Nella giornata di mercoledì 8 novembre 2023, presso il Tribunale di Macerata, si terrà la prima udienza del contenzioso legale tra il Comune di Porto Recanati ed i vertici delle locali Croce Azzurra e Croce Bianca. Come noto, infatti, dopo varie missive di diffida inviate ai responsabili dei due sodalizi, redatte al fine di intimare la restituzione delle chiavi dei locali al legittimo proprietario, ovvero al Comune di Porto Recanati, la stessa Amministrazione Comunale ha ritenuto opportuno tutelare l’interesse pubblico rivolgendosi, dapprima ad un organismo di conciliazione, quindi al giudizio del Tribunale.
Una piccola ricostruzione dei fatti ci sembra obbligatoria.
La Croce Bianca è un sodalizio di recente istituzione che nasce su iniziativa dello stesso direttivo che si è avvicendato alla guida della Croce Azzurra, di cui pertanto è un “clone”. Tutti sanno che la Croce Azzurra è tecnicamente fallita, essendo totalmente insolvente ed oberata da centinaia di migliaia di euro di debiti nei confronti dei suoi fornitori, della locale Azienda Sanitaria e dei suoi stessi ex dipendenti. È dunque evidente come, le medesime persone che hanno fondato la Croce Bianca, siano ricorse ad un gioco simile a quello delle tre carte, creando una good company (la Croce Bianca) e una bad company (la Croce Azzurra). In questo modo la prima non risponde della situazione debitoria della seconda ma, nel contempo, sfrutta i mezzi ed i locali di proprietà comunale che quest’ultima deteneva.
Tale operazione, architettata dai direttivi delle due Croci, che potremmo definire intercambiabili (poiché gli attori in campo sono sempre gli stessi), si è arricchita di un ulteriore aspetto. I due sodalizi, dichiarando di convivere senza averne titolo nella stessa sede, hanno avanzato domanda di usucapione dei locali.
L’usucapione è un istituto giuridico che riconosce l’acquisto della proprietà di un bene immobile a chi, per 20 anni, lo abbia posseduto ininterrottamente comportandosi come se ne fosse proprietario. La Croce Azzurra nel tempo è stata parte integrante del nostro tessuto sociale, e, sino all’avvento dell’ultimo direttivo, nessuna delle innumerevoli personalità di alto spicco, che nel tempo l’anno rappresentata, si sarebbe mai sognata di rivendicare beni di proprietà pubblica concessi in uso in ragione dell’elevata finalità sociale perseguita. Lo statuto della Croce Azzurra addirittura prevede che, in caso di scioglimento dell’associazione, tutti i beni mobili ed immobili siano trasferiti al Comune di Porto Recanati.
Come Amministrazione siamo certi di rappresentare lo sdegno per tale iniziativa che è anche quello della nostra comunità. Uno sdegno che scaturisce da una richiesta così sfrontata che lede il buon nome di chi, nel tempo, nella Croce Azzurra ha prestato la sua attività di volontario e mai avrebbe potuto neppure lontanamente pensare che un giorno, dei nuovi associati, sarebbero potuti venire meno a quella sorta di patto di lealtà morale che il sodalizio deve (anche per statuto) alla nostra Città e alla nostra comunità.
Ed è forse questa la constatazione più triste che sorge spontanea al cospetto di chi, in pieno debito di riconoscenza storica, avanza ora pretese che sono contrarie alle basilari regole dei rapporti di leale collaborazione fra un’Associazione con scopi di assistenza sanitaria e sociale ed il Comune in cui opera.
Avremmo gradito maggiore lealtà e correttezza da chi, invece, ha pensato di ricorrere a “giochi di prestigio” per lasciare i debiti alla comunità (AST, Comune, dipendenti, fornitori) insistendo in azioni che negano la disponibilità dell’immobile al Comune di Porto Recanati e dunque alla nostra comunità.
1 commento
Chi è causa del suo mal pianga se stesso. E la smettano di fare le vittime accampando “diritti” non meritati. Paghino i debiti e si rifacciano un’immagine di serietà.