Le circostanze che hanno portato alla chiusura dei tre ponti (Loc. Casone, Loc. Intriglione e Loc. Selvaleone) che collegano il territorio montefanese le conosciamo tutti.
Mentre altri comuni vicini (Cingoli e Filottrano), trovandosi nella stessa situazione, hanno provveduto entro pochi giorni a ripristinare il passaggio nei ponti, a Montefano, dopo ben 68 giorni, il ponte di Via Casone è finalmente stato riaperto. Quello che però non è ben chiaro sono le tempistiche e la tipologia dell’intervento che ci portano ad avere seri dubbi sulla sicurezza della struttura.
Ripercorriamo le tappe…
Dall’alluvione del 15 e 16 settembre il Sindaco Angela Barbieri dispone la chiusura delle strade comunali e dei ponti.
Dopo una prima verifica del Responsabile dell’Ufficio Tecnico niente più si muove, neanche l’indispensabile come rimuovere i detriti della piena per permettere di poter verificare la situazione generale a vista dei ponti in questione.
Dopo due settimane, il 3 ottobre, il Comune di Montefano invia la richiesta per un sopralluogo di squadre formati da tecnici ai fini delle valutazioni del caso sulle tre infrastrutture, propedeutiche all’eventuale esecuzione di interventi in somma urgenza (!) ai sensi dell’art. 163 del D.Lgs. 18 aprile 2016, n.50 e s.m.i. finalizzati alla loro riapertura qualora sicuri sotto il profilo strutturale alla Direzione Protezione Civile e Sicurezza del Territorio della Regione Marche.
Il giorno successivo, il 4 ottobre, l’Anas si reca sul posto per effettuare il sopralluogo e consegna, dopo un mese esatto, il 4 novembre, le schede di criticità per la valutazione dei danni a seguito dell’alluvione del 15-16 settembre 2022 per i tre ponti.
La scheda di criticità redatta dall’Anas per il Ponte di Via Casone descrive che il piano stradale risulta danneggiato ed ostruito a causa del parapetto metallico […] non ancora sgomberato. La zona più compromessa del ponte in oggetto è il piano stradale. Proseguendo da un’analisi VISIVA, la staticità dell’opera non risulta essere compromessa […] tuttavia non è possibile valutare, senza indagini più approfondite, l’effettivo stato del manufatto.
Gli interventi di emergenza suggeriti dall’Anas prevedono la pulizia della sede stradale e la messa in sicurezza delle scarpate, la possibilità di imporre il senso unico alternato, mediante impianto semaforico, restringendo la carreggiata alla larghezza netta di 2,75 m mediante barriere (e.g. New Jersey in plastica), imponendo un limite di sagoma e limitando il carico a 3,5 t.
Con il Verbale di Somma Urgenza è stata disposta l’esecuzione dei lavori presso il Ponte di Via Casone in funzione di quanto indicato dall’Anas determinando, in via preventiva, un prezzo complessivo dell’intervento pari a 30.000 euro.
Oltre ad aver sgomberato e pulito la sede stradale, aver predisposto il senso unico alternato (come peraltro era già) l’intervento ha visto l’installazione di n.36 New Jersey in calcestruzzo per tutta l’estensione del ponte, cosa ben diversa da quelli in plastica in quanto vanno a caricare sul ponte ben 16 tonnellate circa invece di 3 tonnellate nel caso dei New Jersey in plastica considerando il massimo riempimento di acqua.
Tutto questo senza tenere conto delle indicazioni dell’Anas, che ha limitato il transito a 3,5 t e al senso unico alternato in quanto ritenuto di fondamentale importanza il peso che va a gravare sul ponte soprattutto in considerazione della necessità, peraltro indicata sulla relazione, di effettuare una verifica strutturale, requisito indispensabile per conoscere la reale tenuta del ponte. È stata predisposta una perizia prima di decidere di caricare sul ponte 13 tonnellate in più del previsto?
Non contenti, sopra i New Jersey in calcestruzzo sono stati installati dei pannelli da recinzione orsogril che, nel caso di una nuova ondata di piena con tanto di detriti del caso, invece di far defluire l’acqua ne ostruirebbero il passaggio con immaginabili conseguenze devastanti per il ponte.
Il Consigliere Luciano Mezzalani, nella seduta del Consiglio comunale del 4 novembre, aveva affermato che la lunga chiusura del ponte era stata determinata dalla scarsa decisionalità e responsabilità dell’Amministrazione comunale. Il Sindaco Barbieri ha risposto in modo risentito che senza le schede dell’Anas che stabilivano le modalità di intervento non era possibile intervenire. Come mai allora l’intervento realizzato non ha tenuto conto delle indicazioni dell’Anas?
La verifica strutturale dei ponti, come indicato dagli organi preposti, è stata effettuata?
La procedura che è stata seguita per decidere la tipologia di intervento per il Ponte di Via Casone, incongruente con le prescrizioni Anas, è corretta?
I montefanesi hanno aspettato 68 giorni (nel Comunicato ufficiale l’Amministrazione ha avuto la sfacciataggine di dire “è stato fatto tutto quanto era necessario e in velocità”) e speso 30.000 euro (sempre che siano stati sufficienti) per riaprire il ponte di Via Casone, fatto venire il singhiozzo ai tecnici Anas nominandoli continuamente, per poi ignorarli gravando la struttura di 13 tonnellate, briciole, per un intervento d’emergenza che non è risolutivo anzi potenzialmente pericoloso in caso di una nuova onda di piena.