Marino Foresi, direttore della casa di riposo “Rosina Gervasi”, che si apre lungo Corso Matteotti a Porto Recanati, aspetta ora, dopo un lungo periodo di difficoltà a causa del Covid, di poter accogliere gli anziani che sono in lista di attesa e ritornare a pieno organico rioccupando tutti i posti letto disponibili nella struttura. Attualmente quanti sono gli anziani ospiti?
“Erano in tutto 20 e purtroppo 7 non ce l’hanno fatta, 2 sono decedute per altri problemi che avevano. Noi li riprenderemo, finito questo periodo. Entro la fine dell’estate ammeteremo quelli che sono in graduatoria”.
Che disagio economico vi comporta avere un numero di ospiti ridotto?
“Il disagio economico c’è, ma affrontiamo grazie al sacrificio che viene fatto dal personale che è consapevole del problema, rendendosi disponibile anche a fare del volontariato all’interno della struttura.
Che tipo di ospiti potete accogliere?
“La struttura è autorizzata per 14 ospiti non autosufficienti di cui 8 convenzionati e 11 posti di autosufficienti. Per i convenzionati c’è l’integrazione della retta da parte della Regione. Gli anziani provengono da tutto il territorio. Da Recanati una signora è ritornata l’altro pomeriggio perché ha nostalgia del passeggio lungo il corso di Porto Recanati”.
Che tipo di retta applicate?
“Le persone autosufficienti, per le quali esiste un obbligo di legge di almeno 20 minuti di assistenza giornaliera pro capite, in camera doppia, pagano 1.360 euro al mese, in camera singola 1470. C’è poca differenza perché cerchiamo di non privilegiare la camera singola perché in doppia possono relazionare fra loro. I metri sono distanti circa 2 metri uno dall’altro. Per i convenzionati la retta è simile a quella degli autosufficienti. Per i non autosufficienti la retta sale a 2000 euro perché c’è bisogna di più assistenza: 80 minuti almeno giornalieri oltre a 20 minuti di infermieristica”.
Come contribuisce il Comune?
“Il Comune interviene per integrare la retta degli ospiti indigenti. Io dico sempre che naturalmente è sempre meglio una pessima casa di famiglia che un’ottima casa di riposo ma se la casa di riposo è ottimo ci si può anche vivere bene”.