Che la navigazione dell’attuale giunta comunale, prima o poi, impattasse con qualche scoglio ed imbarcasse più acqua di quella che riesce ad asciugare era più che prevedibile e puntualmente è avvenuto. Dopo oltre un anno e mezzo di navigazione in cui feste, sagre e mercatini hanno riempito la cronaca locale all’improvviso lo scoglio Hotel House si è parato di fronte all’arca ed il suo timoniere non ha potuto evitarne l’impatto. Un impatto che è come un tributo cui tutte le amministrazioni, che si sono succedute negli anni, sono state sottoposte.
Quindi è bene subito specificarlo che il problema Hotel House non è nato per demerito dell’attuale giunta ma è la certificazione dell’incapacità della politica locale di gestire e quindi governare i problemi di circa il 16 per cento della popolazione residente. Un triste fatto di cronaca, accaduto recentemente, ha messo in luce come anche a Firenze, capitale mondiale dell’arte e dalla cultura, esistano mini realtà di degrado paragonabili all’Hotel House. La peculiarità che caratterizza l’Hotel House però è data dai numeri che rendono l’immobile assolutamente non gestibile con gli strumenti giuridici amministrativi correnti e dalla progressione temporale in cui questo degrado è avvenuto. Ettolitri di inchiostro, chilometri di pellicola e migliaia di immagini digitali ne hanno raccontato tutto ed il contrario di tutto. Racconti che hanno sempre portato ad una ed una sola conclusione: è un problema troppo grande per essere gestito solo localmente.
Localmente però le forze politiche lo corteggiano perché comunque è un serbatoio di voti. Agganciare il capo di una delle etnie presenti nel palazzo significa accaparrarsi un discreto numero di voti che, nella mini economia elettorale della città, ha il suo peso. Inoltre il fornire servizi sociali, gestiti da cooperative il cui operato spesso non viene sufficientemente pesato in termini di produttività, contribuisce ad infiocchettare il bilancio comunale. Problema quindi noto, con dati statistici abbastanza riservati e produzione di danni ambientali continui a cui, per la parte materiale, viene supplito con l’intervento economico pubblico mentre per il danno ecologico ci si affida alla rigenerazione della natura.
E proprio a seguito di un ennesimo intervento pubblico per riparare un danno, per il cui servizio nessuno dei residenti paga il tributo, che nell’ultima seduta di consiglio comunale a fronte del manifesto sconforto espresso da esponenti della giunta che il consigliere di minoranza azzurro ha lanciato la brillante proposta di istituire una commissione speciale per i problemi dell’Hotel House. Una ciambella di salvataggio lanciata da un consigliere, ex candidato sindaco. Un politico che ha spaccato la sua naturale coalizione di centro destra con il proposito di innovare avendo come capolista l’ex sindaco stizzito perché non ricandidato e che ha ottenuto di spianare la strada alla vittoria dell’attuale giunta. Un politico che, forte di un meteorico passaggio nell’aula del Senato, ritiene di potersi ergere al di sopra delle ripicche personali che occupano buona parte del tempo dei Consigli comunali facendo proposte, certamente sensate, ma che non scontano il clima politico nel quale andrebbero ad inserirsi. E che sia un clima peggiore di quello meteorologico è evidente a tutti.
Il tanto auspicato rinnovamento della politica ha prodotto semplicemente il cambio delle persone senza minimamente intaccare quel modo arrogante di procedere proprio delle coalizioni che fidano soprattutto nella certezza dei numeri piuttosto che nella bontà delle idee. Bontà delle idee che avrebbe dovuto portare, chiunque fosse entrato a Palazzo Volpini da vincitore, ad individuare soprattutto nell’Hotel House, il problema dei problemi ed aprire da subito un leale confronto con la città e per essa con le forze politiche presenti in Consiglio comunale. Un confronto che, se fatto ad inizio consiliatura, probabilmente avrebbe prodotto positivi risultati anche in quello che è il civile confronto che dovrebbe esserci sui temi che interessano lo sviluppo della città.
Così però non è stato ed il risultato è sotto gli occhi di tutti. Maggioranza arroccata nella sua aurea maggioranza numerica e minoranze vissute come una iattura da rimbrottare, se non deridere, per la presentazione di interrogazioni scomode e ricorso da parte della maggioranza a giustificazioni fondate su prassi per la cui abolizione hanno ricevuto il consenso popolare. Una maggioranza che ritiene di non mettere al corrente la cittadinanza di iniziative governative quale il contrasto al caporalato o che ritiene non dover aprire alcun dibattito su un problema scottante ed impattante quale la chiusura della discarica di Cingoli.
In questo quadro che un consigliere di minoranza abbia presentato una proposta, che fa uscire la maggioranza dall’angolo in cui si era autonomamente cacciata, suscita più di una perplessità, anche se probabilmente le donne e gli uomini di detta maggioranza gli dedicheranno le loro preghiere serali, per grazia ricevuta! Ma questa è una città strana. Una città dove tutto viene assorbito e tutto corre velocemente verso l’oblio.
L’ultimo episodio è forse la famosa multa del sindaco sulla quale, complici anche le minoranze, è calato il silenzio senza che si sia appurato se una funzionaria esperta e meticolosa sia stata colpita da un improbabile colpo di sole, che l’ha portata a violare impunemente alcune norme e regolamenti, o se invece, come verrebbe da pensare, abbia volontariamente scelto una maternità surrogata. Ma questa è la politica di Porto Recanati. Dopo la seduta del prossimo Consiglio comunale la maggioranza avrà un altro motivo di riconoscenza nei confronti di chi, inconsapevolmente (?), li ha fatti entrare ai piani alti di Palazzo Volpini.
Gioacchino Di Martino
Porto Recanati 25 giugno 2023
1 commento
Nei paesi funziona (per modo di dire) così. Inutile agitare o reclamare principi politici e regole etiche. Si va a sempatia, ahimè.