Come ex allievi del prof Carlo De Martinis ex Clinico Medico dell’Università di Ancona (De Martinis Telemedicine Panel-Dematepa) abbiamo volontariamente iniziato una attività di tele video consulenza medica in appoggio ai MMG (medici di medicina generale) che ce lo richiedevano e a supporto di cittadini che, indipendentemente dai MMG, si rivolgevano a noi perché a causa del decreto Conte dovevano restare in casa #iostoacasa.
L’attività iniziata il 10 marzo 2020 mira a seguire da casa i malati di coronavirus e altre patologie valutabili in televideoconsulto.
Dopo una settimana siamo in grado di dare i primi risultati di quanto è accaduto.

Problema coronavirus. Seguite 18 famiglie al proprio domicilio. Si tratta di pazienti con febbre e tosse, nessuno ha effettuato un tampone diagnostico perché è praticamente impossibile farlo al proprio domicilio. Spesso a chi telefona viene promessa l’esecuzione. Mai però è stata mantenuta la promessa. Quindi abbiamo posto diagnosi di infezione da COVID con un criterio epidemiologico. In corso di epidemia o pandemia, in presenza di sintomi, la diagnosi più probabile è quella di infezione da virus causa dell’epidemia.
Ebbene nei nostri casi in famiglia il coronavirus arriva sempre da un paziente iniziale che in tre casi era un operatore sanitario che lavora in ospedale. L’infezione si diffonde, in uno due giorni massimo, ai conviventi. Isolando al proprio domicilio i malati e seguendoli con una sola chiamata giornaliera; al massimo due volte al giorno, solo in un caso abbiamo avuto un peggioramento del distress respiratorio che ha richiesto ossigeno terapia e cortisone. Ricetta compilata dal proprio medico curante non disponendo noi del ricettario regionale. Sottolineiamo qui l’impellente necessità di rendere completamente e stabilmente operativa la ricettazione elettronica. Alcuni dei nostri 56 pazienti totali sono migliorati pochi erano già afebbrili ma sono sempre in quarantena domiciliare e lo rimarranno per almeno un totale di 21 giorni.
Interessante il caso di una di queste famiglie. La paziente 1 è una operatrice sanitaria che lavora in ospedale e contagia velocemente marito e padre con lei conviventi. Marito e OSS vanno in ospedale dove fanno una radiografia del torace (positiva per polmonite interstiziale) ed un tampone e vengono ricoverati. Il padre che rimane in casa e non vuole andare in ospedale è seguito da noi e sta bene. La febbre è cessata.
Anche i due conviventi ricoverati stanno bene e avrebbero potuto essere seguiti al proprio domicilio. Quali sono le nostre conclusioni. La polmonite da coronavirus è presente in tutti quelli che hanno febbre in crescendo e tosse che precede la febbre. Il 90% di queste persone può essere seguita al proprio domicilio e non necessita di ricovero. Va assistita in televideo consulto altrimenti si ammalano i medici di famiglia (la città di Bergamo insegna). Una importante fonte di contagio, forse la maggiore, sono gli ospedali. Il virus ha una altissima contagiosità ma una bassa evolutività clinica sfavorevole.
Si può essere seguiti da casa e l’assistenza domiciliare a distanza sarebbe la migliore e ridurrebbe la contagiosità sul territorio. I Covid Hospital in un sistema evoluto di medicina del territorio con equipe di teleconsulto sono in larga parte inutili se non pericolosi. Il nostro sistema purtroppo per scellerate scelte politiche non è un sistema sanitario evoluto in senso di assistenza territoriale

Problema non coronavirus. Sono solo tre casi che hanno richiesto consigli o ci hanno mostrato esami del sangue già eseguiti, evitando così di andare nelle sale di attesa dei medici. Anche in questo caso il televideo consulto è un utile mezzo per evitare di fare uscire di casa i cittadini e ridurre i rischi di contagio.

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