boschetto di conifere; sull’autovettura di Parolisi, sulle sue scarpe ed indumenti, non sono state riscontrate tracce di aghi di pino, cortecce o terriccio, che possano mettere in collegamento lo stesso con la scena del crimine.

Il boschetto dove è stato rinvenuto il cadavere, è limitrofo ad un’area militare e frequentato assiduamente dai militari della caserma. Il giorno della scomparsa di Melania era in corso un’esercitazione militare, che prevedeva un’accurata vigilanza della zona per il traffico di civili. Nessun militare eventualmente a passeggio nel boschetto, ma soprattutto nessuna torretta di controllo dell’area, ha visto l’autovettura del Parolisi aggirarsi nella zona, al contrario, sono state avvistate diverse autovetture sconosciute.

Abbiamo poi l’elemento del rinvenimento del cadavere. Una persona sconosciuta, avrebbe rinvenuto il cadavere di Melania, si sarebbe allontanato dalla zona per raggiungere una cabina telefonica a diversi chilometri di distanza, da dove avrebbe dato l’allarme. Questa persona non è mai stata identificata, e nonostante vari appelli, anche da parte di Parolisi, a rendersi noto, lo stesso non ha mai smascherato la propria identità.

Melania Rea e Salvatore Parolisi

Potrei parlare ancora di tanti elementi, come gli sfregi fatti sul cadavere che, secondo alcuni, visti anche i riscontri con disegni ed oggetti limitrofi, possono fare riferimento a riti satanici, ma queste sono valutazioni soggettive che non rientrano nel discorso che volevo affrontare.

Come anche l’infedeltà di Parolisi, le sue bugie, le relazioni extraconiugali, il profilo facebook con un nick name, l’ipotesi di appuntamenti per vacanze con l’amante, e tanto altro. Ma tutto questo ricade nell’aspetto delle valutazioni soggettive, elementi indiziari basati sul libero convincimento sostenuto dal nulla……..

Anche quello di Parolisi, nonostante tanti riscontri scientifici e certi, è risultato un processo indiziario, basato su indizi scaturiti da elaborazioni soggettive, perché, purtroppo, piaccia o non piaccia, gli elementi oggettivi certi, portano a definire Parolisi come estraneo ai fatti.

Personalmente ho il timore che, come per altri casi, troppi, si sia dato un colpetto di acceleratore per chiudere la pratica, dando il contentino all’opinione pubblica, foraggiata dai mass media, nell’individuazione di un mostro, l’ennesimo assassino della moglie, altro caso di femminicidio.

Ma il timore non ricade tanto sull’aspetto innocente o colpevole, ma su quello che, qualora colpevole, non ha agito da solo o forse altri hanno di fatto agito per lui, non identificati e tutt’ora liberi.

Famiglia Parolisi

Ritengo indiscutibile, secondo il mio parere, che Parolisi da solo, non possa aver portato a termine l’operazione macabra di uccidere la moglie, la madre della figlia. I tempi per la consumazione, l’eliminazione degli indumenti sporchi di sangue e l’arma del delitto, gli sfregi post mortem, l’attivazione del telefono dopo 48 ore dalla scomparsa con telefonata e cancellazione degli SMS, il DNA femminile, i brillantini, la mancanza di sangue o macchie sull’autovettura, l’impronta di scarpa con il sangue di Melania, l’anello sfilato dal dito e gettato via………… questi sono dati certi, scientificamente provati, che non collocano Parolisi sulla scena del crimine, bensì la presenza di terze persone.

Accattoli Gabriele

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3 commenti

  1. Concordo con l’autore che queste condanne dopo processi solo indiziari sono molto inquietanti, al di là della personale antipatia per il signor Parolisi. Mi chiedo se siano stati analizzati con attenzione i contesti più ampi, la caserma, le allieve e le eventuali storie non edificanti tra allieve e istruttori. In caserma come in ogni ambito comunitario e formativo non dovrebbe esserci il monitoraggio di uno psicologo? Quando succedevano storie di relazioni extraconiugali tra soggetti con diverso ruolo nel contesto lavorativo un tempo si procedeva con trasferimenti fulminei.

