E’ tutta questione di ritmo. Giacomo Casaula, performer napoletano con la passione per il
teatro-canzone, nel suo primo romanzo crea un’efficace composizione narrativa dal carattere
musicale a partire dal titolo: Scie ad andamento lento non solo ricorda una famosa canzone, ma indica un tempo in cui l’Andante, il protagonista Stefano De Santis, un giovane giornalista annoiato con alle spalle una storia d’amore fallita, incontra sul suo cammino una serie di persone che, come le scie, lasciano chi più chi meno le loro tracce nella sua anima. Ogni scia è una storia da conoscere e, come ogni bravo narratore, ha l’urgenza di
raccontarla per cercare di penetrare a capofitto nel mistero della vita. E più entra nel
dettaglio, più ha la possibilità di fissare una traccia/scia del secondo romanzo che pensa di
realizzare dopo una pausa durata anni e, finalmente, definire se stesso. Sarà Elena, una
scia evidente come una pennellata di colore su una tela bianca, ad accendere la scintilla
della scrittura e di nuovo il cuore di Stefano. Galeotta del loro incontro una stampa di
Alighiero Boetti, la mappa del mondo colorata secondo le bandiere delle varie nazioni, una
delle opere più conosciute dell’artista torinese che Stefano porta sempre con sé nelle
trasferte. Un particolare non di poco conto tanto da definire il gusto e il carattere del
protagonista che, come l’artista, ha un interesse/ossessione per la ripetizione di gesti, come
ad esempio il continuo accendersi la sigaretta di una marca francese, oppure la frequente
citazione del titolo del libro. Il tempo si ripete, come le note e le parole di una canzone di cui
si ricorda il suo ritornello, un refrain piacevole e coinvolgente che lega la memoria alla vita.
E si torna alla musica e al ritmo. Sarà una canzone, infatti, ad indirizzarlo al giornalismo,
professione non accettata completamente anche perché riapre antiche ferite. Diviso tra le
due professioni, giornalista e scrittore, sembra seguire il consiglio di Italo Calvino, autore
citato nel racconto e probabilmente uno dei suoi preferiti, quando consigliava di non dividersi tra le due attività.

Casaula gioca con il tempo variandone la velocità fino ad intrecciarlo e dilatarlo
con quello esistenziale, colmo di ricordi, di persone e di emozioni, trasformando questa
temporalità totalmente individuale in “apertura al mondo” e “scoperta dell’altro”. La scelta di
scrivere il romanzo nel romanzo, finzione dentro la finzione, trascina il lettore nel flusso di
parole senza mai rischiare, tuttavia, di cadere nell’abisso illusoriamente infinito dell’opera. Il
racconto diviso tra la città di Cattolica, dove Antonio passava le vacanze da piccolo e dove
ora vuole iniziare a scrivere, e Napoli dove ci sono i suoi affetti più cari, è il viaggio
altalenante fisico e mentale alla ricerca del proprio cambiamento individuale e la necessità di
confrontarsi con altri modi di essere.

Alla narrazione fa da sfondo il mare, muto protagonista sempre presente pur rimanendo in disparte, essenza di un paesaggio dal volto ignoto e misterioso, fonte di contemplazione e di ispirazione, capace di riporre i sogni e le speranze dello scrittore.

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