Iginio Massari, il grande maestro della pasticceria italiana. oggi ha tenuto il primo appuntamento di “Meet Massari R- evolution”, il tour promosso da Molino Dallagiovanna, a Recanati, al ristorante Anton. Racconta sorridendo di come sia nata la sua passione per i dolci: “la mia storia nasce nella trattoria di mia madre: io giocavo e lei cucinava e nel giocare son caduto in una bacinella di terra cotta smaltata dove c’era del gelato vaniglia e cannella”. “La prima cosa in assoluto-continua Massari- sono le competenze, per fare pasticceria ci vuole la matematica, non certo le equazioni, e poi bisogna conoscere le materie prime che debbono essere tutte di ottima qualità. In questa masterclass scopriremo la pasticceria attraverso il bollino Dallagiovanna che si occupa non solo dei suoi prodotti, ma anche di far cultura nel mondo del dolce”. Siamo a Recanati e Massari sa bene che il poeta Giacomo amava molto stare a tavola e che gelato e confetti erano la sua passione: per lui, invece, oltre al minestrone “un piatto semplice che faceva mia madre e che io lo facevo mangiare sempre al mio caro amico Gualtiero Marchesi, un uomo che ho sempre ammirato, di piatti ce ne sono tanti che mi piacciono: nel piatto voglio trovare l’intelligenza e la cultura di un popolo. Di specialità gastronomiche nelle Marche ce ne sono tante, ma vorrei ricordare che in ogni regione italiana la gente mangia la sua infanzia e confrontare città e città e dire qual è la migliore è davvero difficile perché i dolci della nostra infanzia sono quelli del sentimento e per ciò sono imbattibili per natura. Per me il dolce del sentimento è il millefoglie con la crema bavarese che faceva la mia mamma”. Infine l’invito a chi vuol cimentarsi con la pasticceria: “noi abbiamo un mestiere, i laureati hanno la professione. Chi ha il mestiere ha una ricchezza che nessuno può togliere e che gli darà sicurezza per tutta la vita” Non poteva neanche mancare, da un pasticcere come lui, un accenno alla famosa “farina di grillo”: “nel fare dolci il primo prodotto, il più importante, è la competenza. Il secondo è la farina: è l’ingrediente che costa meno. eppur è il più importante, Hanno detto che nel 2050 saremo 30 miliardi di persone: mancherà l’acqua ma anche il cibo in generale. Se serve, quindi, la farina di grillo, mangiamola pure perché già oggi mangiamo di peggio. Io l’ho mangiata 20 anni fa negli Stati Uniti e se non me lo avessero detto non me ne sarei accorto anche perché è mescolata con altri ingredienti e farine. Io parlo in una logica di sopravvivenza, non certo di buono o cattivo”.

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