  2. – IL CONDOMINIO DI FOLIGNANO IN CUI ABITAVA LA FAMIGLIA PAROLISI.
    – DNA sul corpo della vittima
    – SMS ricevuti e cancellati
    – coltellino con lama di 8cm
    – 27 coltellate SUPERFICIALI(senza raggiungere il piano muscolare) su 35 di cui soltanto 2 potenzialmente mortali
    – impronta di scarpa femminile nel sangue della vittima
    – brillantini NELLE e SOTTO le scarpe della vittima

    e poi …

    – orientamento VERTICALE delle gocce di sangue SULLA SUOLA delle scarpe della vittima
    – la PUNTA di una scarpa ed il GINOCCHIO omolaterale della vittima, sporchi di TERRA
    – formazioni pilifere
    – Semenogelina-test
    – impronta di cerniere sulle cosce della vittima

    Tutta la vicenda, nelle carte processuali sembra avere 4 LUOGHI cardini:

    – CONDOMINIO
    – ALTALENE/BAGNO
    – MONUMENTO AI CADUTI
    – CHIOSCO DELLA PINETA

    CONDOMINIO
    – inquilini/amici/e
    – la coppia parte, 14:15

    ALTALENE/BAGNO
    – appena giunti, 14:45, pipì dopo soltanto 30 minuti dalla partenza
    – caffè senza soldi
    – direzione MONUMENTO AI CADUTI(800mt) e non la via più breve(100mt)

    MONUMENTO AI CADUTI
    – mancata risposta alle telefonate nonostante SUONERIA ALTA(non vuole rispondere?) 15:53
    – riceve SMS(non vuole rispondere?)
    – cane molecolare PERDE LE TRACCE(sale in auto?)

    CHIOSCO DELLA PINETA
    – c’erano già stati rapporti sessuali
    – orientamento VERTICALE delle gocce di sangue SULLA SUOLA delle scarpe della vittima(non era accovacciata)
    – la PUNTA di una scarpa ed il GINOCCHIO omolaterale della vittima, sporchi di TERRA
    – DNA sul corpo della vittima
    – coltellino con lama di 8cm
    – 27 coltellate SUPERFICIALI(senza raggiungere il piano muscolare) su 35 di cui soltanto 2 potenzialmente mortali
    – impronta di scarpa femminile nel sangue della vittima
    – brillantini NELLE e SOTTO le scarpe della vittima

    e poi
    – formazioni pilifere
    – Semenogelina-test
    – impronta di cerniere sulle cosce della vittima

    ed in ultimo
    – fontanella SENZA TRACCE DI SANGUE/Parolisi SENZA TRACCE DI SANGUE
    – cadavere vilipeso ed SMS CANCELLATI mentre Parolisi è A CASA CON I SUOCERI

    Questi sono i fatti che raccontano però, secondo me, tutta un’altra storia …

  3. https://www.yahoo.com/news/melania-rea–accertamenti-sui-tabulati-telefonici.html?guccounter=1&guce_referrer=aHR0cHM6Ly93d3cuZ29vZ2xlLml0Lw&guce_referrer_sig=AQAAAB7dfMPsg3dUDppc40GBvysmSyzM243Uv0mkAo0NVvvSsd2nb7Gw4Q5zNNM13BlwAXCC2BjMTG5JwhkvYCWF_bcjJC_8WAr12cuSqCttJMFM-2liekDKbkmauMXs3KfPmEergD9DG6PduweOJap4jIFVD4d7nrhEyGHViOsxFBvg

    ESTRATTO DI QUANTO PUBBLICATO SU QUESTO SITO:

    Melania Rea, accertamenti sui tabulati telefonici
    Si tratta di un accertamento richiesto nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere contro il caporalmaggiore accusato dell’omicidio di sua moglie dal gip Giovanni Cirillo
    VanityFair – September 22, 2011

    La Procura di Teramo, che indaga sull’omicidio di Melania Rea, ha nominato un perito che si occuperà di svolgere accertamenti telefonici sui tabulati del cellulare della donna di Somma Vesuviana uccisa il 18 aprile a Ripe di Civitella. Si tratta di Oreste Andrisano, docente di Sistemi di Telecomunicazione alla facoltà di ingegneria dell’Università di Bologna. Andrisano dovrà accertare dove si trovavano con precisione Melania Rea e Salvatore Parolisi il 18 aprile. Si tratta di un accertamento richiesto nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere contro il caporalmaggiore accusato dell’omicidio di sua moglie dal gip Giovanni Cirillo.

