All’indomani del grave fatto di giovedì, quando una giovane studentessa si è gettata dalla finestra del 2° piano del Liceo Scientifico di Recanati, nell’ambito scolastico e pubblico gira questo accorato appello alla comunità perché quanto accaduto non passi sotto silenzio.
“Cari professori e studenti, ieri mattina, come tutti sappiamo, un evento sconvolgente ha toccato profondamente la nostra scuola. Alcuni di noi hanno trattato questa tragedia con indifferenza o peggio, con ironia, vedendola come una scusa por saltare interrogazioni o lezioni. Altri si sono detti distaccati perché non avevano un legame con la ragazza. C’è stato chi ha preferito ignorare l’accaduto, continuando la giornata come se nulla fosse successo o chi ha optato per il silenzio.
Eppure, un fatto come questo non può e non deve passare sotto silenzio. Ieri purtroppo cosi non è stato. Cosa significa davvero “educare” se ci limitiamo a completare i capitoli di un libro, senza preoccuparci di ciò che c’è oltre le pagine? Sono davvero più importanti i voti e i programmi scolastici che le persone che vivono in queste aule ogni giorno? Non è normale che una tragedia venga sminuita, ignorata o ridicolizzata soprattutto, da chi è più grande di noi. Non è normale che, durante un’intera ora, non si possano dedicare nemmeno 5 minuti (e non chiediamo di più) a una riflessione rapida. Ci insegnate di tutto, regole, formule e teorie, ma se l’indifferenza prevale di fronte al dolore di chi o sta accanto, cosa ci rimane da imparare davvero? La scuola non è solo un luogo di studio, ma dovrebbe essere un rifugio, un ambiente in cui sentirsi sopportati o ascoltati, anche (e soprattutto) nelle difficoltà.
Rivolgiamo allora un grazie sincero a quei professori che hanno scelto di fermarsi, di dedicare un momento per ascoltare, per aprire una discussione.
Questi gesti, piccoli ma potenti, sono la dimostrazione di quella sensibilità e umanità che dovrebbero essere al centro dell’educazione. L’insegnamento non è fatto solo di programmi da completare, di voti e di scadenze: è fatto di persone, di emozioni, dl vite che si intrecciano.
Per quanto riguarda noi ragazzi un invito a non lasciare che l’indifferenza diventi una barriera tra di noi. Dietro ognuno di noi ci sono delle storie, delle battaglie e delle difficoltà che spesso restano nascoste e che non vediamo. Non siamo qui solo per passare il tempo, ma per imparare a vivere insieme, con tutta la complessità o la bellezza che questo comporta.
E infine, il nostro pensiero va alla ragazza e alla sua famiglia, che in questo momento stanno vivendo un dolore che noi non possiamo nemmeno immaginare. Esprimiamo il nostro dolore e la nostra vicinanza”.
6 commenti
Carissimi studenti, carissimi amati figli, tutti!
Non accollatevi colpe non vostre.
Tutto ciò che accade di negativo nella societa attuale, in questo caso nel vostro Liceo, è imputabile solo ed esclusivamente ai grandi. Genitori e/o professori! Alle istituzioni e alle famiglie assenti.
Voi siete vittime delle loro malefatte, delle loro incapacità, del loro egoismo, del loro disinteresse verso i vostri problemi o necessità.
Carissimi studenti, carissimi figli, solo voi potrete creare una società ed un futuro migliore. Ad una condizione: fare a meno degli adulti egoisti. Gli adulti non hanno futuro. Voi si!
Solidarietà ed affetto, a voi tutti. In particolare alla vostra compagna.
E quindi?
Da chi dovrebbero prendere esempio…dall’intelligenza artificiale?
Anselmo si è risentito. Facciamo allora che prendano esempio da quelli come lui, intelligente naturale.
Da mamma non posso che condividere la sana osservazione fatta con la speranza che venga accolta da tutti, genitori , insegnanti, politici…….. perché tutti siamo chiamati alla riflessione. Spronare i ragazzi a esternare i loro problemi e i propri stati d’animo (a volte coperti da una maschera) per dare indicazioni che siano di aiuto.
l’unico commento sensato!!! Alcuni…molti, dovrebbero fare una profonda rilessione.
Grazie ragazzi per le vostre parole. A noi adulti il compito di trasformare il dolore in parole, senza sminuirlo, imparando a condividere lealmente con voi la realtà. Dobbiamo avere meno paura di chiedervi come state, di insegnarvi a narrare la vostra, e nostra, esperienza. Riconosco il vostro dolore e il vostro bisogno di condivisione.