Ci son voluti 8 anni all’Amministrazione comunale di Recanati per chiudere una storia di “incomprensioni” dove tutto sembra gratuito e invece, poi, arriva puntuale la richiesta di soldi.
Nel 2012 nella cittadina leopardiana arriva da parte della “BIT Rho – Organizzato da: Fiera Milano S.p.A. (Rho, Italia)” la richiesta di conferma dei dati dell’Ente per la banca dati. Sembrava una semplice richiesta burocratica a cui l’Amministrazione ha adempiuto avendo in passato già partecipato altre volte alla Bit di Milano.
Ma un mese dopo ecco arrivare una fattura per un importo complessivo di 1.271 euro proprio relativa a questa “iscrizione” alla banca dati. Naturalmente l’Amministrazione non paga e, anzi, contesta la fattura “non ritenendo dovuto, come si legge nell’atto deliberativo, il pagamento in quanto il modulo sottoscritto e la nota che lo accompagnava erano impostati in modo tale da far generare nel destinatario il convincimento che la sottoscrizione non comportasse alcun onere finanziario a carico del Comune, trattandosi di conferma di validità di dati”.
Ma non c’è orecchio più sordo di chi non vuol sentire e puntualmente continuano in questi anni ad arrivare in Comune richieste di pagamento nonostante anche che l’Amministrazione avesse dato, nel frattempo, mandato all’Avv. Alessia Morelli per attività giudiziale/stragiudiziale nella vicenda.
Arriviamo, quindi, nel febbraio scorso quanto è arrivato in Comune l’avviso di riscossione coattiva, una diffida e la messa in mora dell’Ente e, come se non bastasse, pochi giorni dopo anche l’avviso di deposito degli atti in Tribunale. Qui, per fortuna, scatta da entrambe le parti la voglia di arrivare ad un accordo per chiudere la vicenda.
Morale della favola? A fronte dei circa 1.500 euro da pagare il Comune liquida al suo avvocato più del doppio. Certamente per il Comune è stato doveroso avviare ogni procedura per resistere alla pretesa del pagamento di quella fattura ma per i contribuenti non è stato certo un affare vantaggioso.
4 commenti
In problema è nelle parcelle degli avvocati in relazione all’indennizzo richiesto.
Augusto P.. irla?
3.000 euro di fattura dell’avvocato per non pagarne 1.500, Checco Ioni
Come mai le spese non sono state poste a carico della parte soccombente?