Non solo medicina, qui si fa anche filosofia. E anche arte. Siamo all’Hospice di Loreto, reparto dedicato al ‘fine vita’ ricavato in un’ala dell’Ospedale Santa Casa nel 2001 e che rappresenta un unicum nel suo genere nelle Marche: nato dalla volontà di alcuni medici di medicina generale di Loreto e dell’allora direttore generale Asur Antonio Aprile, la struttura lauretana è stata concepita con la caratteristica di poter garantire un rapporto uno a uno tra pazienti e medici. In altre parole: ad ogni ricoverato il suo medico, un professionista con il duplice compito di alleviare il dolore fisico e, al tempo stesso, preparare psicologicamente sia lui che la famiglia alla morte. Un compito delicatissimo. Dunque medici anche con imprescindibili doti di dialogo e umanità e, soprattutto, medici di medicina generale, ovvero del territorio. Sono stati sempre loro l’anima di un’attività portata avanti attraverso un’equipe multidisciplinare composta anche da una psicologa, infermieri ed ooss. Un’attività dove non ci sono primari e con 8 posti letto in tutto, che sono nel tempo divenuti una vera e propria eccellenza, ricevendo la stima e la gratitudine da parte di moltissimi familiari e pazienti.
Dal 2007 l’Hospice di Loreto è inoltre supportato dalla Fondazione Pro Hospice, ente costituito dalle tre istituzioni cittadine: Comune di Loreto, Fondazione Carilo e Fondazione Opere Laiche Lauretane. La Fondazione Pro Hospice sostiene il reparto attraverso donazioni, progetti e varie attività. Recentemente ha portato a termine l’iniziativa “La bellezza estetica ed umana della cura”, un progetto triennale che ha visto il coinvolgimento anche dell’Accademia delle Belle Arti e del Liceo artistico di Macerata. In questo modo si è fatta entrare in reparto la ‘bellezza estetica’, per alleviare il dolore e per sostenere il percorso di operatori e degenti, grazie ad opere d’arte realizzate per le stanze dei pazienti, dove si trovano tutt’ora,.
Oggi che l’Hospice compie 20 anni, si ha l’occasione giusta per raccontarne le pieghe attraverso il libro ‘La vita che resta’, studio antropologico della dottoressa Arianna Angelini che verrà presentato sabato 23 ottobre alle ore 17.00 a Loreto, presso la Sala Pasquale Macchi del Palazzo Apostolico. Si tratta di un importante momento pubblico per far conoscere più approfonditamente il reparto anche ai non addetti ai lavori, ma soprattutto sarà un’opportunità per riflettere sul futuro di strutture come questa, sulle quali gravano alcune incognite che vanno in parallelo: la carenza di medici di medicina generale ed il problema di trovare nuovi medici palliativisti, competenza indispensabile per chi è in servizio presso un hospice di questo tipo. La recente istituzione di un corso universitario di specializzazione in medicina palliativista potrebbe risolvere alcuni problemi, ma potrebbe aprirne altri, quali ad esempio l’ingresso in reparto anche di medici non di medicina generale o del territorio, cosa che modificherebbe radicalmente il modello originario dell’Hospice. Anche di questo si discuterà sabato con, tra gli altri, il dottor Alessandro Gambini, medico palliativista nonché Consigliere della Fondazione Pro Hospice, Nadia Storti, direttore generale Asur Marche, Giovanni Guidi, Direttore Area vasta 2, Fulvio Borromei, Presidente Ordine Medici di Ancona. Saranno presenti anche il Delegato Pontificio per il Santuario di Loreto Mons. Fabio Dal Cin, il Sindaco di Loreto Moreno Pieroni, la Presidente della Fondazione Pro Hospice Giovanna Bortoluzzi, il Presidente della Fondazione Opere Laiche Italo Tanoni.
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