Ancora una volta dobbiamo constatare la scarsa tolleranza per la partecipazione democratica del sindaco e della giunta comunale recanatese: su un argomento di tale importanza, le CER, non si è voluto coinvolgere il consiglio comunale che rappresenta, in qualità di organo collegiale politico-amministrativo, tutti i cittadini recanatesi!
Al di là dei numerosi articoli di stampa sfacciatamente promozionali, di gran pompa autoreferenziale, e con scarsa chiarezza sulle spese che ancora una volta ricadranno sulle spalle dei cittadini recanatesi, alla presentazione del 22 giugno avvenuta nella sala del consiglio comunale, erano collegati da remoto solo una decina di persone ed altrettante erano presenti di persona, oltre ad esperti e tecnici. Quindi scarsa partecipazione non solo dei cittadini, ma persino dei consiglieri comunali stessi, in gran parte assenti.
Visto quanto pubblicizzato, ossia l’installazione di pannelli fotovoltaici nel Centro storico, a maggior ragione occorreva almeno un passaggio in consiglio comunale, visto che ad oggi esiste un piano particolareggiato del Centro storico che vieta fermamente l’installazione del pannelli fotovoltaici, non avendo ancora recepito le norme nazionali che vanno nella direzione opposta!!
Sembra di capire però che -guarda caso- verrà modificato, mentre finora c’è stato un muro totale della giunta contro la modifica del PPCS, e contro proprio tali installazioni nel Centro storico.
En passant segnaliamo pure che c’è già chi da tempo ha installato pannelli fotovoltaici in pieno Centro, zona via Roma ad esempio, fregandosene totalmente del divieto imposto dal piano particolareggiato attualmente vigente.
Teniamo ad informare debitamente i nostri concittadini che per Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), si intendono associazioni di cittadini, di piccole e medie imprese, cooperative e di attività commerciali che condividono lo stesso impianto di produzione di energia rinnovabile. Ad esse possono aderire anche gli enti territoriali, incluse le amministrazioni comunali, gli enti di ricerca e formazione, gli enti religiosi, del terzo settore e di protezione ambientale. Si tratta di un soggetto giuridico che, conformemente al diritto europeo e nazionale, si fonda sulla partecipazione aperta e volontaria e che agisce collettivamente secondo regole stabilite tra i partecipanti in base ad un contratto di diritto privato.
L’obiettivo delle CER è fornire benefici ambientali, economici e sociali a livello di comunità ai suoi membri o alle aree locali in cui operano. La natura delle CER deve essere ricercata essenzialmente nel capovolgimento dei ruoli tradizionalmente assunti dagli attori del mercato, con i consumatori che assumono il ruolo primario e attivo (prosumer) di promozione di iniziative per lo sviluppo dell’efficienza energetica, e della produzione di energia da fonti rinnovabili, che possono essere direttamente fruite dai medesimi consumatori. La condivisione dell’energia deve avvenire attraverso la rete di distribuzione esistente, e i membri delle CER devono insistere all’interno della stessa cabina di trasformazione primaria.
Da non sottovalutare è l’Autoconsumo Collettivo, anch’esso definito come un soggetto giuridico: è pur sempre una comunità energetica, ma in questo caso configurabile solo all’interno di uno stesso edificio o in un insieme di palazzine sotto la stessa amministrazione condominiale che permette ai soggetti che insistono in quell’edifico (persone fisiche, piccole o medie imprese, enti territoriali o del terzo settore, ecc.) di raggrupparsi su base volontaria e agire collettivamente, secondo regole stabilite fra i partecipanti stessi, allo scopo di usufruire dei benefici dati dalla condivisione di energia elettrica autoprodotta da fonti rinnovabili.
Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) e l’Autoconsumo Collettivo (AUC) sono stati introdotti a livello europeo con la Direttiva UE 2001/2018, (RED II). Una norma nata con l’obiettivo di stimolare gli Stati membri verso un crescente sviluppo delle fonti rinnovabili, prevedendo tra le varie forme anche quelle legate all’autoconsumo finalizzato a decentralizzare la produzione, a combattere lo spreco e la povertà energetica, ma soprattutto a mettere al centro della rivoluzione energetica il cittadino, che diventa così parte attiva del sistema energetico.
I benefici economici sono riassumibili nel risparmio in bolletta.
L’energia elettrica prodotta in loco dalle comunità energetiche e destinata direttamente all’autoconsumo avrà un tragitto brevissimo, e ciò farà sì che si riducano fortemente i costi di gestione delle linee di distribuzione. Quanto maggiore sarà la quota di energia autoconsumata, tanto maggiore sarà la riduzione dei costi delle componenti variabili della bolletta. L’energia elettrica “condivisa” beneficia di un contributo economico riconosciuto dal GSE (per la remunerazione degli impianti) in forma di tariffa premio per un periodo di 20 anni nel caso in cui l’impianto faccia parte di una comunità energetica rinnovabile.
I vantaggi non finiscono qui: da parte del Gestore dei Servizi Energetici (GSE) si avrà sia un riconoscimento economico per l’energia prodotta e immessa nella rete elettrica, sia la restituzione alla comunità dei minori costi di sistema per effetto dell’energia condivisa. Tali incentivi sono cumulabili, senza limitazioni, con la detrazione fiscale del 50% per l’acquisto dell’impianto di produzione di energia rinnovabile.
