Domenica 7 luglio 2024 a Fermo nel Palazzo dei Priori si è svolta l’inaugurazione della mostra “Nello studio di Adolfo De Carolis” a cura di Stefano Papetti, in occasione dei 150 anni dalla nascita dell’artista. Si è trattato del  momento centrale delle celebrazioni che coinvolgono i comuni di FermoMontefiore dell’Aso (dove l’artista tornerà spesso e sede della casa natale e del museo a lui dedicato), San Benedetto del Tronto, sede di una sezione della mostra dedicata al mare, i pescatori piceni e le loro donne, e della Villa Brancadoro, che De Carolis affrescò; e Ascoli Piceno, dove tra il 1907 e il 1908 decora il Salone delle Feste del Palazzo del Governo.
L’artista marchigiano nato nel 1874 a Montefiore dell’Aso, Ascoli Piceno, e morto a Roma nel 1928, è stato uno dei protagonisti di quella particolare declinazione del Liberty italiano che, influenzata dalla tradizione rinascimentale e dal Preraffaellismo inglese, ha espresso soggetti, visioni e atmosfere in linea con le tendenze più avanzate del Simbolismo europeo.
La mostra si prefigge di illustrare il modus operandi dell’artista attraverso il materiale di studio conservato dai discendenti e acquisito dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo scongiurandone così la dispersione. Sono esposte 60 opere, alcune delle quali visibili per la prima volta al pubblico, raccolte in 5 sezioni tematiche tra dipinti, disegni, taccuini e xilografie: «Lessico familiare» è dedicata ai ritratti su carta e su tela dell’artista e dei suoi familiari; «Le amate sponde» ruota intorno al «Trittico del Mare», opera capitale, recentemente restaurata, che celebra il lavoro dei pescatori piceni studiati dal vero anche con l’ausilio delle fotografie, con le antiche vele decorate e le «paranze» lignee, che De Carolis idealizza come fossero «navi omeriche»; «Il Mito e la Storia» è incentrata sui grandi cicli decorativi di soggetto mitologico-allegorico del Palazzo del Governo di Ascoli Piceno, del Salone del Podestà di Bologna e dell’Aula Magna dell’Università di Pisa. «La Pietas» è rivolta alle imprese decorative ideate per la Cappella di San Francesco a Padova, per la Cappella Puccini a Torre del Lago e per la Collegiata di San Ginesio; infine, la quinta sezione, «Alle origini del design» presenta i numerosi appunti grafici destinati alla promozione di attività manifatturiere, all’illustrazione libraria che vide De Carolis collaborare con Gabriele D’Annunzio e Giovanni Pascoli, ai progetti di packaging per una linea di profumi creata da una celebre industria profumiera italiana.
Come ha spiegato Papetti durante la presentazione, che si è svolta nella chiesa di San Domenico, l’artista marchigiano ha anche valorizzato l’artigianato artistico in sintonia con gli ideali del movimento inglese artistico e sociale  Arts and Crafts, nato con l’obiettivo di rivitalizzare l’arte e l’artigianato denigrati dall’industrializzazione.
Durante il percorso espositivo il professor Stefano Papetti ha illustrato la figura di Lina Ciucci, il cui delizioso ritratto è stato scelto come soggetto per il manifesto, sottolineandone le sue origini laziali. Nata ad  Anticoli, da modesta fioraia è diventata la modella preferita dell’artista, quasi fosse una sorta di musa ispiratrice. De Carolis, attraverso diverse opere, ha messo in luce quanto Lina fosse presente direttamente nei suoi lavori, segnando i tratti distintivi dei volti delle donne dipinte.

-Nikla Cingolani

Foto ©Paolo Farina

Presentazione della mostra “Nello studio di Adolfo De Carolis” nella Chiesa di San Domenico
Stefano Papetti davanti al bozzetto per la Collegiata di San Ginesio
Teca con foto della casa di De Carolis a Firenze, taccuini, confezione del profumo “La brezza del Carnaro” nome ideato da D’Annuzio, boccetta in vetro di Murano (F.lli Barovier) e packaging in cartone e stoffa, design Adolfo De Carolis
Ritratto della moglie Lina Ciucci
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