Senza una banca. Non c’è solo la vicenda Banca Marche a pesare sul sistema del credito marchigiano. Negli ultimi cinque anni abbiamo assistito al ridursi del numero delle filiali e degli addetti agli sportelli bancari. I motivi? Secondo il presidente Cna Marche Paolo Silenzi il venir meno di banche locali, radicate nel territorio, la riorganizzazione dei grandi gruppi creditizi nazionali con riduzioni di sedi e personale e l’accelerazione verso i servizi home banking. Il risultato? Su 225 Comuni marchigiani, sono ben 48 quelli senza sportelli bancari.
“Si tratta” afferma Silenzi “di piccoli Comuni montani e dell’entroterra marchigiano, abitati prevalentemente da anziani, che perdono lo sportello bancario dopo aver visto chiudere ospedali, uffici postali, edicole ed altri servizi di grande importanza per la qualità della vita. Non deve sorprendere se in questi territori si assiste ad un costante calo demografico a causa della fuga di tanti giovani verso le grandi città e le località costiere della regione o verso altre regioni a addirittura all’estero. Tra l’altro gli anziani che rimangono, non hanno grandi capacità digitali e diffidano dell’home banking. Sono quindi costretti a recarsi in altri Comuni vicini per fare le loro operazioni bancarie o anche solo per prelevare contanti con il Bancomat. Ma disagi si hanno anche per imprese ed operatori economici che debbono versare in banca i loro incassi giornalieri o settimanali, in realtà dove si paga ancora in contanti, soprattutto per i piccoli acquisti. Occorre intervenire per ridurre i disagi dell’entroterra marchigiano, sempre più penalizzato anche nel settore dei servizi finanziari”
Comuni senza banche. Secondo una indagine del Centro Studi Cna Marche su dati Istat, Inail e Banca d‘Italia, dal 2017 alla fine del 2021, il numero degli addetti nel settore dell’intermediazione finanziaria, settore costituito per la quasi totalità da banche, è sceso da 3.828 a 3.441. Il calo è stato di 387 addetti, pari al 10,1 per cento, un valore doppio rispetto al meno 5,2 dell’Italia. Su 225 Comuni, quelli dove si può trovare uno sportello bancario sono 177 con 853 filiali. I Comuni privi di servizi bancari e di intermediazione finanziaria son 48, pari al 21,3 per cento del totale. Dove le banche sono presenti, si hanno in media 3,8 sportelli ogni Comune.
L’elenco dei comuni senza sportello non è omogeneo per caratteristiche orografiche: si va dai più piccoli comuni di montagna nei Sibillini a quelli integrati in aree fortemente industrializzate come la media Vallesina, ai comuni collinari del pesarese. Sono soprattutto le province di Fermo e Macerata a soffrire di più per la mancanza di sportelli bancari. In particolare nel fermano i Comuni bank free sono 15 e nel maceratese 14. Senza sportelli bancari ci sono 7 Comuni ad Ascoli e Pesaro Urbino e 5 nella provincia di Ancona.
“Noi” conclude Silenzi “riteniamo che alcune particolari realtà urbane particolarmente piccole e posizionate in siti difficili da raggiungere, con risorse non facili da valorizzare, sono comunque importanti per il presidio del territorio regionale e per il suo equilibrio. Pertanto occorre prendere in considerazione anche l’opportunità di dotare i comuni non presidiati da sportelli bancari, di strutture adatte a garantire i servizi del credito e della finanza per i residenti e per quelle iniziative imprenditoriali che potrebbero sorgere sul territorio e aiutarlo a mantenere una sua vivacità e una sia pur minima attrattività.”
