Questo il testo della lettera inviata dal “Comitato no antenna Montorso” a David Piccinini, Dirigente del Servizio Protezione Civile Marche, e a Moreno Pieroni, Sindaco del Comune di Loreto
LETTERA APERTA
Gentilissimo Piccinini,
Avevamo piacere di condividere con lei una riflessione ampia sul nulla osta da lei inviato al
Sindaco di Loreto circa l’installazione della SRB Iliad in un’area preposta al Piano di Emergenza
comunale.
Aldilà della corrispondenza ufficiale fra i vari enti coinvolti e i necessari risvolti legali, ci piaceva
l’idea di farlo pubblicamente offrendo a tutti i lettori, cittadini come noi, i dubbi e le osservazioni
nate fra noi del Comitato No Antenna dopo la piega presa da tutta la situazione, nella speranza di
fungere se non da elemento risolutore, almeno da massa critica nel modus operandi delle
istituzioni con le quali quotidianamente ci andiamo a confrontare.
Rispetto alla risposta da lei inviata alla nostra Amministrazione Comunale ci sentiamo in dovere di
farle notare che, aldilà del suo doveroso preambolo in cui viene sottolineata l’importanza del Piano
di Emergenza comunale sia come strumento preventivo che poi di metodo, la sua risposta la rende
responsabile degli accadimenti che in futuro potranno succedere in quell’area di Montorso. Una responsabilità che andrà a condividere con il Sindaco qualora uno degli scenari per cui sono stati realizzati i Piani di Emergenza avvenisse.
Il suo nulla osta autorizza una SRB di 32 metri del gestore francese Iliad (privato) a permanere in un’area che nell’attuale PEC di Loreto è indicata chiaramente come Accoglienza e Ricovero – e non attesa, come riportato nella sua lettera – e destinata quindi a tendopoli e moduli abitativi (per il cittadino).
Gli allegati disponibili insieme al Piano di Emergenza datato novembre 2018 e firmato dall’allora
Sindaco Paolo Niccoletti sono disponibili sia sul sito del Comune che su quello della protezione
civile ed evidenziano chiaramente la destinazione d’uso di quel terreno. Da verifiche fatte non ne esistono versioni più aggiornate, per tale ragione è da considerarsi tutt’ora valido anche ai fini di un’eventuale azione legale.
Trattandosi di area di accoglienza e ricovero, i requisiti cambiano completamente rispetto ad
un’area di attesa. Fosse stato altrimenti, neanche noi avremmo avanzato l’ipotesi di considerare un rischio la SRB rispetto al Piano di Emergenza.
Dai documenti pubblicati nel sito della protezione civile, leggiamo che l’area destinata ad
accoglienza e ricovero dev’essere sgombra da elementi che possano in qualche modo inficiarne la
sicurezza: come avrà visto, stiamo sempre parlando di un traliccio di 32 metri piu i vari ripetitori
che in caso di sisma o di violenti condizione atmosferiche (è solo di due estati fa la violenta tromba d’aria che ha causato non pochi danni su territorio) potrebbe tranquillamente crollare sull’area
causando alle popolazioni già colpite da emergenza un danno che potrebbe essere mortale.
Autorizzare la permanenza di una SRB di 32 metri che si erge sola senza nulla intorno a fungere
da eventuale fermo, in un’area destinata ad accogliere i cittadini di Loreto e gli eventuali pellegrini
(non dimentichiamo questo aspetto di città Santuario meta di milioni di pellegrini) ci lascia
esterrefatti soprattutto in un’ottica di ruolo principe della Protezione Civile nata proprio per tutelare
e proteggere la popolazione.
Non vogliamo neanche entrare nel merito dell’inquinamento elettromagnetico, perché già troppe
volte è stata rimandata ad altri la valutazione dell’impatto della SRB sugli edifici posti lungo le sue
traiettorie e nessuno di noi vuole arrogarsi una conoscenza in materia che non possiede.
