Ha in serbo sempre nuove sorprese l’importante produzione letteraria di Giacomo Leopardi. Sarà, infatti, presentato domani pomeriggio, alla Sala Rari della Biblioteca Nazionale di Napoli un manoscritto inedito, di un Leopardi appena 16enne, rinvenuto, nel fondo leopardiano napoletano, da Marcello Andria e Paola Zito che ne hanno poi curato la pubblicazione, per i tipi di Le Monnier Università, con il titolo di “Leopardi e Giuliano imperatore. Un appunto inedito dalle carte napoletane”. Il volume riporta i saggi, oltre che di Marcello Andria (socio del Centro Nazionale Studi Leopardiani) e Paola Zito, anche di Daniela Borrelli, Maria Luisa Chirico, Maria Carmen De Vita e Stefano Trovato. L’inedito è un quadernetto formato da quattro mezzi fogli, ripiegati nel mezzo in modo da ottenere otto facciate, recanti una lunga e fitta lista alfabetica di autori antichi e tardo antichi (circa 160 i lemmi), ciascuno dei quali seguito da una serie di riferimenti numerici, oltre 550 nel complesso).
A presentarlo domani pomeriggio alle 16 saranno gli studiosi Maria Iannotti, Giulio Sodano, Francesco Piro, Rosa Giulio, Silvio Perrella e Lucia Annicelli. “L’inedito conferma l’importanza della raccolta leopardiana napoletana che si presenta sempre più completa, mettendo a disposizione degli studiosi un panorama integrale dell’opera di Giacomo Leopardi, si legge in una nota della Biblioteca napoletana. Siamo di fronte ad uno scritto di Leopardi appena sedicenne, che soltanto l’anno prima ha cominciato a studiare il greco da autodidatta, assiduo frequentatore della biblioteca paterna, che realizza un accurato e capillare spoglio dell’Opera omnia di Giuliano imperatore, ricorrendo all’autorevole edizione di Ezechiel Spanheim, apparsa a Lipsia nel 1696. L’autografo ci mostra come, benché giovanissimo, Leopardi è già uno studioso provveduto e curioso ed ha già un accurato metodo di lavoro che rappresenterà la caratteristica costante del percorso leopardiano.”
Richiami all’opera dell’imperatore filosofo neoplatonico Giuliano ricorreranno anche in seguito nell’opera leopardiana: in particolare nelle Operette morali (nei Detti memorabili di Filippo Ottonieri) e nello Zibaldone, in alcune esercitazioni di carattere filologico.