Riprendo il discorso dalle due suddivisioni esposte nell’articolo precedente, ovvero: le tre aree di interesse della balistica, e nel caso odierno quella esterna e quella terminale; le cinque funzioni specifiche della balistica, e nel nostro caso la ricostruzione della scena del crimine.
Oggi infatti andrò a presentare i rilievi balistici che si effettuano sulla scena del crimine in occasione di atti violenti con l’uso delle armi da fuoco.
In occasione di sopralluogo per atti violenti con l’utilizzo di armi da fuoco, i rilievi inerenti l’aspetto balistico sono diversi e di diversa natura.
Il primo passo, nel caso in cui l’arma sia stata lasciata sulla scena del crimine, è quello di mettere in sicurezza la stessa, sia per evitare che vengano esplosi ulteriori colpi, nonché per salvaguardare e proteggere tutte le tracce, siano esse biologiche per la ricerca del DNA o di impronte. Prima di fare questo, però, si deve documentare fotograficamente l’arma così come rinvenuta e, se è il caso, fissarne la posizione con l’ausilio dei rilievi planimetrici. Per la custodia dell’arma si utilizzano apposite scatole di cartone, dove, con semplici fascette da elettricista, tramite dei fori prestampati, l’arma viene fissata per evitarne lo spostamento ed urti all’interno del contenitore.
Sulla scena del crimine non vengono fatti altri accertamenti tecnici sull’arma, rinviando il tutto ad esami di laboratorio, unica azione, non invasiva, è quella di verificare il calibro dell’arma, il numero di matricola se presente, per conoscere nell’immediatezza se l’arma è regolarmente denunciata e quindi risalire al proprietario, nonché quanti colpi inesplosi sono ancora presenti nel caricatore.
Dopo l’arma, si va alla ricerca dei bossoli delle cartucce esplose, se presenti, infatti, i colpi potrebbero essere stati esplosi con un revolver, che non lascia sul posto i bossoli, ovvero, potrebbero essere stati raccolti dal reo per eliminare, o provare ad eliminare, elementi importanti per il proseguo delle indagini, non da meno gli eventuali esami comparativi; vanno documentati fotograficamente sul posto del rinvenimento, va fissata la posizione, se ritenuto necessario, anche con l’ausilio dei rilievi planimetrici, poi vanno repertati. La repertazione deve essere effettuata con cura, al bossolo deve essere posizionato un indicatore numerico che dovrà essere presente in tutti i rilievi fotografici panoramici; i bossoli dovranno essere conservati singolarmente in appositi contenitori dove dovrà essere riportato il numero dell’indicatore numerico utilizzato per i rilievi fotografici e descrittivi. I bossoli, oltre all’esame balistico comparativo, potrebbero, e sottolineo il potrebbero, essere utili anche per indagini dattiloscopiche per la ricerca di impronte papillari.
A seguire si va alla ricerca dei punti di impatto dei proiettili, siano essi terminali, ovvero dove il proiettile ha terminato la sua corsa o di eventuali punti di impatto che hanno favorito il rimbalzo e la deviazione dello stesso; anche questi vanno documentati fotograficamente, fissati, per questi sempre con rilievi planimetrici, altezza dal suolo e distanza da altre pareti, e vanno apposti gli indicatori alfabetici che verranno riportati nei rilievi descrittivi e visibili sulle foto panoramiche (se ricordate, in un precedente articolo, ho indicato la differenza di utilizzo dai riferimenti numerici o alfabetici; i primi, quelli numerici, vanno utilizzati per tutti quegli oggetti che saranno sottoposti a repertazione e successivo sequestro, i secondi, quelli alfabetici, per tutte le parti che non saranno né asportate né sequestrate).
I proiettili, ogive, se vengono rinvenuti, come per i bossoli, vanno fissati, indicati con riferimenti numerici, fotografati e repertati singolarmente in appositi contenitori, dove sarà riportato il numero del riferimento utilizzato; le ogive saranno poi utilizzate per la comparazione balistica. Qualora l’ogiva si rinvenga incastonata all’interno di un altro oggetto, se lo stesso è semplicemente rimovibile, non ingombrante, sarà repertato e sequestrato, poi in laboratorio si procederà all’estrazione dell’ogiva. Qualora invece l’oggetto dove si è incastonata l’ogiva non sia movibile o troppo ingombrante, si procederà al recupero della stessa adottando tutte quelle precauzioni necessarie affinché non venga danneggiata, alterata o distrutta; sarebbe buona norma documentare tutta la procedura di estrazione con riprese video.
Altra ricerca, senza modificarne lo stato, sarà eseguita sul cadavere se presente; in questo caso saranno catalogati i fori se d’ingresso o di uscita, documentati fotograficamente e descritta la morfologia, la forma ed eventuali particolarità; sarà data loro una posizione descrittiva facendo riferimento alla conformazione del corpo umano, nonché la distanza degli stessi dalla pianta dei piedi per stabilire l’altezza della linea di ingresso e di uscita delle ogive. Questa procedura sarà effettuata se le condizioni del rinvenimento del cadavere lo permettono senza andare ad alterare lo stesso, qualora non sia possibile eseguire questi rilievi, gli stessi saranno rinviati in sede autoptica. Resta comunque sempre importante, documentare fotograficamente i fori, descriverli, indicare la risoluzione del percorso, ovvero se con soluzione di continuità o senza soluzione di continuità.
