La sera dell’8 luglio scorso, mentre semi appennicato – come si dice a Roma – riposavo in poltrona le mie stanche membra provate da una dura giornata di lavoro tra i miei amatissimi ulivi, ascolto, come in un’estasi onirica, una voce femminile suadente e spigliata pronunciare il nome di Claudio Cintoli. Ripresomi repentinamente dall’appannamento del dormiveglia, realizzo che si sta discettando veramente su mio fratello: si tratta dell’assessore alla cultura di Porto Recanati signora Angelica Sabbatini che sta rilasciando un’intervista al direttore di Radio Erre. Nell’intervista l’assessore, tra le altre notizie, anticipa l’evento “Mia Martini e Claudio Cintoli” la cui inaugurazione è programmata per sabato 11 luglio corrente mese. Avevo già appreso con stupore (eufemismo!) della cosa da un manifesto apparso nei giorni precedenti a Porto Recanati. Per quel manifesto avevo espresso il mio rammarico all’organizzatore dell’evento Antonio Perticarini che in fase progettuale non si era minimamente peritato, adducendo futili scuse, di consultare gli eredi di Claudio Cintoli unici depositari per legge della sua memoria e della sua immagine. Quando poi ho sentito l’assessore, il mio stupore (ancora eufemismo!) è raddoppiato. Le ragioni?
Primo: gli organizzatori, non contattando preventivamente la famiglia Cintoli, hanno contravvenuto a qualsiasi elementare norma di buona creanza e, fatto ancor più grave, di legge.
Secondo: ad oggi né io fratello dell’artista e decano dei suoi eredi, né le mie nipoti Francesca e Michela, hanno ricevuto informazioni dell’evento salvo un accenno dell’assessore nella sua intervista di gradimento della nostra presenza alla manifestazione.
Terzo: il manifesto che suscita più di un dubbio dal punto di vista iconografico, certamente non adeguato alla statura artistica di Claudio, riprende e quindi pubblica alcune sue opere per altro coperte da copy right, senza alcun consenso della famiglia e assolutamente incoerenti con la fase artistica di Claudio a cui gli organizzatori si vorrebbero riferire.
Quarto: definire Claudio Cintoli “uno dei ragazzi del Piper”, significa ignorare la sua storia e la sua statura artistica già allora ben conosciuta ed oggi presente nei più importanti contesti di arte moderna e contemporanea: musei, gallerie pubbliche e private nazionali e internazionali, apprezzata da studiosi, critici, storici dell’arte e collezionisti.
Quinto: Se la consultazione da parte degli organizzatori e patrocinanti con la famiglia fosse stata fatta, sicuramente l’evento riferito al solo Claudio ne avrebbe guadagnato per l’apporto determinante di opere, consigli, studi e quant’altro la famiglia stessa avrebbe potuto fornire.
Sesto: in conclusione, mi sembra di poter affermare che l’accaduto rappresenti drasticamente l’immagine del potere cui tutto è permesso in barba alle leggi e alle più elementari norme del vivere civile e di educazione.
Sesto: il pressapochismo, la presunzione degli organizzatori ci appalesano ancora nel comunicato apparso su Picchio News del 10 luglio dove non si parla più di Claudio Cintoli come autore del murale del Piper, anni ‘64-’65 bensì di quello realizzato nella Curia Generalizia della Compagnia di Gesù a Roma anni ’69-’70: insomma un pasticcio di opere e periodi artistici diversi che non può che lasciare interdetto il pubblico interessato.
Un’ultima annotazione, mi permetta l’assessore, non certo d’importanza ma di costume: invitare gli eredi di Claudio a cose fatte e per di più con un messaggio via radio, che non è detto ascoltata da tutti, non mi sembra un gesto carino e consono all’importanza della carica ricoperta. Da cittadino italiano, ancor prima di erede di Claudio Cintoli sono sconcertato e avvilito.
Giancarlo Cintoli
6 commenti
Ingrato.
Ingrato de che? Il signor Cintoli ha perfettamente ragione a fare le sue rimostranze.
Lei è parente?
Si adegui al fatto che ognuno ha il proprio parere.
Ingrato
Cintoli chi?
Appunto…mai sentito. Boh….
Ringrazio il Signor Cintoli per l’intervento che condivido totalmente. Purtroppo a Porto Recanati siamo messi così.