Nell’ambito delle costanti attività di monitoraggio delle movimentazioni di denaro, tese ad intercettare e reprimere ogni forma di inquinamento ed utilizzo distorto del sistema finanziario nell’economia legale, poste in essere sempre più spesso a mezzo piattaforme informatiche e applicazioni on line, che assicurano rapidità ed anonimato, i Finanzieri della Compagnia di Civitanova Marche hanno individuato un sito internet pubblicizzante servizi di consulenza e formazione per l’utilizzo di “moneta virtuale”.
Rilevata la riconducibilità del portale ad una società di capitali, alla luce del potenziale utilizzo dei servizi erogati per finalità di riciclaggio e reimpiego di proventi derivanti da reato, è stato avviato, nei confronti della stessa, un controllo con i poteri di polizia valutaria volto a verificare il corretto assolvimento delle prescrizioni imposte dal Decreto Legislativo n. 231/2007, in quanto rientrante tra i soggetti obbligati al rispetto della speciale normativa antiriciclaggio.
Dalle attività di controllo è emersa, sin da subito, la mancata identificazione, attraverso l’acquisizione di valido documento d’identità, dei clienti committenti i servizi di consulenza e formazione resi dalla società e, al contempo, la mancata acquisizione e valutazione di informazioni sullo scopo e sulla natura della prestazione professionale resa a ciascun cliente, secondo quanto disposto dalla normativa antiriciclaggio.
Al fine di meglio delineare la posizione del soggetto economico obbligato, le Fiamme Gialle civitanovesi hanno anche provveduto ad assumere informazioni dai suoi clienti, ricostruendo il variegato pacchetto di criptovalute da loro detenuto, risultato essere costituito da bitcoin, ethereum, ethos, sake token, smart chain, truebit, gelato network token, tomochain, chainlink.
Attraverso l’incrocio dei dati acquisiti è emerso, per 11 dei clienti individuati, la mancata indicazione, nel quadro RW della dichiarazione annuale dei redditi, del possesso di valute virtuali (criptovalute).
Nello specifico, è risultato pari a circa 230.000 euro l’ammontare complessivo degli investimenti sottratto al cosiddetto monitoraggio fiscale, adempimento, questo, previsto per coloro che detengono attività estere di natura finanziaria suscettibili di produrre redditi imponibili in Italia, alle quali le criptovalute sono equiparate.
A conclusione del controllo antiriciclaggio, sono state contestate, al legale rappresentante della società di servizi, ripetute e plurime violazioni agli obblighi di adeguata verifica della clientela e di conservazione dei documenti acquisiti, con sanzioni edittali fino a 100.000 euro.
Parallelamente, nei confronti degli 11 suoi clienti (investitori), che hanno omesso di dichiarare il possesso di criptovalute, sono stati avviati specifici accertamenti volti da un lato a rilevare eventuali ulteriori violazioni alla normativa fiscale e dall’altro a consentire all’Agenzia delle Entrate l’applicazione delle sanzioni amministrative conseguenti all’inosservanza degli obblighi dichiarativi.
L’operazione di servizio si inserisce nel più ampio dispositivo di controllo dei circuiti di pagamento alternativi al sistema bancario, degli strumenti di moneta elettronica e delle valute virtuali, indispensabile per intercettare possibili operazioni di finanziamento di reti terroristiche, di riciclaggio e di reimpiego di proventi derivanti da reato, costante impegno della Guardia di Finanza che mira alla salvaguardia dell’economia legale e di coloro che operano nel rispetto delle leggi.