Domenica si è svolto il XXXVI° Convengo Missionario presso il convento dei frati cappuccini di Recanati. “Abbiamo condiviso con tutti i presenti il senso della missione, i valori che ci spingono a portare avanti tutti i progetti in favore dei bambini, le problematiche del momento e le iniziative che, grazie al sostegno dei tanti benefattori, abbiamo portato a termine nonostante la crisi con la quale tutto il mondo si sta interfacciando”. Un doveroso momento di ricordo è stato anche dedicato ai due fratelli scomparsi inaspettatamente nei giorni scorsi, fr. Giulio Pierani, missionario in Benin, e padre Renzo, missionario della provincia dell’Emilia Romagna in Etiopia
“Noi sprechiamo l’acqua mentre loro non ce l’hanno e sono costretti a percorrere chilometri e chilometri per attingerla e a volte la pagano pure. Questo viaggio mi ha cambiato la vita e io ora do valore a tutte le cose, anche le più piccole”. Frate Giuseppe si aiuta con alcune diapositive per raccontare quello che ha visto in Benin al 36° Convegno Missionario che si è tenuto domenica scorsa al Convento dei Frati Cappuccini di Recanati. “Sono andato in Benin per verificare i lavori che si stavano facendo così anche da rassicurare i nostri benefattori sull’utilizzo delle loro donazioni. Sono stato ospite dell’orfanotrofio di Djeffà dove stiamo costruendo un nuovo asilo al suo interno per 70 bambini dai 3 ai 6 anni. Qui ho toccato con mano che cos’è la povertà, qui si vive solo per sopravvivere. Nei villaggi le persone vanno solo per dormire perché dall’alba al tramonto sono alla ricerca di cibo, acqua e legna per sopravvivere e lavorano anche i bambini, magari spaccano pietre per 14 ore al giorno per un dollaro”.
Il suo è l’invito a non demordere e a continuare a sottoscrivere le adozioni dei bambini per garantire loro un futuro diverso. “Se non li aiutiamo i bambini non possono studiare, per loro non è normale studiare, ma lavorare e aiutare le loro famiglie. Bastano 30 centesimi al giorno per dare loro un futuro diverso, per noi non è neanche un caffè”.
Duro il j’accuse di frate Giuseppe: “In Europa spensiamo tanti soldi per il vaccino e poi in Africa si muore ancora di malaria. Noi ci preoccupiamo della nostra salute e in Africa c’è gente che muore per una puntura di zanzara! In Benin il popolo ha una grande fede, le famiglie sono molto unite e con tanti bambini a differenza dell’Italia dove la famiglia è sempre più disunita e con meno figli. Mentre noi in Italia chiudiamo conventi, in Benin le vocazioni ci sono e il Segretariato delle Marche lancia anche l’iniziativa di adottare un frate per poter portare avanti la sua formazione”.
1 commento
Bravi ed encomiabili come sempre chi fa del loro tempo una ragione di vita e un bene sincero al prossimo andando direttamente alla fonte del problema.Queste cose però,andrebbero spiegate anche ai sinistroidi italici che hanno interesse affinche queste persone in evidente difficoltà raggiungano il nostro paese a spese molto più alte ed ingolfando il già stremato sistema sociale. L’ipocrisia dei finti perbenisti di sinistra sarebbe da mettere alla prova mandandoli uno ad uno in quei luoghi ( magari lasciandoceli pure) così magari si rendono conto della vera solidarietà .