Pubblichiamo la lettera aperta inviata dai figli, Marcella e Sante, di Giuliana Re, vedova Tacconi, ospite sino alla sua morte, avvenuta il 12 gennaio scorso all’ospedale di Civitanova Marche, della casa di riposo “Ester Gigli” di Recanati.
Sul fatto abbiamo anche ascoltato il Presidente della Fondazione Ircer, Giacomo Camilletti, e dopo la lettera riportiamo quanto ci ha riferito
La chiamano “Comunità”
Nella maggior parte delle situazioni, quando si affida un proprio caro ad una
Struttura, definita comunemente “Casa di riposo “, lo si fa perché le condizioni
del caro non sono tali da poter essere gestite nella quotidianità dell’ambiente
familiare. Il distacco è molto forte sia per colui/colei che dovrà cambiare completamente
quella che per molti anni sono stati la sua casa, i suoi ricordi, le sue
abitudini, sia per i familiari che sono pienamente coscienti della situazione,
di quello che può essere tranquillamente definito “dolore” del proprio caro al
quale aspetta questo “grande salto” in un momento in cui dovrebbe stare
veramente in riposo. Il familiare che deve prendere questa decisione sà che le abitudini del proprio
caro cambieranno in maniera piuttosto importante, ma la cosa che lo rende
speranzoso è che all’interno della struttura il proprio caro sarà accudito per
le proprie necessità da OSS, infermieri e dottori.
Nostra madre è entrata ad ottobre 2023 all’IRCER in residenza protetta e il 12
gennaio è deceduta all’ospedale di Civitanova. Adesso ci facciamo e vi facciamo tante domande, ma la prima è doverosa: si poteva evitare?
Vorremmo essere obbiettivi e per questo vi raccontiamo come è andata. Il giovedì
prima di Natale alle 17:45 circa mi reco presso la struttura per salutare mamma,
era per lei l’ora di cena così per farla mangiare con calma (dalla gioia di
vedermi dopo diversi giorni magari avrebbe mangiato agitata), prima di andare in
refettorio sono passata nella sua camera. Sotto il mio più grande stupore ho
trovato sul letto mia madre ansimante, bianca cadaverica, che non riusciva a
proferire parola Sono corsa in infermeria e l’infermiere di turno scende, le misura i parametri
principali, la pressione era bassissima. Nel frattempo io chiamo la dottoressa
di base di mia mamma la quale mi dice che la mattina stessa era stata a
visitarla e che la aveva prescritto le analisi per la mattina seguente del
sangue perché l’aveva vista molto “bianca” in viso, aveva forti dolori a livello
di stomaco/intestino e aveva il timore ci fosse qualche perdita ematica.
Purtroppo alla mattina dopo non ci è arrivata e non ci sarebbe arrivata viva se
non fossi andata quella sera stessa e avessi allarmato l’infermiere che ha
ovviamente dovuto chiamare il 118, portarla al Pronto Soccorso.….la notte stessa
è stata operata d’urgenza per un’occlusione intestinale, ma l’intervento è stato
troppo importante per la sua età e per le sue condizioni di salute, che l’hanno
portata alla morte dopo circa 20 giorni. Volendo essere obiettivi, possiamo
dire che ci è sembrato che dalla chiamata al 118 in poi nostra madre sia stata
prontamente seguita, così come successivamente all’intervento.
Nostra madre si mostrava da diversi giorni inappetente (questo lo avevamo notato
noi, altri ospiti che mangiavano accanto a lei che la invitavano a mangiare) e
le sue funzioni intestinali non erano “normali” (gli operatori ci riferivano che
non rispondeva a dovere ai classici rimedi), come mai nessuno in struttura ha
pensato che magari potesse avere qualche problema intestinale e quindi che
sarebbe stato opportuno eseguire qualche esame più approfondito?
Perchè invece di accasciarla sul letto e ad abbandonarla alla sua sorte non c’è
stata comunicazione tra il personale?