Quello che ci chiediamo è come sia compatibile la permanenza di un’antenna che emette onde
elettromagnetiche 24 ore al giorno a livelli ben superiori a quelli consentiti dalla legge Gasparri, su una zona destinata ad ospitare tende e moduli per diversi mesi (se non anni) dove non esistono neanche dei banalissimi muri a fare da schermo. Lei potrà obiettare che stiamo parlando di scenari eventuali e non della quotidianità, ma questo fa un piano di emergenza: prepara istituzioni e cittadini ad affrontare le situazioni non prevedibili ma comunque possibili e progetta per loro la migliore situazione di sicurezza nonostante l’emergenza. Se si è sentita la necessità di obbligare ogni Comune d’Italia di dotarsi di un piano d’emergenza, di abbracciare il metodo Augustus, di individuare responsabili e luoghi distinguendosi per finalità d’uso, e di provvedere al suo costante aggiornamento come da art. 16 del Codice di Protezione Civile comma 1 e 2, forse, le osservazioni che le proponiamo come Comitato e che il nostro legale andrà a sottolineare tramite diffida, hanno un suo perché che la politica dovrebbe accogliere e sostenere, pena la perdita del ruolo – che dovrebbe essere imprescindibile – del piano di emergenza e delle organizzazioni chiamate a verificarne la correttezza pre, durante, e in fase di rendicontazione finale.
Non era nostra intenzione coinvolgerla in una questione che credevamo risolvibile dall’autorità
preposta a rappresentare la Protezione Civile a Loreto, la figura giuridicamente responsabile del
Piano così come della tutela della salute dei suoi cittadini.
Ci siamo trovati di fronte a un continuo deresponsabilizzarsi e demandare ad un ente superiore
che non ha mosso la SRB di un millimetro da quell’incrocio in cui è stata furtivamente piazzata
nella notte fra il 17 e il 18 febbraio. Non solo.
Ci siamo accorti di quanto le istituzioni vivano sconnesse dal territorio e dai cittadini che dovrebbe
tutelare. E questo a partire da un Decreto Semplificazioni che lascia ai gestori privati, con la mera
scusa del servizio pubblico, la possibilità di decidere sul territorio del territorio.
Come Comitato ci è stato chiesto dal Sindaco – pubblicamente – di individuare un vincolo (uno
solo) che avrebbe permesso di mandare in auto-tutela una pratica che era scivolata non si sa
perché nel silenzio- assenso. Noi abbiamo creduto che il piano d’emergenza per il suo valore etico e funzionale potesse fungere da vincolo, spingere l’amministrazione a ritornare sui suoi passi ed individuare per la SRB Iliad una zona altra in grado di rispondere ai requisiti Iliad: il tutto senza mortificare i residenti di Montorso, tutti i cittadini/turisti di Loreto chiamati, in caso di emergenza a dimorare lì, la credibilità stessa di uno strumento come il PEC e di quanti ne sono fautori.
Siamo consapevoli degli impegni che questa inaspettata emergenza sanitaria vi ha portato, e grati
del vostro ruolo. Ciò che chiediamo, sono solo cinque minuti del suo tempo per rivedere le informazioni sull’area di cui parliamo, la valutazione data, e il valore stesso del piano d’ emergenza. Anche la res publica merita la sua dose di vaccino, ed è l’impegno è l’onestà con le quali ognuno di noi fa, per se’ e per gli altri, del suo meglio.
Comitato NO Antenna Montorso
Loreto, 17 maggio 2021
1 commento
I soliti toni apocalittici per diffondere la paura di catastrofi dietro l’angolo. Una strumentalizzazione bella e buona, presentata con un vestito di parole eleganti, che però hanno tanto di legalismo all’azzeccagarbugli e poco, pochissimo di tecnico e scientifico. Tutti sanno qual è la direzione delle onde elettromagnetiche e come si diffondono attorno alle antenne-ripetitori. Non tanto d’arrivare alle casette circondate da striscioni di protesta, da dove protestano perchè il paesaggio davanti ai loro occhi è “disturbato” dal palo Iliad (e la distesa di capannoni della zona commerciale? E la barriera di cemento che non vi fa vedere il mare?). E’ solo populismo da salotto.