    I periti della Procura di Ascoli, infatti, erano riusciti a risalire, analizzando i tabulati, alla cella agganciata dal cellulare di Melania il 18 aprile alle 14,53, quando la chiamò l’amica Sonia Viviani (Melania non rispose al telefono). In quella occasione il cellulare della vittima agganciò il ripetitore che serve sia Ripe di Civitella (dove Melania si sarebbe trovata secondo l’accusa) che la zona del MONUMENTO AI CADUTI DI COLLE SAN MARCO (dove, invece, si sarebbe trovata secondo la versione di Parolisi).

    Ma c’è un altro giallo sui tabulati telefonici.

    Secondo la perizia della Procura di Ascoli, quando Sonia Viviani alle 14,53 telefonò a Melania, il suo cellulare non agganciò la cella che serve Folignano (dove lei si trovava), ma quella che serve COLLE SAN MARCO. Anche la telefonata successiva, delle 14,56, fece lo stesso. Poi Sonia inviò due sms: il primo agganciò la cella di Folignano, il secondo di nuovo COLLE SAN MARCO.

    Ma il professor Andrisano non si limiterà ad analizzare le celle telefoniche.

    Il suo compito sarà anche quello di recuperare tutti gli SMS che si trovavano sul cellulare di Melania. Quando la donna fu trovata morta, infatti, il suo cellulare era acceso, ma QUALCUNO AVEVA CANCELLATO TUTTI GLI SMS, lasciandone solo due del luglio 2010, due messaggi d’amore del marito, e un altro che lei aveva inviato a lui per rinfacciargli di averla tradita.

    NON C’ERANO SUL CELLULARE DI MELANIA I DUE SMS INVIATILE DALL’AMICA SONIA VIVIANI …

    Finora, stranamente, agli investigatori non era venuto in mente di cercare questi sms, dove, forse, potrebbe nascondersi il motivo per cui è stata uccisa.

    FINE

    e quindi …

    CONDOMINIO
    – inquilini/amici/e
    – la coppia parte, 14:15 (qualcuno li ha visti partire e li ha seguiti? FORSE QUALCUNA GELOSA, HA VISTO LA SCENA E LI HA SEGUITI A SUA VOLTA?)

    MONUMENTO AI CADUTI
    – mancata risposta alle telefonate nonostante SUONERIA ALTA(non vuole rispondere?) 15:53
    – riceve SMS(non vuole rispondere?)
    – cane molecolare PERDE LE TRACCE(sale in auto?)

    … ma se sale in auto, con chi sale in auto? E C’E’ FORSE QUALCUNA CHE LA VEDE SALIRE IN AUTO E LI SEGUE PERCHE’ GELOSA? E li segue fino a dove?

    CHIOSCO DELLA PINETA
    – c’erano già stati rapporti sessuali
    – orientamento VERTICALE delle gocce di sangue SULLA SUOLA delle scarpe della vittima(non era accovacciata)
    – la PUNTA di una scarpa ed il GINOCCHIO omolaterale della vittima, sporchi di TERRA
    – DNA sul corpo della vittima
    – coltellino con lama di 8cm
    – 27 coltellate SUPERFICIALI(senza raggiungere il piano muscolare) su 35 di cui soltanto 2 potenzialmente mortali
    – impronta di scarpa femminile nel sangue della vittima
    – brillantini NELLE e SOTTO le scarpe della vittima

    e poi
    – formazioni pilifere
    – Semenogelina-test
    – impronta di cerniere sulle cosce della vittima

    IN QUANTI ERANO IN QUELLA PINETA? I dati dicono che in quel luogo c’erano almeno un uomo e 2 DONNE.

    E CHI ERA L’ALTRA DONNA?

    – mancata risposta alle telefonate nonostante SUONERIA ALTA(non vuole rispondere?) 15:53
    – riceve SMS(non vuole rispondere?)

    – DNA sul corpo della vittima
    – coltellino con lama di 8cm
    – 27 coltellate SUPERFICIALI(senza raggiungere il piano muscolare) su 35 di cui soltanto 2 potenzialmente mortali
    – impronta di scarpa femminile nel sangue della vittima
    – brillantini NELLE e SOTTO le scarpe della vittima

    – cadavere vilipeso ed SMS CANCELLATI (FORSE PERCHE’ TRADIVANO L’ASSASSINA ED IL MOTIVO DELL’ASSASSINIO), mentre Parolisi, IN QUEL MOMENTO era A CASA CON I SUOCERI

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