“Ancora una volta alcuni sindaci non perdono occasione di strumentalizzare una vicenda e per gettare fumo negli occhi dei cittadini”. Luca Buldorini, vicepresidente della Provincia interviene per precisare alcune dichiarazioni relative agli aumenti del costo del servizio idrico deliberati venerdì dall’Ato 3 e replicare alle accuse di inerzia nei confronti della Provincia. “Capisco che parlare di aumenti in questo periodo non sia mai piacevole e possa essere usato per far urlare allo scandalo, però bisogna dire ai cittadini che si tratta di un aumento medio di circa 9 euro l’anno a famiglia (0,02 centesimi al giorno) a seguito degli incrementi imposti dall’Arera – precisa Buldorini -. Un aumento che è stato approvato da tutti i sindaci presenti (con la sola astensione dei primi cittadini di Treia, Montecassiano e Montelupone) proprio perché minimo e che si è potuto mantenere ai minimi termini perché il servizio viene svolto in maniera efficiente.
Il principio fondamentale che regola la tariffa è quello del full costing recovery vale a dire che la tariffa deve assicurare la copertura integrale dei costi per la realizzazione del piano degli investimenti nonché quelli di esercizio del gestore (costi operativi, tasse, oneri finanziari). Le regole con cui viene calcolata la tariffa sono stabilite dall’Arera; i singoli gestori comunicano all’Ato i dati relativi al biennio precedente (2020-2021) e su tali basi vengono calcolate le tariffe del biennio successivo (2022-2023). Il sistema tariffario prevede un tetto all’aumento delle tariffe al fine di assicurare la sostenibilità delle stesse da parte degli utenti; sono previsti tetti diversi alla variazione del moltiplicatore tariffario che dipendono dagli investimenti stimati, dall’efficienza della gestione operativa (costi operativi sostenuti dal gestore per abitante servito), eventuali maggiori costi dovuti all’introduzione di miglioramenti qualitativi dei servizi erogati.
Se pensiamo all’Apm, solo per fare un esempio di una delle maggiori società che gestisce il sistema idrico sul nostro territorio, la composizione tariffaria nel 2021 per il 57% copriva i costi operativi, per il 14% i canoni e per il 29% gli investimenti. La tariffa media Apm nel 2021 di 2,36 euro a metrocubo, vale a dire che mille litri di acqua costano come sei bottiglie di acqua minerale. A fronte di questo Apm nel periodo 2006 – 2021 ha fatto investimenti per 74 milioni euro, di cui 13.600.000 solo nell’ultimo triennio. Macerata inoltre, insieme ad altre cinque città (Pavia, Pordenone, Livorno, Mantova e Milano) è inserita nella prima fascia vale a dire con una dispersione idrica inferiore al 10-15%; una percentuale considerata fisiologica e data dal rapporto tra la quantità d’acqua immessa nella rete e quella consumata.