Si è sentita forte una nota stonata alla Festa della Liberazione a Recanati che si è svolta, nonostante la pioggia, tra discorsi solenni, memoria e… accese discussioni. A scatenare il dibattito non sono stati soltanto i consueti confronti politici, ma anche una scelta musicale che ha fatto rumore: l’assenza, nel programma della Banda cittadina, del brano “Bella Ciao”, da sempre simbolo della Resistenza.
La decisione del maestro Marcello Lorenzetti, maturata dopo un confronto con le associazioni bandistiche nazionali e motivata dalla concomitanza con il lutto nazionale per la morte di Papa Francesco, ha portato a un’esecuzione ridotta al solo Silenzio e all’Inno di Mameli. Una scelta che non è passata inosservata.
Tra le voci più critiche quella del presidente dell’Anpi locale, Sandro Apis, che ha definito “inspiegabile” l’esclusione del celebre canto partigiano: “Oggi celebriamo il Natale della Repubblica. In questa giornata alcuni brani hanno un significato profondo, identitario. ‘Bella Ciao’ rappresenta una memoria collettiva e democratica, non può essere etichettato come divisivo”.

A intervenire in difesa della Banda è stato il sindaco Emanuele Pepa, che ha voluto pubblicamente sostenere il direttore Lorenzetti: “In momenti delicati come questi, fare la scelta giusta non è semplice. Nessuno ha imposto nulla alla Banda, che ha operato in piena autonomia e secondo criteri condivisi a livello nazionale”.

L’assenza del canto partigiano ha comunque lasciato il segno: alcuni partecipanti alla cerimonia, vicini all’Anpi e all’area della sinistra, hanno intonato “Bella Ciao” a cappella, trasformando la celebrazione in un momento di protesta spontanea.
Il clima si è rapidamente fatto teso, con botta e risposta tra presenti e persino un acceso confronto tra l’ex sindaco Antonio Bravi e l’attuale primo cittadino.
La polemica ha avuto un’ulteriore coda: alcuni componenti della Banda, colpiti dalle critiche e dalle allusioni alla loro professionalità, hanno espresso amarezza e minacciato di non partecipare alle prossime cerimonie ufficiali, chiedendo rispetto per un impegno che – ricordano – è interamente volontario e sempre puntuale, sia nelle manifestazioni civili che in quelle religiose.
In una giornata nata per unire nel ricordo della libertà riconquistata, Recanati si è ritrovata divisa. La musica, o la sua assenza, ha finito per diventare la protagonista involontaria di un 25 aprile che farà discutere ancora.
9 commenti
Se una banda non comprende l’importanza di una canzone in una celebrazione è meglio che non partecipi. il sindaco, in qualità di rappresentante dei cittadini tutti, avrebbe dovuto pretendere che venisse suonata, l’ Italia è un Paese laico che fonda la propria libertà sulle gesta dei partigiani e, celebrarli nella festa della liberazione, è un dovere a cui nessuno, dotato di un minimo di intelligenza, orgoglio nazionale e riconoscenza, può e deve sottrarsi, non farlo non è rispetto nei confronti di un uomo morto, ma disprezzo della vita di migliaia di giovani italiani morti per la libertà di tutti
Dire che a livello nazionale si sia condiviso di non suonare “Bella ciao” è un’emerita cazzata. In qualche altra parte d’Italia qualche giunta nostalgica ha chiesto di non suonarla ma il concetto di condivisione è un’altra cosa. Che l’iniziativa invece parta addirittura da una banda è una cosa ridicola.
La toppa del sindaco è stata peggio del buco provocato dal direttore della banda, entrambi evidentemente inconsapevoli del significato che nel tempo ha assunto “Bella Ciao”. Non è più un canto “partigiano”, ma ormai è diventato espressione internazionale dell’affermazione dei principi di libertà e di democrazia, appartenenti a ogni individuo. I “Valori condivisi a livello nazionale” sono una pura invenzione del sindaco, un’offesa all’intelligenza di tutti i sinceri democratici, per mascherare la propria avversione a una ricorrenza grazie alla quale, se ben riflette, oggi in Italia è possibile esprimere la propria opinione politica senza finire al confino o, peggio, in carcere come durante la dittatura fascista.
Capirai in questa giunta gli ex missini sai come gongolano con questa scusa!
Vergogna!
Il sacrificio dei partigiani è stato anche quello di andare contro le regole facendo le spie a favore degli angloamericani sacrificando anche la vita!
Eroi oggi traditori ieri!
https://it.wikipedia.org/wiki/Polizia_partigiana
https://it.wikipedia.org/wiki/Fronte_clandestino_di_resistenza_dei_carabinieri
Fascisti! Hanno paura di Bella Ciao. Che vergogna.
L’ANPI non perde occasione per dimostrare la propria insipienza. Non ci voleva Einstein per capire che il Silenzio e l’Inno di Mameli erano più che sufficienti a simboleggiare, musicalmente parlando, sia il rispettoso ricordo di chi ha sacrificato la propria vita per la Libertà (il Silenzio) sia l’amor patrio e l’identità nazionale (l’Inno), senza alcuna connotazione politica o divisioni di sorta.
Non altrettanto poteva dirsi, invece, per il canto popolare (Bella Ciao) che, invece, è direttamente associato ad una fazione politica (il comunismo e, comunque, la sinistra), fatto che di per sé lo rende divisivo.
Inoltre, con buona pace di chi aprioristicamente ammanta di santità tutti i partigiani, parte di quest’ultimi si rese protagonista di sopraffazioni e gesti infami (torture e omicidi) specie per ritorsione e per rivalsa di censo (molte persone, abbienti ma inermi, vennero da loro derubate e uccise), quindi c’è una parte non trascurabile della popolazione italiana che – pur non battendo i tacchi col braccio teso – Bella Ciao non la canterebbe neppure con la pistola puntata alla tempia. Piaccia o non piaccia all’ANPI, questa è la cruda verità e il rispetto per le opinioni altrui – questo sconosciuto alla sinistra, allorquando non ci si allinea alle posizioni mancine – dovrebbe consigliare, per non dire imporre, di evitare accuratamente sterili polemiche come quella imbastita nei confronti della Banda cittadina.
I partigiani? Da sempre ostili all’unità del popolo italiano, al dialogo e al confronto (loro democratici? Quando mai!) e, anzi: generatori di polemiche, divisioni sociali e politiche, sino allo scontro!!! In piccolo ecco un esempio, seppur tutto recanatese! Solidarietà piena quindi alla Banda musicale e all’amministrazione pubblica un carica.
E vabbè quest’ anno è andata così purtroppo, ma ci rifaremo l’ anno prossimo con Fedez, Elodie, Giorgia,Boy George, Elton John e Vladimir Luxuria.
SE VOLEVANO UN 25 APRILE SOBRIO NON DOVEVANO PRESENTARSI .