Un viaggio alla scoperta di un Beniamino Gigli intimo e profondo attraverso un epistolario tra il tenore e la mamma Ester cui confidava sensazioni, gioie, delusioni, l’amore per la sua città natale, e tanta umanità che sapeva esprimere in quelle righe Non a caso uno dei momenti più alti il racconto del suo arrivo con il piroscafo a New York e la disparità del trattamento tra chi viaggiava in 1^ classe e gli emigrati italiani che sarebbero dovuti passare per Ellis Island.
Un “racconto” per ricordare che nel 1920, cento anni fa, Beniamino Gigli esordiva al Metropolitan di New York e da qui il titolo del Gran Galà, “Un biglietto per New York”.
Era il novembre del 1920 quando Gigli, nelle vesti di Mefistofele in “Faust” incantò il Metro dove nel giro di un mese interpretò nel ruolo del protagonista Cavalleria Rusticana, Boheme, Tosca e Lucia di Lammermoor.
Padrini della serata Bruna Baglioni e Fabio Armiliato non a caso artisti che hanno calcato il palco del Metropolitan. Ospite d’onore Davide Delli Santi, direttore artistico di diversi festival fra cui il Taranto Festival, il Teatro di Taormina.
Lettere, cui ha dato voce e passione Luca Violini, autore RAI, e che sono state il filo conduttore della serata speciale dedicata non solo ai 100 anni dall’esordio di Gigli al Metropolitan, ma anche ai dieci anni di Villa In Canto, esperimento che ha portato la lirica ad essere avvicinata anche da chi il melodramma non lo ha mai seguito.
Alla narrazione intensa di Luca Violini che dava la voce a Gigli scrivente alla adorata mamma si sono alternati sul palco tanti artisti che da Villa InCanto sono approdati poi a prestigiosi palcoscenici internazionali, primo fra tutti Dario Di Vietri che ha ricevuto, alla sua prima edizione, Il Premio Gigli Opera Festival, ideato da quest’anno dal direttore artistico della manifestazione, il maestro Riccardo Serenelli.
Un premio creato dall’artista recanatese Marco Cingolani che nella sua creazione in filigrana ha voluto rappresentare il profilo del tenore.
Le norme che contingentano le presenze ha fortemente penalizzato un evento che avrebbe portato in piazza molti più appassionati di quanto previsto, ma l’amministrazione comunale, visto il successo della serata, ha fatto capire che un pensierino per il prossimo anno si possa fare per far uscire dai confini di Palazzo Venieri il Gigli Opera Festival in edizione estiva.
Sono state nove le lettere interpretate da Luca Violini mentre il cast artistico, con il Decimino Gigli, leader il maestro Luca Mengoni, a supporto orchestrale, ha scelto arie note al grande pubblico del melodramma, con un finale tutto coinvolgente nell’interpretazione di due canzoni che Gigli amava cantare per deliziare amici e compatrioti in momenti extra teatrali: Mamma e Funicolì.
Nell’ambito del melodramma puro Hiroko Morita ha interpretato “Un bel dì verdremo”, Giulio Boschetti “Tre sbirri”, Martina Malatini “Vissi d’Arte”, Dario Di Vietri “E lucevan le stelle” con gran finale nel “Nessun dorma”, Zarah Hible “O mio babbino caro”, Ferruccio Finetti “La calunnia”, Francesca Ruospo “Habanera”, Matteo Jin “Cortiginai”, mentre Dario Ricchizzi ha proposto “Core n’grato”. Nell’interpretazione di “Si vendetta” Maria Casado Mas, Jorge Tello, Mariangela Marini e Carlo Giacchetta.
“La prima del Gigli Opera Festival -commenta l’assessore alle culture Rita Soccio- ci ha regalato grandi emozioni con il canto e la musica di giovani talenti. Anche la lettura delle lettere che Beniamino inviava alla madre è stato un momento particolarmente intenso e toccante dove si è scoperto un lato più umano e intimo del grande Tenore. La Città della Cultura con l’aiuto di tanti è ripartita con grandi numeri e anche questa nuova formula del GOF è stata una scommessa vinta”.
Il 19 agosto secondo atto del Gigli Opera Festival con la rappresentazione del Barbiere di Siviglia.
Ingresso gratuito con obbligo di prenotazione presso il teatro Persiani di Recanati dal mercoledì al venerdì dalle 17 alle 19,30. Info e prenotazioni 071 7579445 / 349 2976471.
1 commento
A che cosa serve la prenotazione se poi non si provvede al distanziamento delle poltrone, come avvenuto mercoledì scorso, e le persone sono tutte accalcate come ai tempi del pre-Covid??
La cultura cura, ma può anche farci ammalare del brutto.