In questi gironi l’INPS ha reso noti i dati sulle pensioni erogate nel 2023. Il centro ricerche della Cgil Marche, ne ha estrapolato i dati riferiti alla nostra Regione con l’intento di fornire una chiara
fotografia del vissuto dei nostri anziani. Ne è emerso un quadro estremamente preoccupante. I nostri pensionati sono sempre più poveri, e le Marche, sono quintultime in Italia, precedute solo da Abruzzo, Molise, Basilicata e Calabria, a conferma che continuiamo ad essere una Regione in “transizione” verso Regione del sud.
La provincia di Macerata non è da meno, l’importo medio delle pensioni è pari a 913 euro lordi, con valori medi che oscillano tra i 477€ per le pensioni di invalidità e i 1167€ per le pensioni di
vecchiaia. Un dato che ci pone ben al di sotto della media nazionale. Se andiamo a vedere l’intera platea delle prestazioni erogate emerge che Il 56,5% dei pensionati del maceratese incassa un assegno inferiore a 750 euro lordi. Tradotto significa che 6 su 10 si trovano sotto la “soglia di povertà”. Alle donne va ancora peggio, sul totale delle pensionate, le
“povere” sono 70,7%.
Il Sindacato Pensionati Italiano, SPI CGIL, come fin dall’insediamento dell’attuale Governo, e ancora di più oggi alla luce degli ultimi dati, non cessa di rivendicare la corretta applicazione del
meccanismo della perequazione (adeguamento del valore della pensione all’inflazione). La mancata rivalutazione delle pensione dal 2014 al 2020 ha fatto sì che ai pensionati non sia arrivato in tasca nulla, di contro per le casse pubbliche il risparmio è stato significativo. La perdita economica, oltre che ingiusta, è permanente e non recuperabile. Dopo anni di ininterrotta attività sindacale, finalmente con il Governo Draghi si era giunti all’ impegno per il 2023 di “scongelare” il sistema perequativo e di applicarlo così come previsto per Legge. Con l’arrivo della nuova Legislatura l’impegno è venuto meno. Un adeguamento a onor di vero c’è stato, applicando però un sistema che, per farla breve, porterà nel biennio 2023-2024, un ulteriore risparmio per lo Stato di oltre 23 miliardi di Euro.
Romina Maccari, Segretaria Generale SPI CGIL Macerata, in merito ha dichiarando “ In assenza di un provvedimento idoneo da parte dell’attuale Governo, che nell’ultima Finanziaria ha previsto misure più riduttive rispetto agli impegni presi dal Governo Draghi, si potrebbe intervenire sulla 14ma mensilità, ampliando la platea di quanti ne hanno diritto; urgente ed opportuno è il rivedere anche le regole della disciplina fiscale per il reddito da pensione. Questo ultimo, infatti, a parità di importo lordo, rispetto a un reddito da lavoro dipendente, ha un prelievo fiscale più alto e, di conseguenza, un importo netto più basso, ma quando si va a fare la spesa i prezzi per lavoratori o pensionati sono uguali”.
Continua poi con una prima valutazione sulla misura una tantum entrata in vigore il 18 luglio, ovvero la card “DEDICATA A TE”. “Cosi come concepito, questo provvedimento del Governo, serve solo a gettare fumo negli occhi, manipolandola, dell’opinione pubblica. È una misura inutile per la sua limitatezza nel tempo e nelle risorse, parliamo di 1milione e 300 mila card ( in provincia ne arriveranno 4557), dal valore di 385 e qualche centesimo ciascuna, per tutta Italia. Le modalità per averne diritto poi sono svilenti dal punto di vista umano, l’INPS stila una graduatoria, una classifica in sostanza, di chi è più povero tra i poveri, se sei tra i primi vinci la carta, altrimenti retrocedi a povero di serie B senza carta. Ai pensionati poi non porta nulla. Per la stragrande maggioranza dei pensionati non c’è neanche la classifica perché il nucleo familiare deve essere composto da almeno 3 componenti. Molti pensionati vivono in coppia, quando non soli da soli, e laddove siano più di due faccio fatica a pensare che ci sia un minore, non faccio però fatica a pensare che per molti di questi nuclei il valore dell’ISEE sia abbondantemente sotto i 15000€ massimi previsti”.
Una vera porta sbattuta in faccia a chi ha già lavorato per tutta la vita e si è battuto per una democrazia reale, costituzionalmente fondata sul lavoro ed il valore della solidarietà. “Serve il lavoro, e serve che questo sia stabile, senza precariato e sfruttamento. L’attuale sistema mette in pericolo le pensioni di oggi e quelle future. I bassi salari non riguardano solo chi li percepisce, ma sono una piaga che si intreccia con il tema delle pensioni”.
Anche per queste ragioni la mobilitazione non si ferma, dopo il 06 maggio a Bologna, il 24 Giugno a Roma, il 15 luglio ad Ancona, la CGIL sarà di nuovo in piazza a settembre/ottobre.