L’espressione “muro di gomma” in genere sta ad indicare un atteggiamento di chiusura, non espressamente dichiarato o manifesto, verso le richieste di qualcuno. Penso che questa definizione possa tranquillamente adattarsi all’atteggiamento che certa burocrazia comunale ha deciso di assumere nei confronti della mia richiesta del 6 maggio 2021 relativa all’accesso al documento amministrativo denominato: “Progetto presentato alla Regione Marche con nota n. 1335263 del 25 novembre relativo alla illuminazione del Capannone Nervi, inserito nella deliberazione della Giunta Regionale delle Marche del 23 dicembre 2020 n. 1659.”
Infatti, come reso noto nel precedente articolo dell’8 giugno, a seguito del silenzioso diniego apposto, ho presentato richiesta di riesame al garante dei Diritti della Regione Marche. Richiesta presentata per conoscenza, tramite posta certifica, alle ore 10,46 del 7 giugno anche al Comune di Porto Recanati. Alle ore 13,13 l’ufficio tecnico del comune mi ha inviato, a suo dire, quanto da me richiesto, per posta certificata. Peccato che quanto da me richiesto non corrispondeva a quanto inviatomi perchè erano semplicemente degli allegati alla delibera di giunta comunale n. 52 del 12 aprile 2021, scaricabili tranquillamente dal sito web del comune e che pertanto non richiedono alcuna richiesta di accesso agli atti. A fronte della mia successiva contestazione, avvenuta alle ore 19,34 dello stesso giorno, è calato il silenzio.
Silenzio veramente inquietante e che non trova alcuna plausibile giustificazione perché, se quanto da me richiesto non trova riscontro negli atti dell’amministrazione, basterebbe un semplice messaggio nel quale mi si dice di aver chiesto un documento inesistente. Se invece al posto di queste poche righe mi si invia un altro documento, spacciandolo per quanto da me richiesto, la cosa diventa oltre che inquietante anche preoccupante perché mette in discussione la capacità della burocrazia comunale a relazionarsi con la cittadinanza. Cittadinanza che in ultima istanza è il pubblico di riferimento della burocrazia. Questo almeno secondo un concetto di democrazia rappresentativa comunemente inteso. A meno che, a Palazzo Volpini, la burocrazia non venga intesa ed interpretata come il braccio armato della giunta comunale che ritorna ad essere, in barba alla recente riforma Del Rio, non più solo organo di programmazione ed indirizzo ma anche elemento attivo nell’interpretazione delle norme che la burocrazia è tenuta ad applicare.
Ecco a questo punto, proprio per i contorni non chiari che stanno emergendo, la vicenda si complica e smette di essere solo un atto illegittimamente negato, ma investe anche la credibilità della burocrazia di esercitare in autonomia la potestà dell’attuazione dell’indirizzo politico e della scelta degli strumenti tecnici, finanziari e giuridici, così come previsti dall’attuale normativa legislativa. Se ciò fosse vero, e spero fortemente non lo sia, sarebbe di una gravità estrema tale da dover essere riproposto all’attenzione non solo della pubblica opinione ma anche degli organi superiori di controllo. Ma questo potrà essere oggetto di un capitolo a parte che potrebbe aprirsi solo dopo che si saranno appurate le vere cause di un comportamento così anomalo da parte dell’amministrazione comunale. La puntata termina quì ma la richiesta di accesso agli atti è ancora in piedi.
Gioacchino Di Martino
Porto Recanati, 12 giugno 2021
1 commento
Esimio candidato sindaco, lei continua in questa saga (o telenovela) con una prudenza che poco si concilia con la necessità di fa luce (sc!) su tutto. Sì perchè seguendo il suo racconto alla fine sembra che tutto sia da scaricare sulle spalle degli impiegati-funzionari-burocrati che hanno gestito la pratica, nei meandri di due enti, il Comune e la Regione, dove il peso della “manina” politica non è affatto inesistente, per non dire decisivo nel determinare chi ammettere o meno a un finanziamento, . La questione, esimio, sta proprio qui e non altrove, in quanto la scelta di proporre quel progetto d’illuminazione è principalmente politica.
Non sarà così ingenuo da credere che tutto sia frutto di intese tra impiegati? Suvvia, con la sua esperienza politica e di vita, con la sua perspicace attenzione alle cose cittadine, non vorrà sostenere che non ha pensato a quella “manina”, dandole un nome, un cognome e una sigla di partito?