Prendendo atto che ormai è prassi delle minoranze presentare delle interrogazioni e diffonderle a mezzo stampa, agendo in un modo che troviamo decisamente poco corretto dal punto di vista istituzionale, come maggioranza riteniamo doveroso dare alla cittadinanza risposte immediate sulle questioni sollevate. Pertanto, intendiamo fornire le dovute delucidazioni a chi legge su giornali e siti quanto contestato dal Centrodestra Unito in merito ai finanziamenti ottenuti sul progetto di edilizia connessa al caporalato, in modo da restituire un quadro informativo completo e non la sola critica senza fondamenta di una delle parti politiche coinvolte.
L’attuale Amministrazione si è sempre contraddistinta per la sua estrema trasparenza e per il dialogo con tutti gli attori coinvolti.
Pertanto, riteniamo utile chiarire alla minoranza che non c’è alcuna resistenza a parlare del finanziamento ottenuto. Molto più semplicemente, nessuna convenzione è stata ancora sottoscritta con il Ministero, con il quale siamo in continuo dialogo per la formulazione di un progetto operativo che risulti, alla fine, non solo coerente con gli obiettivi del PNRR, ma anche virtuoso per lo sviluppo e l’inclusività del nostro territorio nel medio-lungo termine.
Il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in generale costituiscono per definizione un fenomeno “sommerso”, invisibile, che viaggia in parallelo con l’illegalità. Anche nei nostri territori abbiamo la necessità e la responsabilità di farlo emergere.
Pertanto, vogliamo sottolineare come abbia del paradossale richiederci evidenza dei numeri di un fenomeno tipicamente invisibile, che sarà possibile rilevare solo agendo attraverso la sua emersione e la sua piena legalizzazione. Nel contempo, un gruppo, oggi di minoranza, che ha governato la Città di Porto Recanati per più di venti anni dovrebbe avere piena contezza dei fenomeni che si sviluppano nel nostro territorio e non ostinarsi nel descrivere la nostra realtà come un eldorado della legalità, dell’integrazione e dell’eguaglianza economica palesata sempre e comunque nel pieno rispetto della legge.
Non ci sono tende nei campi, è vero, ma se il problema non si vede ad occhio nudo ciò non significa che non esista. Infatti, i flussi migratori rilevati in corrispondenza delle stagionalità in agricoltura, la mobilità riscontrata nei cittadini di Paesi terzi che dimorano nel nostro territorio e il confronto interistituzionale che ha orientato il lavoro di questi ultimi mesi, hanno fatto emergere un quadro preoccupante.
Tali fattori sono stati dunque l’elemento portante della nostra progettualità conseguentemente premiata dal finanziamento del PNRR.«Cosa abbiamo in comune noi con le baraccopoli di Puglia e Campania che vediamo sui media?», si chiedono le consigliere Ubaldi e Sabbatini.
La particolarità del territorio portorecanatese riguarda la presenza di un grande numero di immigrati che, arrivati nel Maceratese per lavoro, si sistemano temporaneamente all’Hotel House e dintorni, anche come ospiti di altri connazionali e spesso in condizioni igienico sanitarie non idonee.
Inoltre, questi lavoratori non necessariamente vengono impiegati nelle campagne portorecanatesi, ma succede che operino e purtroppo vengano sfruttati in quelle immediatamente vicine.
L’investimento del PNRR nasce per dare una risposta concreta a queste situazioni.
Il progetto vede coinvolte Amministrazioni comunali limitrofe, interessando un territorio molto ampio e prevedendo collaborazioni interistituzionali che vedono la partecipazione di realtà come la Regione Marche, l’Ispettorato del Lavoro, l’INPS, le Organizzazioni sindacali, le Forze dell’Ordine e la Prefettura al fine di promuovere l’assunzione di realtà condivise.
Il vero rischio che avremmo potuto correre non è quello di essere accomunati ad altre realtà in condizioni estremamente più gravi, bensì quello di non avere la lucidità di saper cogliere palesi segnali già esistenti e di lasciare che il fenomeno del caporalato proliferi. Per questo, data l’opportunità, abbiamo scelto di attivarci per prevenire e contrastare questo fenomeno, affinché l’inerzia non porti a cronicizzare tutte quelle situazioni sommerse già presenti nel nostro territorio da tempo. Situazioni che i dati interni sulle condizioni abitative e sulla natura di alcuni fenomeni migratori stanno facendo emergere con la drammaticità che ne consegue.
Infine, ricordiamo alla minoranza che in uno Stato di diritto la concessione di finanziamenti avviene attraverso procedure di evidenza pubblica, che premiano la progettualità, l’attinenza e il merito delle proposte. Proprio per questo motivo, la proposta da essa avanzata di destinare il finanziamento ad altre finalità, oltre ad essere inopportuna, denota una palese ignoranza in materia di gestione e conseguente utilizzo di fondi che, essendo vincolati, in nessun modo potrebbero essere usati per altri scopi. Parimenti, l’osservazione avanzata sulla teoria che l’ottenimento di tale finanziamento potrebbe compromettere in qualche modo la possibilità di essere destinatari in futuro di ulteriori finanziamenti per altre fattispecie di esigenze, appare semplicemente tipica di chi, più che avanzare una critica costruttiva, sembra quasi disturbato nel constatare che un progetto serio, con una finalità nobile, possa essere adeguatamente finanziato e pertanto la butta in una sterile caciara.
Piuttosto, facciamo notare che il progetto pone Porto Recanati tra i 10 Comuni che il Ministero accompagnerà nella elaborazione di un piano di azione organico di contrasto al caporalato, rendendolo protagonista delle nuove politiche e delle programmazioni nazionali e comunitarie a cui siamo orgogliosi di poter partecipare. Nascondere la testa sotto la sabbia e non far emergere alcuni deleteri fenomeni per il semplice fatto di voler tutelare “l’immagine turistica della Città” è un atteggiamento che non può appartenerci così come non ci appartiene e non condividiamo il tono e il linguaggio usato dalle minoranze nell’interrogazione avanzata in quanto palesemente marcati da una mancanza di sensibilità e caratterizzati da un negazionismo tipico di chi invece di affrontare le problematiche, preferisce negare l’esistenza delle stesse.