In struttura, oltre a OSS e infermieri, ci sono due dottori di cui uno presente
tutte le mattine; quali sono le loro funzioni? Quante volte consultano gli altri
operatori per conoscere lo stato generale dell’ospite? Quante volte fanno un
giro per parlare con l’ospite e comprendere più da vicino il suo stato?
Altre domande ci sentiamo di porre: perché non organizzare meno eventi (spesso
non dedicati direttamente all’ospite) e “trasformare” quella parte economica in
qualcosa che possa essere di giovamento agli ospiti?
Perchè invece del pianoforte, al Rotaryclub non chiedere una somma in denaro per
un aiuto più diretto all’ospite?
Perchè il denaro speso per i biglietti di auguri e per i telegrammi di
condoglianze alle famiglie non viene dedicato ad un “occhio in più” verso queste
persone fragili?
“Comprendiamo il dolore della famiglia – afferma Giacomo Camilletti, presidente della Fondazione Ircer che gestisce la casa di riposo – ma davvero noi abbiamo fatto tutto quello che era nelle nostre possibilità. La donna è stata visitata la mattina, prima di essere ricoverata all’ospedale di Civitanova Marche, dal suo medico, Antonella Mariani, che abbiamo chiamato noi per informarla che la sua assistita stava male e l’ha visitata il nostro medico interno, Attilio Frapiccini (ex primario della medicina dell’ospedale di Recanati ndr). I due medici avevano deciso di eseguire delle analisi per accertamenti, ma nel pomeriggio le condizioni della donna sono peggiorate e da lì il ricovero a Civitanova e la corsa in sala operatoria per un eventuale infarto intestinale. La donna è morta – aggiunge infine Camilletti – dopo venti giorni dall’operazione. Noi non possiamo che partecipare al dolore dei familiari, ma da parte nostra abbiamo fatto tutto quello che era nelle nostre possibilità”.
9 commenti
Gli anziani non dovrebbero mai essere collocati nelle ‘case di riposo’. I figli, che sono stati cresciuti dai genitori e hanno avuto da loro tutto il supporto possibile, anche solo per riconoscenza (ahimé, da tantissimi sconosciuta), dovrebbero sempre anteporre i bisogni dei genitori ai propri e, anche a costo di massimi sacrifici, farli rimanere nella loro casa a contatto con il contesto familiare.
Certamente è più comodo e, per certi versi, tranquillizzante, appaltare i gravosi compiti assistenziali a un soggetto terzo, ma poi non ci si deve stupire se – anche senza concretare omissioni colpevoli – l’attenzione non è la stessa che verrebbe dedicata all’anziano da un familiare.
Sempre ammesso, poi, che che i familiari stessi siano effettivamente amorevoli, pronti e costantemente disponibili all’accudimento (nella stessa ‘lettera aperta’, infatti, la figlia riferisce di essere andata a trovare la mamma ‘dopo diversi giorni’, nonostante stesse poco bene e, per giunta, in periodo natalizio … quindi la prima domanda che la medesima figlia avrebbe dovuto porre, doveva essere indirizzata a sé stessa, chiedendosi se non sarebbe stato assai meglio andare a trovare la mamma ogni giorno, così da accorgersi subito dello scadimento delle sue condizioni e, non solo allertare il personale interno nonché la dottoressa di famiglia ma, soprattutto, vigilarla quotidianamente, non foss’altro per confortarla.
Prima di puntare il dito contro gli altri, quindi, sarebbe bene che ognuno di noi facesse prima un’accurata autoanalisi così da escludere ogni eventuale propria colpa/responsabilità.
