comunicato stampa di Uniti per Porto Recanati sulla questione della recente sentenza del Tar sul rigassificatore.
Più che una che si toglie un sassolino dalla scarpa, il vicesindaco Ubaldi, nel suo commento alla sentenza del TAR che ha posto la parola fine al rigassificatore di Porto Recanati, ricorda la volpe della celebre favola di Esopo che, dovendo rinunciare, suo malgrado, ad un bel grappolo di uva matura, dichiara che le “interessava poco”. Insomma, che era troppo acerba!
Noi che quella battaglia l’abbiamo combattuta su ogni fronte non possiamo però tacere dinanzi a tanta impudicizia politica.
La “zarina” dell’ultimo ventennio della storia politica portorecanatese che si auto-dipinge come “una fra i dodici” è un’immagine esilarante.
Fatto sta che su quello “sconsiderato” progetto la Ubaldi aveva puntato tutto, perdendo però, durante l’iter amministrativo, la sua maggioranza di governo. Il Sindaco avrebbe senz’altro perso anche la poltrona se, alla fine, non avesse ceduto a coloro che si erano ricreduti in ordine all’opportunità di ormeggiare quel “mostro” al largo delle nostre coste. A tal riguardo, onore al merito a coloro che seppero spiegare le criticità e a chi ebbe il coraggio di cambiare idea.
Alla nostra amministratrice male informata, o forse smemorata, tanto da non ricordare che “c’era un ricorso in atto”, noi vorremmo invece ricordare che la delibera di Giunta su cui si fondava la Valutazione di Impatto Ambientale impugnata al TAR portava la firma del Sindaco Ubaldi. Vorremmo altresì ricordare che, accanto agli 8 comuni che hanno firmato il ricorso al TAR, non c’era il Comune di Porto Recanati.
Per cui, con il voto contrario del consiglio la poltrona venne salvata, ma non la faccia!
La cosa che più di tutti ci sconvolge è il fatto che, a distanza di quasi un decennio, manca ancora la decenza di riconoscere che quel progetto era totalmente sbagliato e che imporlo a suon di tappe del Giro d’Italia era un brutto metodo propagandistico.
Poco lungimirante era e rimane esaltare il vantaggio di cinquanta posti di lavoro in una piattaforma off-shore senza rendersi conto che Porto Recanati avrebbe per 30 anni legato indissolubilmente il suo nome ad un impianto a rischio d’incidente rilevante (cosiddetto Seveso) in grado di incidere in maniera ben più pesante sull’immagine turistica della città “contaminando” la maggiore risorsa economica del paese, che ha un indotto ben maggiore dal punto di vista economico ed occupazionale.
Era sbagliato il piano energetico perché, come dimostrato da numerose proiezioni economiche, già si sapeva che quel gas non sarebbe servito se non a fare gli interessi della multinazionale francese.
Persino il “vantaggio” dei 5 milioni di euro per il progetto “porto” appare oggi in tutta la sua strumentalità.
Da 30 anni “porto” è la formula magica per sdoganare le peggiori nefandezze politiche.
Solo per la cronaca, qualche anno dopo basterà sostituire le paroline “francesi” e “rigassificatore” con “russi” e “Burchio” quale spot per ottenere l’ennesimo successo elettorale.
Inoltre, scambiare per vantaggio un indennizzo pagato per compensare il pericolo derivante dall’insediamento ed il danno permanente arrecato all’ecosistema marino, era e resta una scelta da irresponsabili, e questo indipendentemente dalle rassicurazioni dei propri mariti.
Per concludere, poco importa a noi di UPP quali sono le questioni che urtano la sensibilità “dentale” del nostro vicesindaco, mentre ci è sempre importato, e continuerà ad importarci, preservare la nostra cittadina da chiunque si proponga di “svenderla” alle multinazionali dell’energia, o del mattone, in cambio di qualsiasi cosa che non corrisponda realmente all’interesse della città e dei suoi cittadini.
Uniti per Porto Recanati
1 commento
Per un piatto di lenticchie avrebbero rovinato la vita dei cittadini e del mare.
Giustizia è fatta.