Altra ricerca molto importante è quella di eventuali punti di impatto oltrepassati dall’ogiva; in questo caso, oltre alla classica documentazione fotografica, descrizione e collocamento dei riferimenti alfabetici, sarà importantissimo rilevare l’altezza dell’impatto dal pavimento e distanze da pareti limitrofe. La combinazione dei rilievi planimetrici, delle misurazioni di collocamento dei fori d’entrata, d’uscita e d’impatto terminale, daranno l’angolo d’incidenza dalla linea di fuoco; da questa si potrà stabilire la posizione di chi ha sparato, nonché la distanza tra lo stesso e la vittima.
Infine, se ritenuto necessario per definire la dinamica dell’evento criminoso, si può procedere alla ricerca dei residui dello sparo, non sulle persone, quello è un altro aspetto, ma direttamente sulla scena del crimine.
Per spiegarmi, voglio raccontare un piccolo aneddoto, senza ovviamente, per motivi di privacy, fare riferimento a luoghi o persone; era avvenuto un rinvenimento di cadavere, il decesso stabilito per colpo d’arma da fuoco esploso all’altezza del cranio, ed il cadavere era stato rinvenuto all’interno della propria autovettura. La Forza di Polizia che era intervenuta, nonché il Pubblico Ministero titolare delle indagini, all’inizio avevano delineato il possibile suicidio. Parlo in generale, senza poter scendere nei dettagli più precisi, perché tutta la parte iniziale non aveva coinvolto l’ufficio nel quale prestavo servizio. Probabilmente durante la fase delle indagini preliminari qualche indizio, o non so cos’altro, aveva fatto nascere l’idea che l’ipotesi iniziale di suicidio poteva lasciare il posto all’omicidio, con addirittura la possibilità che il cadavere fosse stato ricomposto all’interno dell’autovettura dopo essere stato ucciso in altro ambiente. Il Pubblico Ministero chiedeva di verificare se nell’abitacolo del rinvenimento vi erano residui dello sparo, per questo delegava la Polizia Scientifica ad effettuare l’accertamento tecnico. L’ufficio dove prestavo servizio non era dotato degli appositi aspiratori, per cui si chiese l’ausilio del Servizio Centrale di Polizia Scientifica di Roma. Una squadra di colleghi da lì provenienti, accompagnati da me e da un altro collega del Gabinetto Provinciale di Polizia Scientifica della Questura di Macerata, nel giorno e luogo stabilito, perché parliamo di un atto irripetibile, quindi con le garanzie di legge che prevedono l’eventuale presenza dei difensori o consulenti di parte, procedevano alla ricerca dei residui, utilizzando l’apposito aspiratore. Dopo questa prima attività, vennero esaminati i dischetti di filtro dell’aspiratore con il sistema della microscopia elettronica a scansione, abbinata all’analisi per dispersione di energia, attività denominata SEM-EDX. In quel caso l’esame diede esito positivo, all’interno dell’abitacolo erano presenti residui dello sparo, quindi lo sparo era avvenuto all’interno dello stesso; questo, ovviamente, non confermava se l’evento fosse stato volontario, suicidio, o omicidio, però ovviamente dava al Pubblico Ministero, unendo il riscontro balistico agli altri elementi raccolti, la possibilità di stabilire come inquadrare l’evento criminoso.
L’importanza del sopralluogo di Polizia Scientifica sulla scena del crimine, con un’attenta attività di ricerca, documentazione ed attività dei rilievi planimetrici è fondamentale per un’eventuale successiva ricostruzione della scena del crimine con il sistema 3D digitale.
Il Prefetto Vittorio Rizzi, Direttore del Servizio Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, in occasione della presentazione del ‘teatro virtuale’ della Polizia Scientifica”, avvenuta nel dicembre 2018, disse “Il progresso altro non è che un’utopia che si fa storia”; si tratta del laboratorio più all’avanguardia della Polizia Scientifica, il novantaduesimo, che consente di inserire in un modello virtuale tutte le evidenze scientifiche del sopralluogo (come impronte, traiettorie balistiche, tracce genetiche) e tutti i risultati d’indagine (come intercettazioni e pedinamenti) perché l´investigatore o il magistrato possa rivivere quanto accaduto nelle diverse prospettive degli attori sulla scena crimine. Il progetto, e successivo prodotto, ha un’importanza fondamentale nella ricostruzione della scena del crimine e studio dell’evento criminoso. Un sogno che si fa realtà, sintesi delle tecnologie più innovative provenienti dai settori dell’architettura, del cinema e persino dei videogiochi, che oltre a ricostruire la scena del crimine con le tecniche 3D del digitale, consente di tornare indietro nel tempo rivivendo i drammatici momenti del delitto, a tutto vantaggio dell’accertamento della verità. “È il primo laboratorio forense ad avere la realtà virtuale e probabilmente unico al mondo”.
Per oggi mi fermo qui, ho esposto quali sono gli elementi basilari, per un giusto approccio ai rilievi balistici sulla scena del crimine, poi, ovviamente, le tecniche e specifici accertamenti sono dei più svariati, ma in ogni caso mai dimenticare la scrupolosa documentazione di tutto, senza tralasciare niente al caso e seguendo uno schema operativo ben definito.
Accattoli Gabriele