La città ideale, che si può ammirare alla galleria Nazionale di Urbino, costituisce la migliore testimonianza di quanto la costruzione di una città realizzata secondo le necessità del cittadino e nella quale si possa sviluppare una comunità più accogliente per tutti sia tra i desideri delle persone. La città costituisce il punto di aggregazione di una società evoluta che riconosce in questo contesto il luogo dove possono essere assolte tutte quelle esigenze che singolarmente l’uomo-cittadino non riesce a soddisfare. La città è il luogo di incontro per definizione.  E’ il luogo dove si svolge il commercio, dove vi sono gli uffici ma anche i luoghi della cultura e del divertimento. Dove ci si può curare e dove si può pregare. Ma è anche il luogo dove si fa politica. Quella politica a cui viene demandata la cura della città.

Una cura della città che ha il compito di mantenerla sempre adeguata alle esigenze del momento. Esigenze facilmente e sinteticamente individuabili negli alloggi adeguati, nell’inclusione, nel sociale, nella cultura, nei trasporti, nell’impatto ambientale, negli spazi verdi e nell’economia locale. Obiettivi il cui raggiungimento costituiscono la garanzia perché la città, se indirizzata e governata in maniera non adeguata, non diventi un luogo di oppressione piuttosto che di progresso e sviluppo. Indirizzo e Governo. Due vocaboli che racchiudono due concetti fondamentali perché una città possa precipitare nell’agonia di un declino costante e di una ineludibile perdita di attrazione o, al contrario, con un governo della cosa pubblica di assoluta trasparenza e partecipazione e con una visione strategica di lunga ed alta prospettiva, possa indirizzare la propria attività al soddisfacimento delle esigenze prima elencate.

Concetti semplici e, come testimoniato dall’anonimo autore del quadro, da sempre presenti nei desideri di tutti coloro che partecipano alla grande comunità cittadina. Semplice utopia o desiderio legittimo di godere di un bene comune che è il fondamento dell’essere comunità?  Ecco ciò che potrebbe sembrare retorico forse retorico non lo è perché per troppo tempo in questa città si è data fiducia e delega a chi, con un orizzonte molto basso, non ha intercettato il cambiamento in essere nella società in tutte le sue componenti ed ha limitato il proprio operato alla gestione dell’esistente ed al rattoppo dei buchi di una coperta che oltre ad essere diventata corta è ormai consunta dal tempo. La città ha bisogno di un cambiamento. Ed ha bisogno di un cambiamento che non si basi su logiche clientelari piuttosto che per antipatie o simpatie. Ha bisogno di un cambiamento perché lo richiedono le sfide che ci sono di fronte e che ormai diventano ineludibili e non sono più governabili con artifici di bilancio o con tappetini di asfalto sulle strade piuttosto che con zampilli e semplici dissodamenti di aiuole con relativo bagno pubblico.

Un cambiamento che chiuda definitivamente con la stagione in cui i diritti diventano favori e l’erogazione dei servizi delle elargizioni. Oggi occorre una visione complessiva di sviluppo armonico e complessivo del futuro della città. Una visione che abbia un orizzonte alto, capace di dare risposte alle esigenze non solo quotidiane ma soprattutto future della comunità cittadina. Risposte che potranno essere fornite solo ed unicamente se si esce dalla logica del particolare che mira a soddisfare singoli interessi senza curarsi del bene comune. Quel bene comune che invece è il fondamento di ogni comunità.

Concetti semplici che mal si conciliano, però, con l’agire di chi, fermo a logiche ormai del passato, ritiene che la buona politica sia accumulare residui attivi per poter costituire tesoretti da spendere alla vigilia delle competizioni elettorali. Un modo di agire e procedere legato ad un sistema consolidatosi, o per meglio dire cristallizzatosi, nel corso dei decenni in cui sostanzialmente la maggioranza di governo è stata sempre espressa dalle stesse componenti. Componenti che oggi certamente non hanno né titolo né tanto meno credibilità a proporre progetti e piani di sviluppo per una città di cui sono stati gli artefici del declino e di cui portano la responsabilità politica e morale. Ma costruire una alternativa ad un sistema consolidato non è cosa semplice ed implica una disponibilità ad una catartica autocritica capace di dare un taglio netto a quei comportamenti che hanno determinato, in competizioni di confronti democratici, cocenti sconfitte a volte generate non solo per differenti visioni politiche.

Il 5 ottobre è ormai alle porte e le procedure per arrivarci richiedono un tempo superiore a quello a disposizione delle forze politiche per proporre ai cittadini elettori programmi e candidati credibili. Programmi idonei ad avviare un progetto di città ideale ma anche e soprattutto candidati che, pur senza vincolo di mandato, abbiano la consapevolezza di rappresentare oltre che un programma amministrativo anche e soprattutto un progetto di sviluppo, progresso e libertà su cui si è espresso il popolo di Porto Recanati.

Gioacchino Di Martino

Porto Recanati, 5 luglio 2021

 

 

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