INTERMEDIAZIONE MONETARIA – addetti nelle ditte marchigiane
Ateco 64.1 | 2017 | 2018 | 2019 | 2020 | 2021 | var.% |
Marche – numero addetti | 3.828 | 3.508 | 3.418 | 3.365 | 3.441 | -10,1 |
Italia – numero addetti | 456.846 | 440.856 | 455.065 | 440.363 | 433.300 | -5,2 |
Fonte: elab. centro studi CNA Marche su dati Inail Banca Dati Statistica
Sportelli per comune – Marche 2021
AN | AP | FM | MC | PU | MARCHE | |
numero comuni | 47 | 33 | 40 | 55 | 50 | 225 |
comuni con sportelli bancari | 42 | 26 | 25 | 41 | 43 | 177 |
numero sportelli bancari | 210 | 252 | 77 | 131 | 183 | 853 |
comuni senza sportelli bancari | 5 | 7 | 15 | 14 | 7 | 48 |
incidenza comuni senza sport. | 10,6 | 21,2 | 37,5 | 25,5 | 14,0 | 21,3 |
numero sportelli per comune | 4,5 | 7,6 | 1,9 | 2,4 | 3,7 | 3,8 |
Fonte: elab. Centro studi CNA Marche su dati Banca d’Italia
I comuni delle Marche senza sportello bancario al 2021:
PU005 BELFORTE ALL’ISAURO | 1 |
PU006 BORGO PACE | 2 |
PU017 FRONTINO | 3 |
PU021 ISOLA DEL PIANO | 4 |
PU031 MONTE CERIGNONE | 5 |
PU041 PEGLIO | 6 |
PU048 PIETRARUBBIA | 7 |
AN024 MERGO | 8 |
AN025 MONSANO | 9 |
AN033 OFFAGNA | 10 |
AN037 POGGIO SAN MARCELLO | 11 |
AN042 SAN PAOLO DI JESI | 12 |
MC005 BOLOGNOLA | 13 |
MC008 CAMPOROTONDO DI FIASTRONE | 14 |
MC010 CASTELSANTANGELO SUL NERA | 15 |
MC011 CESSAPALOMBO | 16 |
MC017 FIASTRA | 17 |
MC019 FIUMINATA | 18 |
MC020 GAGLIOLE | 19 |
MC027 MONTE CAVALLO | 20 |
MC032 MONTE SAN MARTINO | 21 |
MC040 POGGIO SAN VICINO | 22 |
MC050 SEFRO | 23 |
MC051 SERRAPETRONA | 24 |
MC056 USSITA | 25 |
MC058 VALFORNACE | 26 |
AP016 COSSIGNANO | 27 |
AP029 MASSIGNANO | 28 |
AP034 MONTEDINOVE | 29 |
AP038 MONTEGALLO | 30 |
AP044 MONTEMONACO | 31 |
AP056 PALMIANO | 32 |
AP073 VENAROTTA | 33 |
FM008 BELMONTE PICENO | 34 |
FM025 LAPEDONA | 35 |
FM026 MAGLIANO DI TENNA | 36 |
FM028 MASSA FERMANA | 37 |
FM030 MONSAMPIETRO MORICO | 38 |
FM035 MONTEFALCONE APPENNINO | 39 |
FM037 MONTEFORTINO | 40 |
FM039 MONTE GIBERTO | 41 |
FM042 MONTELEONE DI FERMO | 42 |
FM043 MONTELPARO | 43 |
FM046 MONTE RINALDO | 44 |
FM050 MONTE VIDON COMBATTE | 45 |
FM051 MONTE VIDON CORRADO | 46 |
FM053 MORESCO | 47 |
FM070 SMERILLO | 48 |
12 commenti
una grande opportunità per gli Uffici postali.
Bravo. Ce ne sono ancora di meno di uffici postali.
Informazioni importanti, soprattutto per la loro completeza statistica. Ora la questione è una sola: perchè le banche, più o meno locali che siano, non hanno sportelli in queste località? Forse perchè troppo piccole e percio per loro poco o nulla redditizie? Forse perchè lì hanno pochi clienti che… contano? Una risposta la CNA dovrebbe averla, visto che spesso suoi uomini siedono nei consigli di direzione di certi istituti di credito. Poi, considerando che le banche sono aziende private, va anche detto che la sopravvivenza di certe località dipende dall’assensa dei servizi pubblici, degli uffici postali, dei medici di famiglia, dei trasporti pubblici, perfino delle scuole. E questi “tagli” sono risultato di scelte politiche e non di bilanci bancari.
