Ancora per pochi giorni è possibile vedere mostra “Bertozzi & Casoni. Tranche de vie”. L’esposizione, che ha coinvolto i tre musei pubblici di Imola, Palazzo Tozzoni, Museo San Domenico e Rocca Sforzesca, chiuderà il 18 febbraio ed è un omaggio doveroso ai due artisti Giampaolo Bertozzi e Stefano dal Monte Casoni, quest’ultimo scomparso a maggio dello scorso anno, famosi a livello internazionale per aver sdoganato l’arte ceramica dal pregiudizio di arte minore attraverso la loro eccellenza stilistica.

Il legame con la città, sede del loro opificio situato in un capannone nella zona industriale, si è rafforzato nel 2022 con la donazione a Imola Musei di un gruppo particolarmente significativo di opere, ora collocate nel percorso permanente del Museo San Domenico, tra le quali spicca la monumentale scultura “Scegli il paradiso” (1997). Come ha spiegato Giampaolo Bertozzi “Scegli il paradiso è un lavoro molto simbolico. Questa figura, è una figura di Madonna, taglia questo porzione di prato che noi chiamiamo Paradiso, e i fiori ritornano a vivere nel mantello. Rimanda a una sorta di preghiera, una sorta di idea sul non finire. E’ quello che poi, nel futuro è diventato il nostro lavoro, il Memento Mori, cioè “Ricordati che devi morire”, però il nostro Memento Mori porta sempre in sé una speranza”.

Scegli il paradiso, 1997, ceramica policroma, altezza 196 cm.

In questa sede il percorso espositivo dal titolo “In Nuce” vuole raccontare il “prima” di Bertozzi & Casoni, cioè quando quel linguaggio così originale che oggi caratterizza inequivocabilmente la loro produzione non era ancora messo a punto. La mostra evidenzia le ricerche e le fasi espressive degli artisti a partire dai primi anni Ottanta fino all’incirca alla metà degli anni Novanta. Spiccano le gioiose ballerine con il vestitoalla Marilyn  dalla gonna ricciuta e svolazzante, più simpatiche che sexy.

Museo San Domenico, veduta dell’installazione con la monumentale Ballerina in maiolica dipinta in primo piano.

La moneta della Banca di Oklahoma chiamata Brunello, progettata come un bersaglio a cerchi concentrici bianchi e neri, diventa un marchio identitario declinato in diverse opere come in Evergreen dove viene posto a lato dell’opera come firma degli artisti a chiudere la serie delle imponenti lettere che formano la parola.

Evergreen, 1994, maiolica dipinta, cm h 120×140.

A Palazzo Tozzoni stupiscono e confondono le opere della sezione “Tranche de vie” in perfetto dialogo con gli ambienti e l’arredamento di ogni stanza. Davanti alle installazioni si è coinvolti emotivamente dall’esasperato virtuosismo tecnico delle superfici e dall’ossessione per il dettaglio che destabilizzano e superano la realtà stessa. E anche se gli artisti rifiutano di appartenere a un movimento neo-barocco, poiché cultori della grande tradizione dell’arte, è impossibile non provare un rinnovato sentimento di stupore e profonda meraviglia.

Paulista, 2023, ceramica policroma

Tra gli accumuli di scarti della vita quotidiana (che propongono riflessioni sui fenomeni sociali, culturali, economici e politici della nostra epoca), animali che appaiono fra pile di ossa e varie forme di vanitas, non manca la pungente ironia e le citazioni dal mondo dell’arte come le Brillo Box di Andy Warhol, il pappagallo di Jannis Kounellis, il vaso di fiori di Giorgio Morandi, tutte opere viste sotto una nuova luce.

Cuccia Brillo con setter inglese, 2018, ceramica policroma

La Rocca Sforzesca racchiude l’ultima tappa dell’esposizione imolese, ed è una suprema conclusione per rappresentare la Fine! Il corpo di un giovane fauno suicida pende nel vuoto da un fastoso lampadario antico mentre esala l’ultimo respiro. “La morte dell’eros”, titolo dell’installazione, mette in scena il suicidio di Pan, il dio legato alla potenza della Natura e della forza vitale. Il progetto, nato nel 2000 da una visione di Casoni, è un’elaborazione durata per anni a fasi alterne, portata a termine da Bertozzi. L’opera porta ad una riflessione sul mondo di oggi, indebolito e malato. Una volta presa coscienza di questo, il dio s’impicca su un lampadario in totale solitudine all’interno delle mura di una fortezza, lontano dal quel mondo naturale che ha sempre protetto. Ma ad ogni fine c’è sempre un nuovo inizio…

-Nikla Cingolani

La morte dell’Eros, installazione presso la Rocca Sforzesca, Imola

Servizio fotografico di Paolo Farina

 

 

 

 

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