Una conferenza partecipata quella organizzata ieri nella sala Franco Foschi del Centro nazionale di studi leopardiani per ricordare il centenario della nascita di Luigi “Gino” Blasucci (1924-2021), critico letterario e parte attiva del Cnsl.
Ad aprire l’incontro è stato il presidente del Cnsl Fabio Corvatta: «Uno studioso, una persona e un amico – ha detto Corvatta a proposito di Blasucci – che è stato protagonista della storia di questo Istituto. Non vuole essere questa di oggi una celebrazione, ma il ricordo del suo lavoro e lo facciamo con i suoi scritti, con il suo lavoro più importante, il commento ai Canti. Quando l’ho conosciuto ero in soggezione, poi il rapporto è diventato di grande amicizia. Nella vita si incontrano uomini straordinari e lui è stato uno di questi, un piacere anche per l’anima».
Un indirizzo di saluto è giunto dal dirigente del liceo classico Leopardi di Recanati Ermanno Bracalente: «La poesia ci appartiene, gli scritti leopardiani uniscono e permettono di consividere sentimenti e passioni». A sottolineare il rilievo dell’iniziativa, e il tributo dato da Blasucci alla conoscenza delle opere del grande recanatese, la presenza della contessa Olimpia Leopardi. discendente del Poeta e vicepresidente del Centro nazionale di studi leopardiani: «Gino – ha detto la contessa – mi è sempre stato vicino, ci divertivamo a parlare delle cose più semplici. Viveva Giacomo come una parte della sua vita, provo un grande dispiacere oggi a parlare di lui e non con lui».
A tratteggiare la figura di Luigi Blasucci è stato il figlio Pietro: «Lui era legatissimo a Recanati, al Cnsl e al suo presidente Fabio Corvatta. per lui venire qui era sempre motivo di gioia e di svago perchè incontrava amici e colleghi. Io mi occupo di altro nella vità, con mio padre non si parlava mai di lavoro ma comunque è stata sempre presente questa idea di fare un commento ai Canti cui ha lavorato all’infinito. La telefonata della casa editrice che l’opera era ultimata è arrivata che lui stava già male e l’opera è uscita postuma».
Affetti, emozioni, ricordi. Anche nelle testimonianze dei collaboratori. Di Blasucci hanno parlato i docenti dell’Università di Pisa Giuliana Petrucci e Francesco De Rosa e gli interventi dei docenti Christian Genetelli (Università di Friburgo) e di Nicola Feo (Università di Pisa).
«Gino – ha detto la prof Giuliana Petrucci – era contentissimo, sono nella comunione dei santi diceva, sprizzava gioia per aver portato a termine l’impresa editoriale e per aver risarcito il suo maestro Gianfranco Contini del mandato ricevuto. Non è riuscito ad avere la prima copia pilota, ma il lavoro completo l’ha visto, almeno su questo piano se ne è andato felice». Il prof Francesco De Rosa: «Grazie al Cnsl per l’iniziativa odierna, il mio incarico riguardava l’aggiornamento bibliografico di quella che è l’opera dela sua vita». La riflessione del prof Christian Genetelli: «Il commento ai Canti è il punto di arrivo di un lavoro lungo una vita. Un tratto distintivo di Blasucci è il dialogo con i grandi, Dante, Leopardi, Ariosto. Cos’è un classico? Quello che ti parla a venti anni e a ottanta, il classico è quello che ti parla come la prima volta. Il commento di Blasucci è fatto per una fruizione a vari livelli».
A chiudere la serie dei docenti, l’intervento del prof Nicola Feo: «Un arco temporale di 40 anni per questi commenti ai Canti, segno di una critica letteraria che richiedeva una assidua ricerca dei testi. Blasucci valorizza la complessità dei Canti che non si prestano a una lettura omogenea e dunque evita definizioni livellanti curando invece la chiarezza espositiva. E’ significativo il fatto che Blasucci consideri più i padri fondatori della critica leopardiana di quelli più moderni».
Un applauso finale nel ricordo del critico letterario, “e mi sovvien” Luigi “Gino” Blasucci.