Il gruppo di cittadini di Porto Recanati, che manifesta il  dissenso sulla concessione di fondi regionali per l’illuminazione del Capannone Nervi, ha  inviato al Presidente della regione Marche la lettera di seguito

OGGETTO: RICHIESTA DI RIVALUTAZIONE DELLA CONCESSIONE DI FONDI REGIONALI PER L’ILLUMINAZIONE DEL CAPANNONE “NERVI” DI PORTO RECANATI

Egr. Presidente Acquaroli,
siamo un gruppo di cittadini di Porto Recanati che sta cercando di fermare lo spreco di 120mila euro, finanziamento concesso con delibera n.1659 del 23 dicembre u.s. “progetti speciali di
supporto all’accoglienza turistica”, dalla Regione Marche per illuminare il capannone ex Montedison denominato “Nervi”. Teniamo a premettere che il gruppo di cittadini è favorevole al
recupero del manufatto considerato patrimonio di archeologia industriale, ma non trova logico iniziare dalla fine senza aver prima verificato la solidità e la sicurezza della struttura e del sito.

Già mesi fa avevamo segnalato la cosa alla Regione, ad Asur, alla Sovrintendenza e alla Protezione Civile, le comunicazioni sono arrivate fino al Genio Civile, ma nessuno ci ha presentato
documentazione sulla messa in atto dei sopralluoghi necessari, che a dire di tutti spetterebbero al Comune.

Vorremmo che ci spiegasse qual è stato il criterio di concessione di un finanziamento cospicuo, pari a 120mila euro di soldi dei contribuenti, per illuminare una struttura fatiscente di cui non si hanno dti+ sulla stabilità e sulla futura tenuta. Vorremmo sapere se sono stati fatti i dovuti accertamenti, che secondo professionisti da noi consultati, consisterebbero in test strutturali che a noi non risultano effettuati. Un investimento simile per illuminare quel manufatto sarebbe totalmente sprecato se poi risultasse pericolante in seguito a successivi controlli, che ci auguriamo verranno
previsti in tempi brevissimi, per la salvaguardia della salute dei cittadini. Ricordiamo infatti che la struttura è ricoperta di amianto e che la temporanea incapsulatura fatta nel 2017 risulta già
obsoleta, in quanto prevista solo come operazione propedeutica alla bonifica totale, di cui non si sta ancora parlando.

Temiamo che, pur di ottenere quell’erogazione, siano state fornite informazioni approssimative che potrebbero mettere a rischio la sicurezza di chi dovrà lavorare per collocare i faretti, temiamo
che i dovuti controlli sull’eventuale presenza di fibre di amianto in tutta l’area circostante il capannone non siano mai stati fatti, cosa che rappresenterebbe un grave rischio per la salute di tutti i cittadini della zona giustamente preoccupati, oltre che per quella di chi dovrà lavorare a stretto contatto con la struttura. La invitiamo quindi a venire a Porto Recanati e constatare personalmente se questo degrado è degno di ricevere tutti quei soldi per un’illuminazione o se sia più opportuno avviare un piano di bonifica e messa in sicurezza della struttura nell’ottica poi di una riqualificazione per rimettere finalmente a disposizione della cittadinanza e dei turisti un’area per troppo tempo abbandonata.

Teniamo a farle sapere che abbiamo chiesto e ottenuto un confronto con Sindaco e Assessora ai lavori Pubblici, dal quale è emerso un quadro confuso delle motivazioni e delle finalità del
progttPo, e durante il quale è stato messo in chiaro che non si hanno notizie di test eseguiti sulla struttura. È emerso anche che l’idea è scaturita da un personaggio pubblico estraneo alla vita
cittadina e che la cittadinanza non è mai stata interpellata in merito, cosa evidente a giudicare dall’opposizione generale che questo intervento ha suscitato. Apprendiamo anche dai media che dei fondi speciali pari a 180 mila euro erogati dallo Stato a supporto della ripresa economica, 90 mila sono stati destinati ad una parziale messa in sicurezza della parte di capannone che sta letteralmente cadendo a pezzi, ma che non rientra in un quadro generale di ristrutturazione, e quindi potrebbe rivelarsi un ulteriore spreco, in assenza dei già citati test strutturali.

Insomma, in generale riteniamo che si sta procedendo con rattoppi improvvisati piuttosto che con un progetto complessivo e progressivo di recupero. Ricordiamo anche qual era la finalità del finanziamento: “progetti speciali di supporto all’accoglienza turistica”. Ci chiediamo quale miglioramento dell’offerta turistica questo progetto possa apportare, visto che l’area non sarà comunque accessibile, visto che di giorno il turista vedrà comunque sempre un rudere fatiscente, visto che ci sarebbero tanti altri interventi di gran lunga più qualificanti che si potrebbero fare con quella somma.

Noi intendiamo proseguire la nostra opera di informazione e di protesta finché questa decisione, giudicata da chiunque assurda, non verrà riconsiderata e non verranno ascoltate le nostre istanze.

Confidando nella sua disponibilità al confronto, Porgiamo distinti saluti.

Gruppo di cittadini portorecanatesi

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1 commento

  1. E’ più importante mettere in sicurezza un sito per tutelare la salute pubblica o è prioritario illuminarlo perseguendo (non capisco come) “progetti speciali di supporto all’accoglienza turistica”?
    Sembra una domanda retorica e anche un bambino saprebbe dare una risposta di buon senso!
    E allora la domanda successiva è “Perchè gli amministratori pubblici così spesso perdono il buon senso per perseguire obiettivi dispendiosi, quanto inutili e persino dannosi?”
    Il capannone Nervi va innanzitutto bonificato, perchè la salute dei cittadini deve essere il primo scopo che occorre porsi in questi casi.
    Poi dovrà essere valutato se sia possibile recuperare la struttura, perchè, come ha ben evidenziato il gruppo di cittadini che ha sollevato il problema, il manufatto costituisce un interessantissimo esempio di archeologia industriale ed appare auspicabile che esso sia recuperato al patrimonio culturale del territorio.
    Di sicuro non ha senso pensare ora alla sua illuminazione.
    Alle considerazioni fatte nella lettera inviata al Presidente Acquaroli mi permetto di aggiungere che un siffatto progetto appare persino scellerato, non solo sotto il profilo dello sperpero del pubblico denaro, ma anche in considerazione del fatto che l’illuminazione conseguirebbe certo il risultato di attirare l’attenzione delle persone (turisti e non) che magari potrebbero avvicinarsi alla struttura, con il rischio di respirare fibre di amianto o di correre altri pericoli connessi alla sua precarietà.
    Ma queste cose c’è bisogno che qualcuno le dica?
    E c’è bisogno che qualcuno dica che il primo problema da affrontare è la messa in sicurezza del sito?

    La risposta logica a queste ultime domande dovrebbe essere: “NO!”, ma visto che ai pubblici amministratori spesso la LOGICA fa difetto, grazie al gruppo di cittadini che ha pensato di sollevare il problema.

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