La mostra Donatello, il Rinascimento appena terminata a Palazzo Strozzi e al Museo Nazionale del Bargello Firenze, merita di essere ricordata come una delle più importanti esposizioni dedicate al grande maestro, sia per il numero delle opere esposte, alcune delle quali fuori dalla loro sede per la prima volta, sia per la ricerca storico-artistica a confronto con capolavori di artisti a lui contemporanei, fino a spingersi al Seicento con opere di Artemisia Gentileschi e con altre ancora di suo padre Orazio. Donatello, una figura senza precedenti, è stato il più grande scultore del suo secolo che ha influenzato il Quattrocento italiano che dalla Toscana si espande a Roma, al Veneto, alle Marche. Abile in tutte le tecniche, in dialogo costante con artisti più giovani come Mantegna e Bellini, ha influenzato maestri di epoche successive, come Michelangelo, Raffaello, Bronzino, Leonardo. Una mostra evento che ha affascinato anche Jeff Koons, una una delle figure più importanti e discusse dell’arte contemporanea a livello mondiale  il quale, trovandosi a Firenze, non ha voluto perdersi per nessun motivo la mostra dedicata al grande artista considerato parte fondamentale della sua crescita artistica e fonte continua di ispirazione.

Donato di Niccolò di Betto Bardi (Firenze, 1386 – 1466) è passato alla storia col nomignolo di Donatello, un vezzeggiativo nato forse in famiglia, da bambino, forse per la sua esile corporatura. Donatello è stato un artista capitale, tuttavia nel nostro immaginario non occupa il posto che merita, quasi sottovalutato rispetto a Leonardo, Michelangelo, Raffaello, tanto per citarne alcuni, di cui è stato il principale maestro. Le sue sculture sovvertono le forme gotiche per la maggiore profondità interiore carica di umanità e inquietudine, utilizzando modelli dalle espressioni reali e figure concrete.  È stato uno dei primi artisti a fare uso della prospettiva centrale a unico punto di fuga, ideata dal Brunelleschi, per evidenziare il centro dell’azione in una nuova concezione dello spazio. La sua arte rappresenta un momento di rottura nella storia, dimostrando una nuova visione come non era mai accaduto prima, e i Medici lo avevano capito. Lo dimostrano le sue invenzioni, sperimentazioni di nuove forme, scoperte prospettiche e introspezioni psicologiche.

La tecnica dello “stiacciato”, una sua invenzione basata sulla piattezza e sulla diversificazione di spessori, con figure sistemate in un’apparente profondità e disposte in successione in modo del tutto innovativo, era impossibile da attuare con le usuali tecniche dell’epoca. Il più antico esempio è “San Giorgio libera la principessa”. Come in una pittura così nel marmo si affermano i toni smorzati, i paesaggi che si perdono in lontananza, le sottilissime gradazioni luminose, i delicati passaggi chiaroscurali attraverso uno studiato gioco di sovrapposizioni tra soggetti, paesaggio e elementi architettonici. Tutto ciò conferisce al bassorilievo un effetto morbido e delicato in contrasto con la violenza dell’azione.

Donatello, San Giorgio libera la principessa, 1416 – 17; marmo di Carrara, 129×39 cm; Museo del Bargello, Firenze, particolare. Foto ©PaoloFarina

