“Il virus è stato il colpo di grazia per la mia attività e non so se riuscirò a riprendermi”. Antonio De Maso, gestore di una bancarella di abbigliamento femminile il sabato mattina in piazza Giacomo Leopardi a Recanati, è veramente disperato e il covid-19 è stata la classica goccia che rischia di mandare in malora il suo lavoro.

Viene dalla Campania e già a 15 anni, racconta di aver iniziato a girare il mondo guadagnandosi da vivere. Il suo sogno era una famiglia e quando si è sposato ha scelto Castelraimondo per vivere e far nascere i suoi due figli, oggi 14 e 7 anni. “Prima lavoravamo entrambi come dipendenti ma quando nel 2008 ci hanno licenziato, invece di stare a piangere sul divano, con mia moglie abbiamo deciso di metter su qualcosa di nostro e ho investito quei pochi soldi che avevamo per acquistare la bancarella, le licenze e i posteggi nei mercati dei Comuni vicini. Ma è arrivato il sisma e ci ha mandato a carte quarantotto tutto. Con coraggio abbiamo deciso di ripartire. Ho racimolato due soldi facendomi aiutare dai parenti e ho acquistato un camper vecchio. Con mia moglie e i figli siamo stati 3 mesi invernali nel 2016 in una piazzuola a Porto Potenza Picena per vedere come potevo inserirmi nei mercati della costa. Con l’aiuto della Regione per l’autonoma sistemazione, siamo riusciti ad affittarci un appartamentino e a continuare la nostra vita e la mia attività. Ma ora dove andremo a finire? Io qua non ho famiglia e se mi manca un piatto di pasta non posso certo appoggiarmi a nessuno. Perché devo andare alla Caritas a chiedere un pezzo di pane e una bottiglia di pomodoro? Se io lavoro non ho bisogno di niente, so badare a me stesso e alla mia famiglia”.

Per De Maso questi due mesi di blocco dell’attività, senza fare mercati o fiere, hanno significato per lui grosse difficoltà economiche e confessa disperato che non sa se riuscirà a riaprire perché non ha la possibilità di acquistare la merce estiva visto che quella primaverile è tutta in magazzino bloccata da marzo. “La mia attività si svolge che compro e vendo e con quello che vendo ci campo e ci ricompro la merce. Chi non scende in piazza a vedere le condizioni in cui lavoriamo non si rende conto delle nostre difficoltà, chi ha uno stipendio fisso e non deve guadagnarselo ogni giorno non capisce che cosa significa. E poi possiamo riprendere a pieno ritmo come prima? C’è da fare i conti con la paura della clientela, con il controllo per non avere assembramenti davanti la bancarella e in più non hai più la possibilità, come prima, di parlare con il cliente per convincerlo all’acquisto, non puoi far misurare la merce e quindi ci sarà più difficoltà a vendere”.

Nelle sue tasche ad oggi non sono arrivate neanche le famose 600 euro e non sa bene perché. “Io, però, non ho bisogno di un’elemosina ma di soldi a fondo perduto per acquistare adesso la merce e ripartire, lo Stato non mi può far indebitare ulteriormente. Io voglio lavorare e ho solo bisogno di un aiuto per ricominciare a lavorare. Punto. Voglio tornare alla mia normalità anche perché stando in casa i pensieri ti affliggono, ti senti inutile, non sai cosa fare e perdi ogni speranza. Ho la preoccupazione di quando inizieranno le scuole i miei figli e io dovrò comprare loro il materiale necessario.”

Lo angoscia anche il fatto che a pochi giorni dalla ripartenza ancora non si sa bene quali e quante precauzioni saranno da mettere in piedi per garantire la sicurezza. “Noi lavoriamo all’aperto e abbiamo sicuramente meno problemi di chi vende al chiuso, magari anche in un negozio piccolo. Siamo anche responsabili nel nostro lavoro a tutela della nostra salute e di quella dei clienti. Io sono due mesi che mi arrangio e non so come fare per farmi capire e ascoltare sui problemi che abbiamo noi commercianti che viviamo per strada con le nostre piccole attività”.

 

 

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5 commenti

  1. Ma questo signor Mattia deve essere uno “scienziato”!? ma ti pare che la domanda per i 660€ non l’abbia fatta???
    Credo proprio che l’ambulante non sia uno….poi queste scappate demenziali le lasci stare, per favore!

    • Il signor Mattia…..e’ un commentatore compulsivo, un criticone, che se fate attenzione riconoscete immediatamente. Trova soddisfazione criticando tutto e tutti….beato lui.

  2. Giovanni Bonfili on

    L’arresto quasi totale di ogni attività economica,innestatosi in una situazione già precaria,non ha precedenti,nemmeno nei periodi post bellici.Non se ne viene fuori con formulette che tanti propongono.Una premessa indispensabile alla soluzione tecnica,comunque difficile,è una vera coralità nelle reazioni nel segno di una onesta solidarietà,mentre ho la sensazione che stia prevalendo una logica egoistica e settoriale,altamente pericolosa per i più deboli.

    • Commento come al solito ben pettinato e etico dimenticando che lo stato siamo noi.
      Questa pandemia è arrivata in un momento critico per la nostra economia,si ricorda la manovra per disinnescare le clausole per l’innalzamento dell’iva?
      Il paese già in recessione con già due spese non necessarie quota 100 e reddito di cittadinanza si è ritrovato a fermarsi di imperio e trovare soluzioni sia per i dipendenti che per gli autonomi.
      Il salvadanaio da dove si attingono i soldi è uno,quello del bilancio pubblico dove attingono i soldi delle tasse.
      Se non arrivano entrate ma si fa spesa,benedetto signore mi sa dire come si fa a fronteggiare queste evenienze?
      Posso spettinare il suo articolo,visto che prossimamente i barbieri aprono?
      Lei è disposto,visto le mancate entrate per spirito patriottico a ricevere la sua pensione decurtata del 20% per spirito patriottico?
      Vorrei essere spettinato ma sincero ed elegante,se non si accetta ciò,quando tutte le attività chiuderanno,non ci sarà neanche la pensione!
      A buon intenditor….

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