Ancora un tragico dato negativo sull’andamento della popolazione italiana dal censimento del 2020 e, dai primi dati, sembra che la situazione sia peggiorata anche nel corso del 2021. Al 31 dicembre dello scorso anno i nati sono stati 405 mila circa e i morti 740 mila circa; se i deceduti per cause collegate al Covid non sono arrivati a 100 mila significa che l’incidenza della pandemia è stata minima e che l’aumento della mortalità si sarebbe comunque verificato, seppure in misura minore. Comunque abbiamo perso 335 mila residenti per il saldo naturale.
I dati sfatano anche un altro mito, quello dell’invasione degli stranieri: infatti abbiamo avuto 247 mila ingressi dall’estero e ben 160 mila uscite verso l’estero con un saldo di appena 67 mila unità. Questo significa che neanche il saldo migratorio è capace di contenere la costante e poderosa depressione demografica. Sta di fatto che siamo ridotti a 59 milioni e 236 mila residenti di cui ben 5 milioni e 172 mila stranieri; questo vuol dire che gli italiani sono appena 54 milioni.
Credo sia inutile qualsiasi commento e credo sia inutile dover motivare iniziative a favore della formazione di famiglie e della nascita di figli. Ci mancano 500 mila lavoratori in attività che nessuno vuole fare, però possiamo mantenerci milioni di giovani inattivi con provvidenze statali e col sostegno della famiglia anche oltre i trent’anni di età.
Interessante vedere anche come a fronte di 17 milioni e 300 mila giovani sotto i trent’anni abbiamo la stessa cifra di ultrasessantenni, per l’esattezza 17 milioni e 100 mila. Un dato impressionante che mette i brividi riguardo al calcolo delle future pensioni e al come riusciremo, o meglio non riusciremo, a pagarle a tutti in modo adeguato. Per pura curiosità statistica mi permetto di segnalare che abbiamo 790 mila ultranovantenni e di questi quasi 15 mila centenari in prevalenza donne. Anche questo dato merita una riflessione riguardo alla tenuta del sistema sanitario messo a durissima prova non solo dalla pandemia, ma anche da questo esercito di anziani che raggiungendo elevate soglie di età hanno ovviamente necessità di cure sempre maggiori e di assistenza sempre più prolungata.
Sempre dai dati emerge come sia risultata sostanzialmente inutile più che fallimentare la legge sulle unioni civili: a fronte di 28 milioni di coniugati e coniugate abbiamo appena 21 mila uniti civilmente. Anche i divorziati restano contenuti al di sotto dei 2 milioni di cittadini. Preoccupante invece il dato dei celibi e nubili che supera i 25 milioni di unità a fronte di poche centinaia di migliaia di conviventi. Questo significa che le coppie che maturano una unione stabile e che da questa possono generare figli è relativamente bassa e questo spiega il livello minimo raggiunto dal tasso di fecondità delle donne residenti in Italia. I dati confermano anche come il numero delle vedove pari a 3 milioni e 600 mila sia cinque volte superiore a quello dei vedovi, segno della maggiore vitalità del cosiddetto, ma in modo improprio, “sesso debole”.
Come UdC riteniamo che sia necessario avviare massicci investimenti per aumentare le nascite ed evitare i profondi squilibri già fortemente presenti nel campo dell’assistenza sanitaria e nel sistema pensionistico. La nostra proposta è che fra i tanti bonus di natura ecologica ci debba essere anche quello per una nuova ecologia umana che oltre che salvare l’ambiente salvi anche l’uomo. Il “Bonus figlio” potrebbe essere una soluzione da introdurre sotto forma di esenzione fiscale per i primi venti anni di vita e che azzeri completamente i costi della crescita e dell’educazione dei nostri ragazzi.
In campo regionale l’UdC sollecita l’immediata attivazione della Consulta Regionale della Famiglia quale volano per iniziative, studi e proposte in questa delicata materia. Siamo anche fiduciosi per la quasi certa approvazione della nuova legge sulla famiglia, già in discussione in quarta commissione, che attende significativi investimenti nell’ordine di qualche milione di euro. In questa la nostra proposta mira anche alla cancellazione dell’addizionale irpef a favore delle famiglie numerose: certamente un piccolo passo ma che va nella giusta direzione non delle provvidenze assistenziali, ma del più generale riconoscimento della piena disponibilità di reddito di coloro che si assumono l’onere di generare nuova vita a beneficio dell’intera collettività.
Coordinatore Provinciale UdC Macerata
Luca Marconi
2 commenti
Ma per quale motivo una donna italiana, colta e autosufficiente dovrebbe fare un figlio se poi se ne deve prendere tutti gli oneri e non gli dà neanche il cognome?
Il mondo occidentale ha responsabilmente limitato le nascite ma sulla terra siamo sempre troppi. Bisogna che, nel rispetto dei diritti civili di tutti gli uomini e le donne, si limitino le nascite anche nel cosiddetto terzo mondo. In particolare a tutte le donne di tutte le religioni e di tutti i continenti va assicurata una contraccezione libera e sicura e anche un buon livello di istruzione, prima vera arma contro tutte le maternità frutto di ignoranza e sottomissione a società e culture patriarcali.