Atto di indirizzo unitario del Consiglio regionale delle Marche a tutela delle concessioni demaniali marittime, fluviali e lacuali per finalità turistico-ricreative. Impegno per scongiurare la decadenza generalizzata delle concessioni stabilita al 31 dicembre 2023. Il provvedimento nasce dalla sintesi di cinque proposte di mozione presentate dai diversi gruppi consiliari.
E’ fissata al 31 dicembre 2023 la scadenza generalizzata delle concessioni demaniali marittime, fluviali e lacuali per le finalità turistico-ricreative. Il termine non è solo conseguenza dei contenuti della nota direttiva Baldestein, ma è anche frutto delle recenti sentenze del Consiglio di Stato che hanno prodotto la disapplicazione delle disposizioni normative statali che avevano stabilito la proroga della durata delle concessioni demaniali al 31 dicembre 2033. Alla luce di questo scenario di estrema incertezza che rischia di mettere in ginocchio un settore molto vivace dell’economia nazionale e, più in particolare, di quello regionale l’Assemblea legislativa delle Marche ha approvato un atto di indirizzo unitario. Una risoluzione, accolta all’unanimità, in cui sono confluite cinque proposte di mozione presentate dai diversi gruppi consiliari. Nel documento si evidenzia anzitutto la grave situazione di incertezza, malessere e preoccupazione che coinvolge migliaia di attività, piccole e medie imprese, in larga parte a conduzione famigliare e contestualmente a ciò l’urgenza di un intervento del Governo e del Parlamento in termini sia legislativi che di ferma interlocuzione a livello europeo. Nel dispositivo della risoluzione si chiede l’impegno di Presidente e Giunta regionale per attivare la Conferenza Stato-Regioni, attraverso apposito pronunciamento, per una rapida soluzione del problema e, in particolare per l’approvazione di un atto normativo che consenta di valorizzare l’esperienza professionale ed il patrimonio di conoscenza di chi ha già svolto attività di gestione di beni demaniali. Atto normativo che, inoltre, dovrà tener conto delle specificità territoriali nell’Unione europea e in Italia, tutelare il legittimo affidamento dei concessionari, con il riconoscimento di un indennizzo a tutela degli eventuali investimenti effettuati e procedere con la mappatura delle attuali concessioni.
3 commenti
Le concessioni demaniali sono un bene della collettività e non possono essere concesse praticamente gratis come attualmente avviene. I proprietari di immobili ad uso abitativo per anni hanno pagato imposte e tasse su redditi mai percepiti e sono stati nell’impossibilità di liberare i propri beni, nelle grandi città ci sono interi palazzi occupati illegalmente da anni che la polizia non sgombera ma sui quali i proprietari pagano le imposte ( e certe volte anche le utenze), e poi da un’altra parte lo Stato (o la Regione) concede pressochè gratuitamente l’uso delle sue aree più redditizie. La Regione farebbe bene a preoccuparsi maggiormente della corretta gestione delle sponde dei fiumi, in certi casi in preda al degrado più assoluto, mentre i proprietari dei fondi rustici confinanti con i corsi d’acqua vedono assottigliarsi i loro terreni per l’erosione galoppante. Però pagano imposte e tasse su frustoli di terreno ormai franate dentro il fiume. Come al solito i tartassati e i beneficiati. Concedete pure tutti i diritti di prelazione che volete a chi è già titolare di concessioni, ma stato attuale è fuori da ogni logica.
Lo sanno già, è inutile ricordaglielo. Il patto tra lidi e politica è indissolubile, perché basato sugli interessi di pochi a danno della collettività. È un chiaro esempio di italianità.
Atto di indirizzo unitario ….abbiamo detto tutto. E meno male che i politici di ogni colore si battono il petto dicendo che le sentenze si rispettano. Vogliamo ricordare che in molti comuni fuori cratere si pagano imposte e tasse sui fabbricati resi inagibili dal sisma del 2016, che i contriburi di ricostruzione, seppure adesso siano stati resi più celeri, in molti casi ancora non sono arrivati mentre in altri casi sono arrivati quando ormai i proprietari non avevano più le forse fisiche o morali per seguire la ricostruzione? che i danni da cinghiali (res communitatis) arrivano dopo anni in misura insufficiente? Che gli agricoltori pagano i contributi consortili ai Consorzi di Bonifica che si curano o dovrebbero curarsi della rete idrica supeficiale? Fermiamoci qui per carità di patria.