La risposta straordinaria degli imprenditori alla chiamata solidale, coordinata dal recanatese Paolo Tanoni, per la realizzazione nella zona fieristica di Civitanova Marche, della sede della nuova struttura di terapia intensiva da 100 posti letto delle Marche, potrebbe non vedere la luce. Perché? Quali potrebbero essere le ragioni di un possibile dietrofront? Ne abbiamo parlato con l’avvocato Tanoni.
Paolo Tanoni fra emergenza sanitaria ed economica. Come ne usciremo?
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Meno parole e passare ai fatti
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Un’operazione opaca, con troppi lati oscuri, nella quale le responsabilità cominciano a passare di mano in mano e i più scaltri puntano a sfilarsi, lanciando intorno una cortina di parole che dicono tutto e dicono nulla. Le domande sono tante: CHI ha deciso la necessità di questa struttura? CHI ha elaborato il progetto sul piano logistico? CHI ha deciso la scelta di personaggi e organizzazioni per realizzare tutto?
Qui ci sono troppi improvvisati e troppi personaggi che, attraverso questa iniziativa, guardano a lungo, con finalità tutt’altro che “solidali” e diverse dalla soluzione di questa vicenda. A cominciare da chi si è buttato sul progetto pensato da Ceriscioli e ora, qualunquisticamente e populisticamente, inizia a ripensarci.
Quando c’è da prendere tutto bene.
Quando c’è da dare diventa tutto opaco.
Dare a qualcosa altro, a questo punto, no?
Contrariamente a quanto Lei afferma da esperto parlatore, gli atti necessari sono tutti pronti e presumibilmente lunedì 6 aprile inizieranno i lavori.
A fine pandemia il locale ritornerà al Comune che lo ha concesso in comodato d’uso, i pannelli modulari resteranno alla Protezione civile mentre tutte le apparecchiature sanitarie e quant’altro resteranno nella proprietà dell’ Asur. Si informi bene prima di dare ai cittadini informazioni che non corrispondono alla realtà dei fatti, perché così ci induce a pensare che sotto sotto potevano esserci interessi nascosti che nulla hanno a che vedere con il progetto che si andrà a realizzare e che Lei non sia in buona fede.
Sig. Leonardo, la sua illustrazione appare sufficiente a spiegare tutta l’operazione. Resta qualche dubbio alimentato dal fatto che l’estrema fretta iniziale, con il coinvolgimento di personaggi-tecnici “arrivati dal nord”, i sopralluoghi svolti con la preoccupazione di dimostrare massima efficienza e rapidità, lo spostamento da un’ora all’altra della localizzazione, le modalità stesse di raccolta dei soldi necessari (che poi si scoprono essere semplici “disponibilità” a versare) lasciano aperto il campo a più di una perplessità. Personalmente poi diffido di coloro che vogliono passare da “salvatori della patria” non risparmiando critiche, più o meno esplicite, verso chi li ha interpellati e ai quali potevano rispondere semplicemente “No, grazie”, visto che li frequentano da sempre.
Come ne usciremo? No di certo affidandosi ai soliti burattinai.
Il presidente Ceriscioli parla in Consiglio regionale e, per andare al sodo, si capisce che l’ospedale di Civitanova arriverà “fuori tempo massimo” rispetto all’emergenza. Ma per rimediare alla “cappella” politico-organizzativa, lì verranno concentrati tutti i malati gravi, così che gli altri ospedali fin qui “riconvertiti” torneranno alle normali funzioni. In soldoni: non vi illudete voi dei piccoli-medi ospedali marchigiani, perchè chiuderete i battenti come già previsto.
A proposito: di stamattina la notizia che ieri, 6 aprile, un operaio rimasto ferito in un incidente ad Ascoli Piceno è stato trasferito in eliambulanza ad Ancona-Torrette. Come, ad Ascoli l’ospedale non è più in condizioni di affrontare un caso del genere? Nessuno ha da obiettare su questo? Adesso tutto passa in cavalleria?