La sperimentazione continua con la riscoperta della fusione a cera persa, una tecnica ben conosciuta nel mondo classico, ma dimenticata nel Medioevo. La statua di San Ludovico di Tolosa fu la prima opera di grandi dimensioni fusa con tale tecnica in epoca moderna e venne realizzata creando più pezzi separati e poi assemblati. Anche per il Monumento al Gattamelata a Padova utilizzò la tecnica della cera persa, alquanto complessa in opere di grandi dimensioni. In tutto il Medioevo non furono realizzati monumenti equestri; quello del Gattamelata è il primo dai tempi dei romani.
Tra le grandi innovazioni si ricordi il rilancio della terracotta. Tale pratica, in disuso da secoli, diventò centrale negli scultori poiché apriva alla riproduzione seriale delle immagini, un vantaggio sfruttato rapidamente da Donatello, dai suoi collaboratori e dai suoi seguaci.
Altro primato spetta al David in bronzo, forse la scultura più iconica associata al più importante riconoscimento cinematografico italiano, realizzata secoli dopo la Roma antica, quando le statue di nudo realizzate a tutto tondo, ossia indipendenti da strutture architettoniche, si osservavano da tutti i lati. Il David vittorioso è il primo nudo a tutto tondo dell’era moderna. Se da una parte l’opera suscitò una grande polemica perché introdusse l’erotismo in una scultura a tema religioso, dall’altra fu immediatamente oggetto di ammirazione e interesse da parte dei contemporanei dell’artista per il suo splendore. Il David di Donatello si è guadagnato la fama mondiale per essere prototipo di bellezza dal carattere androgino, emblema di eroismo, simbolo di potere ma anche di libertà. Non è un capolavoro tra tanti, ma un monumento alla grandezza della genialità umana.

Donatello, David vittorioso, 1435-1440 circa; bronzo con tracce di doratura, 155 x 65 x 60 cm; Firenze, Museo Nazionale del Bargello, Foto ©PaoloFarina

L’estrema audacia e trasgressione dello scultore fiorentino si esprime nell’Amorino-Attis che, come ha detto il curatore della mostra Francesco Caglioti, “è l’unico caso a noi noto di uno spiritello solitario, con l’argento vivo addosso, di mano di Donatello, una sorta di arci-spiritello che l’artista carica per l’occasione di tutti i più bizzarri attributi iconografici ammirati nell’arte del paganesimo antico, rubandoli a Cupido, a Mercurio, ad Attis, a un fauno, a Ercole.” La parte superiore del putto, alato e ridente, si mostra in tutto simile a una figura angelica; mentre la sua parte inferiore mostra alcune caratteristiche che ne fanno una figura senza precedenti: ha una codina di fauno, strane alucce ai piedi, un lungo serpentello che attraversa i suoi calzari infradito e, soprattutto, indossa curiosi “pantaloni” attillati legati al cinturone borchiato sui fianchi, che lasciano scoperto il sesso e i glutei. Trovandoci in Toscana fanno pensare a quei gambali di pelle indossati dai butteri della Maremma oppure rimandano al mondo country e western.

Donatello, Amorino-Attis, 1440-1443 circa, bronzo; altezza 104 cm. Sala della mostra a Palazzo Strozzi, Foto ©PaoloFarina

Con il passare dei secoli quest’accessorio indossato dai mandriani, per le sue caratteristiche diventò parte della cultura fetish fino ad influenzare la moda. In arte Robert Mapplethorpe, controverso esponente dell’avanguardia americana e della trasversalità culturale della New York degli anni ’70 e ’80, li ha utilizzati in un suo autoritratto. Sulle passerelle più importanti del mondo, abbiamo visto tessuti e silhouette dai chiari riferimenti a periodi storici rivisitati in base alle tendenze attuali. Negli anni ’90 stilisti come Versace o Jean Paul Gaultier trasformarono i Chaps, così si chiamano oggi, in un capo indossato da chiunque intendesse esprimere un segno di liberazione sessuale, portato da grandi pop star dello spettacolo come Prince, Christina Aguilera, Shakira, Jennifer Lopez, Rihanna e altri ancora. Donatello con questo Spiritello dall’animo molto rock diventa simbolo della rivoluzione rinascimentale della scultura e, incredibilmente, anche icona del nostro tempo.

-Nikla Cingolani

Immagine di copertina: Sala della mostra Donatello, il Rinascimento al Museo Nazionale del Bargello, Foto ©PaoloFarina

 

 

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