Grande successo e standing ovation meritatissima per l’attore Corrado D’Elia andato in scena ieri sera nel Teatro Cortesi di Sirolo con il suo spettacolo “Amadeus”, nell’ambito del Festival e Premio Franco Enriquez. Si tratta di un monologo interamente dedicato al genio Wolfang Amadeus Mozart, ma al contrario di quanto si possa pensare dal titolo dell’opera, non è il grande compositore a parlare ma Antonio Salieri, il suo antagonista.
Mozart, l’enfant prodige di Salisburgo, giunto nella capitale austriaca rubò la scena al compositore italiano a servizio della corte di Giuseppe II, imperatore d’Austria. La leggenda dell’acredine di Salieri, che lo spinse ad avvelenare e uccidere Mozart, è da considerarsi una straordinaria fantasia letteraria messa in scena nel dramma “Mozart e Salieri” scritto da Puskin, che ha suggerito la pièce “Amadeus” di Peter Shaffer nel 1978 da cui D’Elia ha tratto ispirazione per il suo monologo.
Sul palco Salieri-D’Elia è chiuso in una camera aneconica, circondato da enormi cunei per l’isolamento acustico simili alle fauci di uno squalo. Condannato alla solitudine in un inferno, indaga il genio del “divino Mozart”, i sui enigmi e contraddizioni. Ne dipinge il talento e la sregolatezza: la superiorità della sua musica in diretto rapporto con Dio, la sua libertà e l’approccio innovativo e sconvolgente delle sue opere; l’indole vitale, gioiosa, quasi infantile, che non a caso dedicava, oltre alla musica, al gioco d’azzardo e, infine, il suo libertinismo verbale giustapposto a momenti di grazia. Attraverso i suoi ricordi rivive il percorso di Mozart grazie anche a sfumature musicali delle sue opere più famose, “Le nozze di Figaro”, “Don Giovanni”, “Il flauto magico”, fino al tragico e incompiuto “Requiem”.
Corrado D’Elia ha trascinato lo spettatore nel più profondo dolore del personaggio e nei suoi contrastanti sentimenti nel provare una tale ammirazione per il rivale tanto da rimanervi annientato. Un flusso di coscienza in grado di coinvolge il pubblico tra risate sguaiate, gemiti e piagnistei che si altalenano a momenti analitici capaci di rivelare il calore dei sentimenti nella musica di Mozart.
Emblematica l’immagine finale di Mozart che muore con le braccia distese come Gesù sulla croce, un’icona da adorare.
-Nikla Cingolani
Foto©Farina Paolo