CHE COSA STA SUCCEDENDO NELLA VICENDA GESTIONE ACQUA A LIVELLO AATO 3?
Gentili concittadine e concittadini,
i più attenti di voi che recentemente hanno seguito i giornali locali nelle loro pagine provinciali, si saranno accorti di un’accesa discussione in ambito AATO 3 sulla vicenda della gestione delle risorse idriche che interessano i Comuni di gran parte della Provincia di Macerata ed altri Comuni della provincia di Ancona (Osimo, Castelfidardo, Filottrano, Loreto, Numana e Sirolo).
Essendo l’intera vicenda di notevole complessità, proveremo a spiegarla nel modo più semplice possibile, al fine di rendervi edotti su ciò che si sta verificando.
Che cosa è l’AATO 3?
L’AATO 3 è l’Assemblea di Ambito Territoriale n. 3 (Centro Marche), nata su input di una legge regionale, che sostanzialmente disciplina l’impiego delle risorse idriche.
Cosa sta proponendo in questo momento AATO 3 attraverso la sua presidenza ai comuni consorziati, tra i quali la nostra Porto Recanati?
Di fatto sta proponendo un sistema che preveda la creazione di una Società Consortile di primo livello che possa assorbire gli attuali concessionari Marche, Unidra e Centro Marche Acque (che incorpora la “nostra” Astea) e gli altri gestori operativi (Assem s.p.a, Assm s.p.a., Apm, Atac,, Acquambiente Marche s.r.l., Valli Varanesi e Acquedotto del Nera) per poi creare un unico soggetto pubblico sotto il controllo degli stessi Comuni. Come vedete tra le società che andrebbero a scomparire c’è anche l’Astea, che gestisce le risorse idriche nel nostro Comune.
Quali sarebbero i vantaggi di una simile operazione, a detta della presidenza?
Quella di poter rendere il servizio di gestione delle risorse idriche come interamente pubblico e assoggettato integralmente al controllo dei Comuni che aderirebbero al progetto.
Nell’attuale sistema di gestione delle risorse idriche, invece, possiamo sostenere che il tutto sia in mano ai privati e che dunque l’acqua non sia pubblica?
Di fatto non è proprio così. Nel caso di Astea s.p.a, ad esempio, che gestisce il servizio idrico integrato dei Comuni di Porto Recanati, Porto Potenza Picena, Loreto, Montecassiano, Montefano, Montelupone, Osimo, Recanati, la stessa società opera sotto il controllo dei predetti Comuni che ne detengono le quote. Di fatto, insomma, Astea è una multiutility a capitale pubblico e possiamo senza dubbio definirla come una “controllata” dai Comuni aderenti e dunque a partecipazione pubblica.
Quali sarebbero le conseguenze dell’operazione che il Presidente di AATO 3 vorrebbe porre in essere?
Il problema, per tutti i Comuni, sarebbe economico. Una nuova Società di primo livello dovrebbe per legge indennizzare e pagare integralmente il valore degli investimenti non ammortizzati compiuti dai gestori operativi (tra i quali ASTEA), tassativamente 90 giorni prima dell’inizio del servizio. Inoltre, a garanzia di tale operazione, i Comuni dovrebbero versare una copiosa fideiussione, che andrebbe in fumo nel caso in cui la copertura economica non fosse pienamente garantita. La fidejussione verrebbe dunque escussa e per i Comuni si verificherebbe una perdita nei propri bilanci. L’intera operazione costituirebbe un vero e proprio salasso per le casse dei Comuni aderenti che, quasi sicuramente, si troverebbero costretti a scaricare i costi sull’utenza finale e dunque sulle bollette idriche degli ignari cittadini. Il nuovo gestore, inoltre, dovrebbe assumersi l’onere di reimpiegare tutti i dipendenti delle società. Per poter garantire tutto ciò, i Comuni dovrebbero versare alla neo società costituita una cifra che potrebbe avvicinarsi a 200 milioni di euro (da suddividere in proporzione tra i vari Comuni aderenti).
Ma non finisce qua. I Comuni dovranno anche farsi carico delle ipotetiche perdite che si potrebbero verificare nella prima fase del piano operativo. Perdite che, anch’esse, andrebbero a pesare sui bilanci Comunali e sull’utenza finale.
Non ultimo, potrebbe verificarsi che una simile mega operazione di liquidazione e riassorbimento in un unico soggetto di diverse Società consortili, potrebbe avere come conseguenza una razionalizzazione dell’organico con probabili licenziamenti in massa.
Ma i sindaci dei paesi aderenti all’AATO 3 come la pensano su questa operazione?
Di fatto un gruppo di Sindaci, tra i quali il Sindaco del Comune di Porto Recanati, si sono dimostrati contrari a tale operazione. Questi ultimi hanno proposto una Società Consortile di secondo livello che preveda che a gestire il servizio idrico continuino ad essere i soggetti che già operano nel territorio, tra i quali Centro Marche Acque e la sua società operativa ASTEA che, pur rimanendo sotto il pubblico controllo, non verrebbero messe di fatto in liquidazione, con i paventati rischi per i bilanci comunali.
E con la Società consortile di tipo 2 proposta dai predetti sindaci cosa accadrebbe?
Di fatto i Comuni aderenti continuerebbero a mantenere la loro voce in capitolo ed a conservare la loro azione di “controllo” delle Società consortili (tra le quali ASTEA). Con questo tipo di società si accentrerebbero solo parte delle funzioni che sono attualmente svolte in modo separato dalle varie società del territorio, mentre altre rimarrebbero tra le competenze delle singole società attualmente operanti, che manterrebbero tutto il loro know how e il contatto con i loro territori.
In tutto ciò che cosa c’entrano gli schieramenti politici?
Dal punto di vista mediatico e giornalistico la contrapposizione sulla problematica viene rappresentata utilizzando logiche di schieramento politico con il centrodestra da una parte ed il centrosinistra dall’altra quando invece, proprio le prese di distanza dalla proposta presidenziale di molti Comuni guidati da liste civiche, dimostrano che, sul piatto della bilancia c’è la salvaguardia di un bene comune prezioso come l’acqua e quindi le valutazioni sono di carattere prettamente tecnico e che l’equazione consortile di primo livello = pubblico, consortile di secondo livello = privato questa volta non vale. Anzi il rischio potrebbe essere che il modello societario intrinseco alla prima soluzione potrebbe essere così costoso da portare al fallimento e dunque alla privatizzazione dell’intero sistema di gestione.
Quanto sopra è la problematica espressa nel modo più semplice possibile che abbiamo reso sotto forma di Frequently Asked Questions (FAQ) per poterla spiegare nel modo più comprensibile possibile anche a chi di queste cose e dei meccanismi che le regolano, ha scarsa conoscenza.
Ovviamente, su questa pagina e attraverso tutti i canali informativi di cui disponiamo, sarà nostra cura tenervi aggiornati sul decorso degli eventi.