Detto questo, a Recanati gli ospiti della struttura hanno la fortuna di essere assistiti dal Dott. Attilio Frapiccini – professionista di grandi qualità, anche personali – opportunità che, purtroppo, non si verifica altrove e che, ulteriormente, dovrebbe indurre chiunque a riflettere molto bene prima di avviare a qualsiasi altro ricovero un proprio familiare, per giunta nel momento più difficile dell’esistenza, ossia allorquando le fragilità prendono il sopravvento e massimo è il bisogno di conforto e vicinanza.
una risposta carica di retorica e vomitevole scritta da chi non ha i problemi che una casa di riposo dovrebbe riuscire ad alleviare. una difesa la sua non richiesta dato che nessuno mette in dubbio le capacità di nessuno.
lei non conosce il dolore dei familiari che si trovano costretti a dover allocare i propri familiari in tali strutture perchè non più in grado di accudirli per solidi motivi che lei, ripeto non conosce o fa finta di non conoscere. quindi la sua accusa ai familiari puzza insopportabilmente.
siamo alle prese con una casa di riposo dove, al minimo cenno di lamentela, anche posta in modo garbato, viene risposto: se non ti sta bene, la porta di uscita la conoscete. incommentabile ed inaccettabile da chi gestisce una struttura dove il “core bussiness” è la cura delle persone,
Ma hanno la fila. quindi..
detto questo, conosco personalmente il dottor Camilletti, ed è una gran brava persona. sarebbe forse auspicabile dall’ ente stesso e dallo stesso dottor Camilletti un eventuale intervento della magistratura sulla questione posta dalla famiglia che scrive la lettera aperta, per fare chiarezza, e per il buon nome degli IRCER di RECANATI
ragionamenti come questo mancano di realismo e trovano fondamento in contesti scomparsi nel tempo.Oggi è normale che i figli lavorano e si sistemano lontano,oltre al fatto che per evitare la promiscuità gli appartamenti non sarebbero adatti e l’anziano è meglio che non stia solo per buona parte della giornata.Un accenno deve esser fatto,poi,al fenomeno in atto del calo delle nascite,che farà trovar solo il giovane d’oggi.
Tutto ciò porta alla conclusione che si deve far bene i conti con la solitudine che si sta prospettando per gli anziani,destinati ad aumentare di numero e che bisogna guardare con occhio del tutto diverso a strutture come le case di riposo.Questo argomento è un grosso problema sociale che comporta un impegno primario per la politica,tenendo conto,anche,delle prospettive pensionistiche ed economiche che si stanno profilando.Certamente non può essere esaurito con un confronto sui blog.
Mi rendo conto che il commento era lungo, ma fermarsi al primo periodo mi pare davvero superficiale. O forse non c’erano validi argomenti da addurre a confutazione di quelli successivi …
Rilevo poi che, fino a qualche tempo fa, l’espresione “è normale che …” denotava scarse doti d’eloquio (vedi le prese in giro per Totti, il quale ne faceva largo uso) e, in ogni caso, al fatto che una determinata condotta venga posta in essere da parecchi individui non consegue automaticamente la condivisibilità della stessa, specialmente dal punto di vista etico/morale.
la cosa più superficiale è non riuscire ad inquadrare tutta questa problematica,che diventerà veramente drammatica,nella sua grande complessità.Anzziché ironizzare,sarebbe più conveniente affrontare i nodi veri della questione.
il problema è molto complesso e va affrontato con molta più attenzione da parte della politica,che,invece mi pare lo stia sottovalutando.Lo penso con lo sguardo rivolto al campo nazionale.
Che significa?se andava tutti i giorni si sarebbe accorta? E si sarebbe salvata? Allora che serve il dottore,,?
Ho lettocn tristezza e rabbia xche’anch io circa due anni fa’ho perso mio padre proprio la’dentro …..e dovrei commentare in modo bruttissimo
Le scelte delle famiglie non debbono essere contestate , la casa di riposo ha la funzione di accogliere e assistere gli anziani ospiti con continuità e con capacità , prerogative del personale e della direzione amministrativa .
IL presidente , i consiglieri di amministrazione dovrebbero assicurare il
Buon funzionamento dell’assistenza in tutti i suoi aspetti .
Facciano un esame di coscienza !!!!!