La condivisione di energia da fonti rinnovabili all’interno di comunità locali –non solo fotovoltaico o eolico, ma anche geotermia, idroelettrico o biomasse- può dunque rappresentare un’occasione senza precedenti per promuovere progetti in grado di portare valore aggiunto nei territori e creare opportunità economiche e sociali. Le Comunità Energetiche Rinnovabili e l’Autoconsumo Collettivo saranno un driver importante per la transizione ecologica e per lo sviluppo delle rinnovabili, e potranno contribuire a ridurre la dipendenza energetica dall’estero del nostro Paese.
C’è bisogno però di fare informazione precisa, chiara e ben dettagliata sul tema, ed è per questo che è opportuno coinvolgere i consigli comunali in primis, con il sindaco e la propria giunta a sostenere e farsi parte attiva per la nascita di Comunità Energetiche nei nostri comuni, sensibilizzando il territorio sulle opportunità offerte da questo meccanismo, informando nel contempo le famiglie e gli operatori, a partire dalle piccole e medie imprese e dagli enti del terzo settore che ne possono far parte.
Farne uno strumento di propaganda politica – come hanno fatto un paio di assessori della Giunta recanatese- e sviluppando il concetto esclusivamente sul fotovoltaico destinato al Centro storico, è assolutamente limitativo e discriminante per tutti gli altri cittadini che vivono fuori dal Centro.
Recanati deve cogliere l’opportunità a 360 gradi non limitandosi al fotovoltaico. Dato che i benefici economici sono riassumibili nel risparmio in bolletta e che, nel progetto recanatese, sembra essere di € 100,00/utente annuo, tale risparmio economico annuo giustificherebbe i costi di edilizia per rifare i tetti e i solai degli immobili del Centro storico??
Di sicuro no! E ad esclusivo vantaggio di chi? Ma di queste spese per i proprietari delle abitazioni, Giunta e Sindaco se ne guardano bene di informarne i recanatesi tutti!
Coordinatore cittadino – Lega Salvini Premier
Benito Mariani
10 commenti
Giusto Mariani, ma da quanto si è capito il sindaco e la giunta hanno solo rigirato l’offerta ricevuta di fare questa CER senza fare nulla perché non saprebbero nemmeno cosa fare.
Certo che la storia è singolare. Pannelli sui tetti del centro storico PROIBITISSIMI. Adesso con la CER verrebbe permesso? Ho seguito l’incontro e ho visitato il sito a cui rimandano. Non c’è un contratto tipo, non c’è una simulazione di conto economico. Cioè il Comune ha il monopolio anche dei nostri tetti, quello mio appena rifatto?
In centro storico non mi hanno fatto mettere una sedia e un vaso come volevo poi scopriamo che hanno fatto mettere i pannelli in via Roma…
ci possono stare o no? se si ne netto 120mq….chi mi risponde?
Viene il sospetto che i pannelli fotovoltaici si possano posizionare sui tetti del Centro Storico solo se si aderisce a una iniziativa con una ditta scelta da questa Amministrazione, accettando un ritorno, nemmeno garantito, ridicolo in termini economici a fronte di impegni ancora non del tutto chiari in termini di costo, di durata del vincolo etc.etc. Una specie di servitù che si verrebbe a creare sui nostri tetti per una CER nella quale non si capisce quale voce in capitolo potremmo avere. Di ditte che si offrono di promuovere CER se ne sono parecchie, almeno un po’ di sana competizione fra le varie ditte non sarebbe opportuna? E ancora meglio, ma se uno se li vuole installare per conto proprio sul suo tetto sarà libero o no? Finora non lo è stato, sembrava una bestemmia!
Se guardate il progetto/offerta è stato realizzato e sarà gestito dalla SGR di Rimini, quella che ha comprato le quote Astea. Dalla scheda dei dati c’ è scritto chiaramente il risparmio economico previsto, come ha riportato correttamente il consigliere Mariani è di 100€/utente annuo
Importante è che se ne parli! Grazie consigliere Mariani per aver chiarito un argomento che sottende a tante problematiche. Tanto i politici al governo di queste ultime amministrazioni si fanno solamente gli affari propri, e che affari!!!
Peccato che il consigliere Mariani non ci ha capito niente e ha scritto un’infinità di sciocchezze
spiega tu scienziato,
quanto scritto da mariani è, in maniera accessibile, è ne più ne meno la verità documnetabile da numeri ed atti,
si vada a cercare, per chi vuole e può, i risultati degli altri interventi messi in piedi in ambito CER.
nessuna altra questione può essere dimostrabile, se non l’assoluta mancanza di convenienza per chi partecipa, ed i l guadagno unico di chi vende progetto e materiale
Vogliamo dire che la comunicazione su questa iniziativa è stata quantomeno carente? Mettano sul sito dell SGR o del Comune o dove volete un contratto tipo, e una bozza di conto economico. Certo che per cento euro all’anno la servitù sul mio tetto io non la cederei proprio soprattutto se poi non si capisce chi e con quali modalità farà le manutenzioni, chi a fine utilizzo debba smaltire i pannelli vecchi, etc. E soprattutto non esiste solo la SGR, sentiamo altre proposte.