una volta c’era la Cassa di Risparmio della Prov.di Macerata che,sorta dalla fusione di Casse locali che andavano dalla montagna alla costa e che avevano una rete fitta di filiali,ha dovuto lasciare in vita tutta questa rete,riuscendo a fare corposi bilanci compensando la redditività delle piccole con quella delle più grandi ed avendo di fatto il monopolio dell’attività creditizia.Quando è scomparsa per il noto fallimento,assorbita da grossi Istituti questi hanno abbandonato i piccoli centri non sufficientemente redditizzi tenendosi le piazze migliori,anzi facendo scremature,come a Recanati.Sono le leggi che regolano il capitalismo privato,la fondamentale delle quali è il massimo profitto,senza nessuna attenzione per gli aspetti sociali.La necessità di rivedere questo modello economico incomincia ad esser sentita da non pochi.
Tutto vero. Solo che negli anni tanto associazioni imprenditoriali come la CNA, quanto soprattutto le Amministrazioni comunali coinvolte, hanno dimostrato superficialità non chiedendo conto alle banche del loro comportamento. Chi è venuto dopo Banca Marche, qualunque sia stata la loro… insegna, ha beneficiato largamente delle risorse economiche del territorio, del risparmio dei cittadini, delle operazioni di negoziazione di mutui e prestiti con gli stessi Comuni. Ma proprio questi ultimi hanno chiuso un occhio, anzi due, accontentandosi di briciole come quattro giochi per la scuola materna o un piccolo prestito per la società sportiva. E qua non c’entra il “capitalismo”, quanto l’incapacità di guardare oltre il proprio Comunello e conoscere un po’ le dinamiche economiche, che per le grandi banche non guardano certo i bisogni delle località dell’entroterra marchigiano.
Tutti i fallimenti causati dai socialisti.
ma tu sei proprio fissato.Curati,che è meglio.
Coda di paglia? Curati tu! Socialista!
Lo capite o no he aprire una filiale sono solo costi!!!
La luce il riscaldamento l’affitto del locale le linee telefoniche il personale hanno costi solo costi ed in un mmento in cui molti servizi a partire dal bonifico si possono fare on line tenere filiali in posti sperduti è una perdita!!
O altrimenti siete disposti a pagare un costo superiore la tenuta del conto con in cambio il servizio della filiale nel paesello?
Adesso dovremmo credere che le banche se la passano male? Quanto costa al cittadino un conto corrente su cui far arrivare stipendio o pensione? Quanto costa fare un bonifico? Quanto costa mensilmente avere il bancomat o la carta di credito utile per fare spesa anche al supermercato sotto casa?
Via, non prendiamoci in giro.
Commento da ‘Bar dello sport’, a dir poco insulso.
Prima di far fare inutile esercizio ai polpastrelli prova a 1) distinguere tra i costi (per la realizzazione di un bene e/o un servizio, posta che qualsiasi azienda deve mettere in conto) e le perdite (che si manifestano quando i guadagni derivanti dalla vendita dei beni e/o dei servizi sono inferiori ai costi, dunque sono il risultato della gestione economica), 2) considerare sia la geomorfologia marchigiana (contraddistinta da colline e valli, parte dei quali anche in zona montana o pedemontana, condizione che rende oggettivamente assai disagevoli gli spostamenti, sia l’età avanzata di una parte consistente della popolazione (spesso neppure dotata di un’istruzione adeguata) sia, infine, la non totale copertura internet del territorio.
Tutti i suddetti fattori dovrebbero farti comprendere che a) l’accesso esclusivamente telematico ai servizi bancari, allo stato, non solo costituisce mera utopia ma, soprattutto, penalizza in modo assai elevato una larga fascia della popolazione, per giunta la più debole e b) che i servizi ‘tradizionali’ di sportello potrebbero certamente (e sottolineo certamente) essere erogati senza incorrere in perdite se solo si perseguissero obiettivi economici non necessariamente stratosferici e, soprattutto, se i responsabili di tali decisioni agissero in modo onesto e lecito (ogni riferimento ai recentissimi fatti di cronaca regionale non è casuale, ancorché meramente emblematico: basti pensare a quante vicende giudiziarie in campo bancario, sia fallimentari che penali, hanno avuto luogo in Italia nell’ultimo ventennio)
Fallimenti socialisti.